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martedì 23 aprile 2013

Il buio oltre la siepe

Viviamo in tempi interessanti. Tempi in cui il posto fisso è noioso, gli sportelli bancari restano aperti in orario serale - per chi ha la fortuna di lavorare, in cui si scopre (come ogni anno) che dopotutto le mezze stagioni esistono ancora. Ci sono parole che vengono usate a sproposito, come "trascendentale" o "esponenziale", ma è una parola molto più semplice che viene continuamente bistrattata.
Questa parola è "normale".
Secondo la definizione corrente, normale è ciò che si riferisce alla consuetudine, all'ordinarietà, ciò che non è eccezionale. Esiste una distribuzione statistica che chiamiamo Normale perché rappresenta la distribuzione normale, appunto, dei dati in natura. Normale, quindi, denota un semplice stato di cose, quello più frequente in natura o in qualunque sistema stiamo considerando, e non ha nessuna connotazione di positività.

Perché dunque, se dico che qualcosa è "anormale", viene colto come un'offesa? Anormale è l'esatto contrario, non dovrebbe essere inteso in alcun modo come osservazione negativa. Dove sbaglio, se dico al mio prossimo che questa o quella cosa non è normale, o peggio ancora che lui (o lei) non lo è? In quale momento essere normali è diventato una virtù e deviare dalla normalità un male? Per capirlo, indossiamo gli stretti panni di una ragazzina: Jean Louise "Scout" Finch.


Oltre la siepe


Nell'Alabama degli anni '30 non era facile crescere per una ragazzina così straordinaria. La fittizia contea di Maycomb è situata nella provincia profonda di un'America depressa e lontana dal boom industriale. La gente è ignorante e la reputazione si misura con le generazioni che hanno abitato lo stesso luogo, fino alla guerra di secessione o a quella di indipendenza. Le tensioni razziali sono all'esasperazione e l'ignoranza diffusa. Scout è fuori dal contesto, perché grazie al padre Atticus e alla govenante Calpurnia - di colore, o come si usava dire all'epoca, negra. Ora, essere negri non era così distante dalla normalità. Solo qualche secolo prima, le potenze europee importavano forza lavoro dall'Africa per le colonie. Più faticoso è abituarsi all'idea che un negro possa essere non tanto un sottoposto quanto un cristiano come tutti gli altri. Nell'Alabama degli anni '30 i discendenti degli schiavi avevano una chiesa, i discendenti dei padroni bianchi un'altra.

domenica 28 ottobre 2012

NaNoWriMo 2012

Ecco, questa p il post sorpresa, che si rivelerà un annuncio ai limiti della follia.
Seguendo la Prima Direttiva - dillo a tutti, così non ti tirerai indietro! - comunico che il sottoscritto ha deciso di partecipare al National Novel Writing Month. Qualcuno già lo sapeva, qualcuno era scettico ancor prima di saperlo. A qualcun altro magari non interessa. In questo caso, può sperare nel prossimo post.
Aggiungo solo che è stata una decisione sofferta.

Il prosieguo è articolata come una FAQ, giusto per rendere un po' interattivo il mio sproloquio.
Buon divertimento!


Cos'è il NaNoWriMo?

Si tratta di un concorso con poche, semplici regole. Ciascun concorrente deve incominciare, sviluppare e terminare un romanzo in un mese di tempo. L'obiettivo è scrivere almeno 50000 parole, all'incirca 175 pagine. Naturalmente, uno può prepararsi prima e arrivare pronto con una outline al primo di novembre, così come tutto il lavoro di revisione sarà posticipato. Ciononostante, si tratta di cinquantamila parole in un mese, più di 1500 parole al giorno, all'incirca 5 o 6 pagine... uno sproposito* di parole!
Può partecipare chiunque, anche se quel "Na" mi convince poco.
Hanno già annunciato la loro partecipazione Narratore e Daniele, come probabilmente più di duecentomila partecipanti in tutto il mondo.

mercoledì 11 gennaio 2012

Le parole che non ti ho detto

Ho da poco iniziato a scrivere il mio primo vero libro e so già che si tratterà di una svolta importante nella mia vita. Per il momento, però, ho solo uno scheletro, i primi paragrafi dell'introduzione e un titolo: "Sviluppo e caratterizzazione di una sorgente a plasma atmosferico per applicazioni nel biomedicale".
Come qualcuno avrà immaginato, si tratta di una tesi di laurea.
Chi vivrà vedrà...

Nel frattempo ho iniziato, un po' per gioco e un po' per mancanza di senso della misura, a fare una certa cosa che adesso racconterò. Mi trovavo all'incirca a due terzi di un libro fantasy che da tempo volevo leggere, avendo trovato tutta la trilogia al salone del libro usato. Per la cronaca, trattasi de "Le leggende di Dragonlance", un'opera non particolarmente ispirata ma cionondimeno piuttosto godibile. (Ci sono pure i viaggi nel tempo!) Come a volte capita, soprattutto con vecchie edizioni, si incontrano delle parole nuove, che possono essere termini arcaici o tecnici o semplicemente forme mai sentite prima. Decisi quindi di segnarle su un foglio. Non l'avessi mai fatto!
Presto mi misi a trascrivere anche quei termini aulici o letterari che sono in disuso (o abusati) nel linguaggio corrente. Non soddisfatto, ho poi allargato l'attenzione anche a termini più comuni, che mi intrigavano come erano inseriti nella frase, o anche solo per come suonavano.
Insomma, per farla breve ho finito per rovinarmi la lettura, ricco di 292 parole per le quali nutro un certo rispetto. Il numero è semplicemente dovuto al fatto che prima o poi dovevo fermarmi e tanto valeva scegliere un numero simmetrico. Fra queste, 6 mi erano ignote.

Voglio proporre qui sotto i lemmi raccolti, in ordine alfabetico.
Prima di tutto, perché voglio avvertire i lettori di quali manie è meglio evitare per non rovinarsi la lettura di un romanzo. In secondo logo, perché le parole sono belle e ciascuna di esse, anche la più comune, può assumere nuovi significati e sfumature inimmaginate  a seconda del contesto in cui è inserita.
Infine, per ragioni nostalgiche.
Purtroppo, nessuna di queste 292 parole troverà spazio nella mia tesi.
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