The Armageddon Rag (1983) è probabilmente il libro di Martin che mi è piaciuto di più, per cui non stupitevi se ne parlerò in modo appassionato. Avevo già iniziato a esplorare la produzione dello zio Martin precedente alla sua famosa saga fantasy, scoprendolo autore di alcuni ottimi racconti e di un buon romanzo di fantascienza che aveva il suo punto di maggiore forza nella costruzione di un mondo crepuscolare e isolato. The Armageddon Rag fu molto importante per la sua carriera perché, nonostante un buon responso dalla critica, non incontrò il successo sperato e mancò poco che egli smettesse di scrivere.
Il romanzo è ambientato nei primi anni '80. Sandy Blair, ex sessantottino ed ex giornalista per una testata musicale alternativa, è diventato uno scrittore di discreto successo con ormai cinque romanzi all'attivo. Ha una macchina sportiva, una collezione di vinili e una casa a New York dove abita con la sua compagna. Ed è bloccato a pagina 37 del nuovo romanzo, a soli tre mesi dalla scadenza. A distoglierlo dai propri doveri ci pensa il suo vecchio editore, che lo chiama per scrivere una retrospettiva in occasione dell'omicidio di uno di quei produttori musicali che hanno fatto la storia del rock. Sandy accetta, ma ben presto si rende conto che la morte del produttore è avvolta nel mistero e sembra essere collegata alla storia di uno dei gruppi di cui il defunto era manager: i Nazgûl. Nonostante i pareri contrari del suo rappresentante, della compagna e, in ultimo, anche dell'editore della rivista, Sandy intraprende una personale peregrinazione negli Stati, incontrando gli ex componenti della band e alcuni vecchi amici di cui aveva perso le tracce; il viaggio si trasforma ben presto in un viaggio alla ricerca di ciò che è sopravvissuto della rivoluzione, della musica e di tutto il resto, per rispondere a una elementare domanda:
‘Where do you belong, then?’