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domenica 20 gennaio 2013

La vita fugge

La vita fugge, et non s’arresta una hora,
et la morte vien dietro a gran giornate,
et le cose presenti et le passate
mi dànno guerra, et le future anchora;

e ’l rimembrare et l’aspettar m’accora,
or quinci or quindi, sí che ’n veritate,
se non ch’i’ ò di me stesso pietate,
i’ sarei già di questi penser’ fòra.

Tornami avanti, s’alcun dolce mai
ebbe ’l cor tristo; et poi da l’altra parte
veggio al mio navigar turbati i vènti;

veggio fortuna in porto, et stanco omai
il mio nocchier, et rotte arbore et sarte,
e i lumi bei che mirar soglio, spenti.

venerdì 28 settembre 2012

Immaginazione e fantasia secondo Coleridge

"There was a ship!" disse.
  "It is an ancient Mariner,
     And he stoppeth one of three.   
[...]
He holds him with his glittering eye—
     The Wedding-Guest stood still,
     And listens like a three years child:
     The Mariner hath his will."

Chi mastica un po' di inglese*, avrà riconosciuto l'incipit dell'opera più famosa del poeta Coleridge: The rime of the ancient mariner, in italiano La ballata del vecchio marinaio. Chi non la conoscesse consideri di rimediare al più presto, perché merita.


Fra Romanticismo e tradizione

Samuel Taylor Coleridge fu uno dei più importanti esponenti del Romanticismo inglese, insieme a quel William Wordsworth che pubblicò insieme a lui, nel  1798, le Lyrical Ballads, inclusa la suddetta Ballata. La storia, che coinvolge maledizioni, spiriti, mostri marini e la Morte che gioca a dadi per le anime, viene raccontata da un anziano (o antico*) marinaio a un poveraccio che si stava recando a una festa nuziale. Il malcapitato è catturato dall'occhio del marinaio, che non può far altro se non aspettare che la parlantina dell'uomo di mare si esaurisca.
Nulla a che fare con i narcisi**, insomma.

lunedì 23 aprile 2012

Una poesia: Il lungo addio

Spesso la poesia è una belva infida. Mira al cuore del lettore, non di rado mancando il bersaglio.
Benché non abbia mai sviluppato una sensibilità adeguata in questo ambito, ogni tanto mi è capitato di cimentarmi nella scrittura di brevi componimenti.
Quella che vi propongo, è una delle poche prove di cui sono soddisfatto.

"Il lungo addio" nasce in primavera, pochi mesi prima dell'esame di maturità. Un periodo di cambiamento e di crescita, piuttosto intenso dal punto di vista emotivo. Superata la prova, avrei dovuto effettuare una scelta importante sul mio futuro, anche se l'avevo già ristretta a due o tre corsi di laurea.
Alla fine scelsi Fisica.
Non so dire se all'epoca sentissi il bisogno di esprimere le sensazioni che provavo, l'atmosfera elettrizzante che accompagna la fine di un capitolo della mia vita, o più semplicemente il desiderio di cambiamento...
Probabilmente nulla di tutto consapevole, dal momento che il titolo è successivo.

Dal punto di vista stilistico, si tratta di un susseguirsi di versi liberi, non in rima, raggruppati in strofe che vorrebbero presentare una certa unità concettuale.
Non ci sono particolari raffinatezze salvo un gioco di parole e una citazione, neanche troppo ispirata.
Il registro lessicale è un po' eccessivo, tuttavia ho preferito non rivederlo per preservare lo spirito originale del componimento.

Buona lettura!

domenica 25 dicembre 2011

Racconto di Natale²

Non ho mai scritto nulla per il Natale. Qualche volta ho scritto qualcosa a Natale, e ne è venuto fuori mieloso o deprimente a seconda che fossi vittima dei buoni sentimenti o della sindrome della fiammiferaia. Quest'anno ho deciso di scrivere qualcosa che quantomeno si accordasse all'atmosfera delle feste. Guardando dalla finestra, dove il cielo e limpido e non c'è neppure un µm di neve, sento di avere fallito.
Un piccolo augurio di buone feste.

"Il principe nelle favole è azzurro,
il re del Natale è rosso e gioviale,
e  bianco il velo sul mondo.

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