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mercoledì 22 ottobre 2014

"Regina della notte", racconto e lettura teatrale

Qualche mese fa, l'infaticabile Romina Tamerici ha messo in piedi un piccolo concorso per festeggiare il terzo compleanno del suo blog. Il concorso era diviso in due momenti: il primo in cui lei avrebbe dovuto scegliere tre racconti fra quelli inviati, il secondo in cui i visitatori avrebbero potuto ascoltare (e votare) una sua lettura dei testi.
Caso vuole che mi sia infilato fra i tre - sono quasi certo di averlo condiviso da qualche parte... - e che ho avuto la fortuna di ascoltare questo portento. So bene che un bravo scrittore, non dico di esserlo, dovrebbe leggere ad alta voce le proprie frasi, ma non sono mai stato bravo a leggere con la dovuta espressività. Vi posso assicurare che ascoltare il mio Regina della notte letto da Romina è stata un'esperienza emozionante, tanto che mi è venuto da pensare, per un momento, di aver davvero scritto un bel racconto! Scherzi a parte, questo tipo di lettura "teatrale" è in grado di mettere in risalto aspetti del testo, di significato o emotivi, che sono per forza di cosa personali, e possono conferire a esso un valore aggiunto.
Per le letture rimando al blog di Romina e al suo canale youtube, dove trovate anche altri video interessanti. Se vi interessa invece chiederle una lettura teatrale, c'è la pagina apposita.
Quanto a me, posso riproporvi questo breve racconto.

Regina della notte


Una brezza leggera accarezza l'erba, muovendone i fili con eleganza. È uno spettacolo distensivo e continuo, adatto all'attesa.
Arroccata sul suo parapetto, Bast scruta la superficie cangiante e scura. A seconda di come risponde al tocco dell'aria, è in grado di determinare la posizione di una possibile preda e di calare su di essa senza esitazione. Bast è una cacciatrice, ultima figlia di una nobile stirpe, e il fossato della rocchetta è il suo territorio.
Un refolo di vento più insistente le smuove il pelo nero, che ora presenta uno sbuffo sul fianco. È un presagio. Poco più sotto, ha scorto il nemico mentre cerca di stanare uno dei suoi.
Bast si alza e scende dal parapetto.
Le zampe affondano nell'erba scura, in cui ora è immersa, e avanza cautamente con le orecchie tese in ogni direzione. Non si farà cogliere di sorpresa.
Lì di fronte sente che Thot viene aggredito.
I suoi muscoli scattano e in men che non si dica raggiunge il luogo della colluttazione. Un balzo ed è sullo striato. Si rotolano, lui le morde l'orecchio ma alla fine è lei a prevalere.
Con un colpo di reni, lo striato si libera e scappa. Gian Galeazzo, che un tempo era il più forte, adesso si ritira con la coda fra le gambe. Ormai Bast è la migliore, specialmente quando si prende cura dei suoi. Valuta le condizioni di Thot, che le miagola un ringraziamento, poi erge la testa sopra i fili d'erba e si guarda intorno.
È tardi. Presto i suoi le faranno resoconto. In pochi balzi è di nuovo sul parapetto, il suo punto di osservazione. Per ciò che resta della notte osserverà il movimento continuo dell'erba, vigile e regina della notte.

giovedì 10 ottobre 2013

Il castello di Devín

Lo hrad Devín si raggiunge in autobus in circa 15 minuti. Ci sono altri due modi per raggiungerlo: via Danubio, tramite uno dei traghetti che partono da Bratislava (ma il biglietto è A+R e si rischia di avere poi poco tempo per godere della bellezza naturalistica del posto), oppure via foresta, a piedi. Il castello è situato a Devín, ridente villaggio appena fuori città. Con "villaggio" intendo un insieme di case con un ufficio postale e un solo negozio, se si escludono le (poche) attività commerciali indirizzate ai turisti.

IMPORTANTE: Non programmate di andarci di lunedì, perché in Slovacchia a quanto pare tutte le attrazioni turistiche chiudono il primo giorno della settimana.

Il castello, manco a dirlo, si erge in una posizione strategica - un tempo per resistere alle orde nemiche, oggi per attrarre turisti come il sottoscritto. Edificato su una collina che domina il punto in cui la Morava confluisce nel Danubio, è circondato da una rigogliosa foresta che concede alla località un relativo isolamento dalla civiltà (ma non dai campi coltivati dal lato opposto del fiume).
Come tutte le costruzioni antiche, le rovine che sono visitabili oggi sono frutto di epoche diverse. Il primo insediamento fortificato risale all'epoca romana. Le più antiche fonti scritte a menzionare il castello risalgono al nono secolo. A quei tempi, la Grande Morava era una potente nazione slava, che spesso e volentieri si scontrava con Franchi, Mongoli e altri popoli con interessi più o meno velati di conquista e devastazione. In tempi più recenti, divenne una delle fortificazioni più importanti all'epoca del Regno d'Ungheria (ricordiamo che Bratislava ne fu capitale), tanto che resistette persino agli Ottomani. Fu anche feudo dei Báthory, nobile famiglia tedesca a cui apparteneva una certa Erzsébet Báthory*, condannata a morte per stregoneria e divenuta successivamente una figura importante nell'immaginario vampiresco. Il castello fu infine distrutto dal solito Napoleone, e oggi non ne restano che le rovine.

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