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Kabir Bedi tuttofare. |
Le descrizioni sono colorate, le ambientazioni esotiche e lussureggianti, i personaggi affettati ma corposi. Il Corsaro, protagonista del romanzo, è un personaggio molto semplice, con due o tre stati d'animo, ma con la sua temibile lama affronta spagnoli e belve feroci, e gli si può perdonare un poco di staticità. Più simpatici i suoi fidi seguaci, che aggiungono quel tocco di divertimento a un eroe, altrimenti, assai tetro!
Una cosa che ha sempre stupito chi mi parlava di Salgari è il modo in cui riesce a descrivere luoghi dove non è mai stato. Ora, questa abilità ha un nome e si chiama documentazione (o ricerca, studio, ...). Sarebbe interessante avere la bibliografia di Salgari, perché di atlanti deve averne studiati parecchi! >Per il resto, a un lettore non ingenuo è chiaro che l'autore non si è mai recato in loco, dal modo in cui egli si profonde in una (talvolta esasperante) dovizia di particolari e di dettagli ecologici, etologici e, perché no?, etnologici.
"Appena il sole spunterà all'orizzonte, in questo golfo si combatterà una delle più tremende lotte che abbiano impegnati i corsari della Tortue."
Ma l'avventura non passa mai in secondo piano, e il Corsaro* ha una tremenda vendetta da compiere, che è al contempo la ragione per cui si è dato alla pirateria. Si viene presto a sapere, infatti, che egli è signore di Ventimiglia sotto i Duchi di Savoia, ma cade vittima di un terribile tradimento che porta alla morte dei suoi tre fratelli.
Riuscirà il cavaliere di Ventimiglia ad avere la sua vendetta? No, non diciamo altro.
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Salgari non utilizza mai la parola pirata. Va detto che secondo alcuni non vi fu mai una netta distinzione fra chi aveva una lettera da corsa e gli altri, ma stupisce che vi sia, invece, una certa precisione nel distinguere tra filibustieri e bucanieri.