lunedì 8 aprile 2013

ViteParallele #2: Le anime dei valorosi

Avete presente le Valchirie della mitologia nordica?
Lo scopo di queste divinità femminili era scegliere, fra i caduti in battaglia, i guerrieri più eroici e portare il loro spirito a fare baldoria nel Valhalla. Per i vichinghi era un onore morire in guerra, perché Odino aveva bisogno di tutti gli uomini valorosi in vista della battaglia finale: il Ragnarök, il Crepuscolo degli Dei. Le Valchirie sono quindi entità benevole, che un bravo normanno imparava a ringraziare nel momento del trapasso.
Morire di vecchiaia non era una buona morte.

Ora, una cara amica mi ha regalato un libro (L'universo, gli Dèi, gli uomini) in cui un insigne storico francese, Jean-Pierre Vernant, racconta alcuni miti della tradizione classica. Non è uno scritto tecnico. Si tratta di un racconto che racconta alcune delle storie più importanti della mitologia greca, alternando la narrazione a spiegazioni di carattere storico-antropologico. Ci sono anche interessanti comparazioni con varie tradizioni, per esempio come il mostro Tifone viene rappresentato prima e dopo il contatto con l'oriente. Ma non vi tedierò oltre, perché voglio presentarvi uno dei molti esseri della mitologia greca che, ne sono quasi sicuro, non ho mai incontrato a scuola.

Dal sito theoi.com
Le Chere.
«Le chi?» dirà qualcuno. Le Chere, o Ker, sono entità femminile figlie di Nyx, la Notte.  Anch'esse impersonificano il destino di chi muore in battaglia, solo che il loro scopo non è tanto trasportare gli spiriti dei prodi guerrieri Achei al cospetto di Zeus, quanto colpire a morte gli stessi soldati, nei momenti più pericolosi della battaglia. Sono creature violente, dotate di ali nere e unghie aguzze con cui ghermiscono l'anima dell'eroe. Anche il sangue è un elemento importante, dato che le Chere sembrano assetate di sangue umano. Le Chere, degne figlie, sono divinità che portano nel mondo degli uomini l'elemento notturno (in questo caso l'aspetto negativo), in questo caso la morte in battaglia.

Non possiamo fare a meno di notare che, a fronte di una apparente somiglianza (il volo, le anime dei caduti) si tratta di esseri molto diversi. Il rispettivo compito è diverso tanto quanto erano diverse la cultura greca e quella nordica. Morire in guerra, secondo i Greci, non è poi così bello. E così il destino del guerriero non è benevolo come quello del prode vichingo.
Con buona pace di Achille pie' veloce.

18 commenti:

  1. Non conoscevo le Chere, però mi viene alla mente un parallelo con Morrigan e i corvi, un mito che mi sembra porsi a metà tra le Valchirie benevole e le Chere malvagie.

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    1. Da quanto ho visto sembra che questa Morrigan abbia i corvi in comune con le Valchirie - che in sella ai cavalli neri, viste in celo assomigliano a corvi, appunto. C'è da dire che i Celti sono un popolo che ha colonizzato mezza Europa, per un arco temporale di 4000 anni o giù di lì. Non mi stupisce che, pur mantenendo una loro identità, abbiano assorbito elementi di altre culture. In particolare, possono essere entrati in contatto con la Grecia tramite Roma. (Non so però se i romani avessero qualcosa di equivalente.) Sicuramente i Britanni, in diversi momenti, sono entrati in contatto con Romani, Sassoni e Vichinghi.
      Grazie per lo spunto!

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    2. Scusate se mi intrometto, volevo solo dire che a me i corvi della Morrigan hanno sempre ricordato i corvi di Odino :)

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    3. ... che io non ho ben presente.
      Scopro ora dei corvi, fra l'altro con dei nomi proprio simpatici!

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  2. Morire in battaglia probabilmente appariva agli Elleni una triste necessità. L'importante, a quel punto, era morirvi dignitosamente.

    Ricordo che Aristofane venne accusato di oltraggiare i caduti di una grande battaglia - purtroppo non rammento quale - ma che lui si giustificò facendo notare che sì, il caduto di cui si era preso gioco effettivamente era caduto sul campo, ucciso dalle frecce del nemico: ma che le frecce gliele avevano trovate tutte nel posteriore :D

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    1. Aristofane è un autore che va riproposto, è sempre molto attuale. Non ricordo il passo, ma potrebbe essere una delle commedie in cui è protagonista un tragediografo - che di battaglie parlano spesso... mh... "Le Rane"?

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    2. Ah proprio non ricordo... le uniche che ricordo bene sono Lisistrata, Gente di Acarne e i Cavalieri :(

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    3. Ricordo le Rane perché le avevamo viste a teatro. C'era una sfida tra due tragediografi - due dei tre, ma non ricorco quali. Però riferimenti di questo tipo potrebbero essere ovunque. Se ti torna in mente, sai dove trovarmi!

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  3. Molto interessante.
    Una lettura più approfondita sulle valchirie rientra nei miei piani di lettura futuri.

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    1. Sulla mitologia nordica ho letto poco o niente. Procedendo per aree geografiche, potrebbe essere il prossimo luogo da visitare anche per me!

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  4. Trovo molto interessante esplorare i miti e le creature che lo popolano. Sono un'enorme fonte di spunti e ispirazione. Sarebbe interessante un libro simile a quello da te citato, ma che approfondisca i racconti del Canzoniere Eddico. I miti e le culture nordiche sono a mio avviso molto più avvincenti di quelle elleniche!

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    1. In realtà solo per il modo in cui vengono raccontati. Ti assicuro che i miti greci "spaccano"!

      Una rilettura interessante è "La leggenda di Sigurd e Gudrùn" di Tolkien (postumo). Si tratta di un'opera di poesia, che riprende e integra passi dell'Edda relativa a quello che è il mito più noto: Sigurd/Sigfrido, Brunilde, il drago... insomma, Tolkien! Però come anche dicevo sopra conosco poco la mitologia nordica.

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  5. Sapevo qualcosina della tradizione delle valchirie, più che altro grazie a orecchiamenti e storpiature cinematografiche, ma nulla sapevo delle Chere. Eppure avevo letto da bambino un libro di Nathaniel Hawthorne sulle leggende greche, anche se poi, debbo ammetterlo, non ho approfondito. Grazie per la notizia!

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  6. Nemmeno io conoscevo le Chere - e dire che la mitologia mi appassiona molto. Mi informerò!

    Bella anche la riflessione sulla diversa concezione della guerra, è un ottimo spunto di riflessione.

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  7. Il fatto è che nel Valhalla ai caduti in guerra spettavano fiumi d'alcool e belle donne, se non ricordo male... diverso invece era l'Ade, tanto che Achille stesso nell'Odissea dice che avrebbe preferito vivere come un vile pastore una lunga vita.

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    1. Ricordi bene, Romina. Achille dall'Iliade all'Odissea cambia radicalmente: "Meglio essere l'ultimo tra i vivi che un re negli inferi."

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