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giovedì 1 dicembre 2016

Video recensione di “Mille Tempeste” di Tony Sandoval

Ed ecco* a voi, con enorme ritardo, l'undicesimo episodio di Un libro in due, la rubrica a due voci ideata insieme a Romina Tamerici (che ne ha parlato sul suo blog qualche giorno fa), una sorta di sit-com letteraria in cui recensiamo, in maniera un po’ diversa da quella a cui magari siete abituati, libri letti da entrambi.

In questa puntata parliamo di un libro del fumettista e illustratore Tony Sandoval, Mille Tempeste, edito da Tunué. Sandoval è uno degli autori che seguo con una certa regolarità, poiché adoro il modo in cui riesce a infondere la materia dei suoi viaggi onirici nei suoi acquerelli. E perché è un simpatico metallaro che scrive di morte e sofferenza (non solo, ovviamente) e lo fa in maniera magistrale. Quest'opera, a dire il vero, l'ho trovata un po' sottotono, ma se vi è piaciuto Watersnakes non esitate a fiondarvici.

Vi lascio quindi alla nostra video recensione, ricordandovi che è possibile esprimere un voto qui, sotto il post di Romina o su Youtube (dal video). Il prossimo libro lo sceglierete voi! Purtroppo ci ho messo un’eternità doppia a scrivere questo post di due righe, per cui spero che abbiate già espresso la vostra preferenza.

Buona visione!



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* Sì, nuovi post verranno. E spero anche di trovare il tempo di ultimare la migrazione di quanto c'era sul Pozzo...

giovedì 22 ottobre 2015

Una nuova video recensione "fumettosa"

Già, l'abbiamo rifatto. Una settimana fa, a dire il vero, ma la convinzione di uscire con un altro post, nel frattempo, era così ferma che ho ritardato fino a oggi il reblog dal Pozzo della nuova video recensione curata da me e Romina Tamerici.
Ebbene, eccolo qui.

I racconti dell'era del Cobra di Enrique Fernández, edito da Tunué, non è un capolavoro o un caposaldo della storia della letteratura, ma una lettura leggera su cui almeno uno dei recensori ha una buona opinione. Vi devo proprio dire chi? Anzi, a parer mio è anche originale nel modo in cui l'intreccio, da Mille e una Notte, si risolve con un exploit a dir poco... teatrale! Questi racconti affrontano un argomento difficile (come potere e arte influenzino l'uomo e la società) in modo assai gradevole, grazie a un paio di personaggi davvero memorabili, per cui io lo promuovo (Romina no).

... e non perdetevi il nostro gatto, Conan, che anche qui fa capolino, come una star!

Buona visione.
(Comunque siamo alla quinta puntata!)


sabato 22 marzo 2014

David Rubín - L'Eroe (Libri I e II)


Postmoderno.
L'illuminazione mi è venuta pensando a una divagazione sul fantasy che definiva il (sotto)genere urban non tanto per l'ambientazione o le tematiche quanto per il fatto che tenga conto della modernità. Che siano elfi in motocicletta o divinità armate di smartphone, il succo è non ignorare la nostra epoca e lasciarla penetrare nella storia che stiamo scrivendo - o viceversa, fare esplodere un pizzico di fantastico nel mondo intorno a noi, che non è proprio lo stesso ma sono due modi di vedere la faccenda.
Altri potrebbero parlare di mitopoiesi o di de-strutturazione. Io con questi termini mi sento a disagio e impreparato, per cui prenderò in prestito questa definizione.
L'Eroe è epica postmoderna (ma non postmodernista).

Cominciamo da lui: Eracle. Cosa si può scrivere di Eracle nel nostro tempo? Qualcosa avevo già scritto parlando del primo libro. Eracle è l'eroe per eccellenza. È forte, figlio di un Dio, e compie imprese memorabili spesso in favore delle popolazioni locali, minacciate da questa o da quell'altra bestia. Il terribile leone che terrorizzava Nemea, mostro figlio di mostri, l'idra di Lerna, che si dice aiutata da Era per cancellare l'onta che l'esistenza di Eracle le arrecava, e così via. Le 12 fatiche gli furono imposte dal cugino Euristeo, a cui per decreto del fato doveva obbedire. Cosa può esserci di moderno in questa storia vecchia di millenni?
Semplice: nel frattempo qualcuno ha inventato i supereroi.
O meglio, i supereroi nascono come una versione moderna degli eroi del mito. Così scrivere oggi di Eracle non può prescindere dall'esistenza di Superman, e dall'evoluzione che questi nuovi eroi hanno avuto - e Supermam è più popolare di Eracle, da qualche generazione a questa parte. Così l'Eracle di Rubín è post-Superman, senza l'impiccio di doversi camuffare da uomo convenzionale e un po' maldestro. Se visivamente L'Eroe è figlio del fumetto supereroistico (Jack Kirby viene citato esplicitamente), ciò è vero quindi anche nei contenuti. E cresce. Da adolescente spensierato e un po' spaccone, lo ritroviamo da vecchio più simile al Bruce Wayne tormentato e logorato dal proprio fardello; troverà lungo il percorso alcuni compagni, fra cui il wonder boy Iolao, due mogli... persino una versione alternativa di se stesso!

sabato 15 marzo 2014

Leggendo "L'Eroe" di David Rubín

Non ho conosciuto David Rubín, autore e disegnatore spagnolo, per puro caso a Lucca. Era lì a firmare una catasta di cofanetti de L'Eroe, volumi 1 e 2 già pronti prima della pubblicazione ufficiale. Era impensabile lanciarsi su un autore a me sconosciuto con un'opera così ponderosa (300 pagine sono tante per un fumetto), anche considerando che avevo già zaino e sacchetti pieni di carta. Oltretutto, mi ero dimenticato che avevo diritto a uno sconto presso Tunué. Mi sono così appuntato mentalmente di approfondire la conoscenza di questo tizio che aveva deciso di dare un nome evocativo ma, ammetterete, piuttosto vago alla sua grande opera.

L'eroe è Eracle, e questo accantona l'accusa di vaghezza. Eracle è l'eroe con la E e la L maiuscole fin dall'antichità, almeno nel mondo occidentale. Figlio naturale di Zeus e detestato da Era, è vincolato per decreto del fato a obbedire al cugino Euristeo che gli impone le famose 12 fatiche. Il primo dei due volumi racconta proprio le prime fatiche e la crescita di Eracle dall'adolescenza ai 30 anni circa. In seguito le vicende di Eracle subiscono una svolta drammatica, egli stesso diventerà un personaggio più oscuro e alcune scelte non del tutto condivisibili lo porteranno a una tragica fine...
... ma secondo alcuni Zeus gli offrirà il cibo degli Dei accogliendolo nell'allegra combriccola dei celesti.

lunedì 4 novembre 2013

Di ritorno dal Lucca Comics (& Games) 2013!

Questa edizione del LCeG è stata estremamente proficua. Per gli organizzatori. Ci ho lasciato parecchi denari, per alcuni acquisti che avevo previsto e altri che, purtroppo, che entrano a pieno titolo nella categoria "imprevisti". La possibilità di interloquire direttamente con gli editori (dove presenti) è uno degli aspetti che apprezzo di più in questo genere di fiere, perché traspare la loro passione e posso così scoprire alcuni interessantissimi e gustosi dettagli sui libri esposti. Di contro, a fronte dei volumetti acquistati ho totalizzato uno sconto ridicolmente basso. In parte la colpa è mia, per esempio dimenticandomi il buono sconto Tunuè nella memoria dello smartphone, ma l'impressione è che gli editori cerchino di raggranellare il più possibile perché in debito di ossigeno.

Prima di passare agli acquisti, una breve considerazione sull'organizzazione, che ho trovato leggermente migliore. Ogni anno ci sono dei piccoli aggiustamenti. Quest'anno, per esempio, gli editori sono stati distribuiti in modo da separare alcuni dei più calamitanti dal resto, rendendo la circolazione nei padiglioni centrali più agevole. Per quanto riguarda il padiglione games, è la solita bolgia. Quest'anno c'è stata l'ottima idea di scorporare tutto ciò che era fandom, i vari fan club di stampo principalmente fantascientifico, spostandoli dalle parti della Citadel (l'area ad accesso libero, dove si trovano gadget e ichincaglierie). Ho fatto poco caso ai cosplay, ma il livello mi sembra costante. Decisamente perdente l'idea di spostare il padiglione Japan dal lato opposto della città, dove una fila illimitata mi ha trattenuto dall'entrare un paio di volte. Visto che ho dovuto affrontare file per fare i biglietti, entrare al Games, raggiungere i binari 5 e 6 della stazione, celati ai non autoctoni, e il giorno prima per entrare agli Uffizi (beh, ero di passaggio...), mi è sembrato giusto il caso di voltare i tacchi.
Se qualcuno ci è stato, non mi dica che era qualcosa di imperdibile, perché non lo è mai stato.
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