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mercoledì 12 luglio 2017

"Storie di gatti", Aa.Vv.

Storie di gatti è una raccolta di storie a tema felino i cui proventi sono devoluti alla Croce Rossa Italiana per le vittime del terremoto in centro Italia. La lista degli autori è piuttosto lunga e variegata, ma forse vi stupirà ugualmente scoprire che tra di essi c'è anche il sottoscritto, che ha contribuito con un racconto di ambientazione storica di poco più di 1000 parole.

Come sono stato coinvolto?
Sono venuto a conoscenza del progetto per vie traverse, tra Facebook e la blogosfera. Ho così scoperto il primo volume Buck e il terremoto, con cui la curatrice, Serena Bianca de Matteis, ha già raccolto una discreta sommetta per aiutare le popolazioni colpite, e il bando per la nuova antologia. Nelle suddette zone, inoltre, ci sono stato qualche anno fa come turista, e potendo annoverare nella mia storia familiare una disgrazia simile, mi sono riscoperto sensibile sul tema e desideroso di contribuire, nel mio piccolo, donando un racconto.

Il guardiano è una storia molto breve, ma vorrei spenderci ugualmente due righe. È ambientato nel '300 a Castelluccio di Norcia, oggi come allora colpito dalle scosse. Lì ho immaginato una comunità intenta a rimettere insieme i frammenti, raccogliendosi intorno alla locanda del villaggio. Naturalmente, uno dei personaggi è un gatto - un gatto vero, che non parla né ragiona in termini umani ma squisitamente felini. Le linee guida prevedevano che ci fosse un messaggio di speranza, o in ogni caso in armonia con lo scopo del progetto. Credo di esserci riuscito abbastanza bene, anche se non ho resistito a infilarci un paio di altre cosucce, per dargli maggiore consistenza, perlomeno un'impronta. Se ci sono riuscito, può dirlo solo il lettore.

Perché proprio i gatti?
Storie di Gatti non è la prima pubblicazione di questo gruppo, come accennavo prima. L'anno scorso è uscita un'antologia canina, sempre con la stessa finalità. Alcuni autori hanno partecipato a entrambi i libri e il team editoriale è il medesimo, per cui se preferite cani e lupi, vi consiglio appunto Buck e il terremoto. Non so se ve lo posso anticipare, ma entro l'anno è prevista l'uscita un terzo volume, per completare l'opera, ma eventualmente ne riparleremo. Tutti e due (eventualmente tre) libri hanno finalità di beneficenza, con lo stesso indirizzo.

Anche se ve lo scrivo solo adesso, il libro è uscito il 24 maggio e contiene 22 racconti. È liberamente acquistabile, sia in versione digitale sia cartacea, su Amazon.

Buona lettura!
#lamorenoncrolla


Riferimenti:
Sito del progetto - http://www.buckeilterremoto.com/ (con i resoconti delle donazioni)
Pagina facebook - https://www.facebook.com/buckeilterremoto/
Link per l'acquisto - http://amzn.eu/eoSxgMR


martedì 21 febbraio 2017

"Testamento di una maschera" di Stefano Tevini

Che mi piacciano i supereroi, non è esattamente un mistero. Qualche anno fa avevo persino partecipato a un paio di round robin supereroistiche, e l'idolo della mia giovinezza, che spesso mi piace ricordare, indossa il mantello*! Così, quando mi è capitato sott'occhio questo Testamento di una maschera, romanzo di supereroi italiani, immersi nella nostra storia e cultura, mi sono affrettato a leggerlo armato di una sana aspettativa.

Prima però di parlarvene, vorrei farei un passo indietro, dato che di supereroi ne avevo già parlato a lungo, recentemente, con il pretesto di recensire l'ottimo Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Senza troppi giri di parole, c'è la questione politica. In altre parole, se un supereroe è un uomo qualunque, oppure speciale, non importa, è cresciuto e vive in un preciso contesto sociale e culturale. Egli è parte della nostra storia e, a seconda della data di nascita, avrà avuto dei modelli positivi e negativi diversi. Avrà vissuto come ciascuno di noi, con le sue idee e simpatie (o antipatie) di fazione. Sarà stato di destra o di sinistra, apolitico, animalista, ambientalista, disinteressato o quant'altro vi venga in mente, tanto che forse il superpotere e la maschera non saranno stati per lui una distrazione sufficiente dalle problematiche della sua epoca. In altre parole, se il Dottor Manhattan di Watchmen accoglie la richiesta del presidente Nixon di scendere in campo durante la guerra del Vietnam, mi è sempre sembrato strano che il Superman di turno avesse sempre a che fare con super criminali e ben poco con i mali profondi della società in cui è cresciuto. Ma forse la mia impressione è condizionata da quello che viene trasposto oggi sul grande schermo.

Questa seconda premessa era necessaria per introdurre il romanzo di Tevini? Probabilmente no, ma come ho già anticipato le sue maschere non sono avulse dal nostro mondo ma, anzi, perfettamente inserite nella storia del nostro Paese.

Il testamento a cui si fa riferimento nel titolo è il primo filone del libro, in cui una vecchia maschera, che ha iniziato come giustiziere ed è finito per lavorare per l'Aegis, un'agenzia per il controllo dei suoi pari. Nelle sue confessioni, egli racconta tutti i retroscena di una storia parallela, in cui uomini e donne dotati di poteri o attrezzature straordinari hanno avuto parte in tutti i momenti significativi dell'ultimo secolo. Non in modo determinante, forse, perché gli avvenimenti principali sono gli stessi del nostro mondo, ma ci sono stati ed esistono. Per il loro controllo esiste una speciale forza di polizia, i reparti San Giorgio, e non è inusuali vederli all'opera, oggi, per combattere il crimine. Tuttavia, in passato, hanno partecipato guerre, contestazioni, repressioni ed è una condizione relativamente recente quella dello scarso coinvolgimento politico di queste persone - che poi è quello di cui parlavo poco fa, in altri termini.

L'altro filone, quello più romanzesco, in cui si inserisce questo lungo monologo, segue la storia di un particolare gruppo di maschere, i Vigilantes, che alla guida di Gabriele/L'Inquisitore si trovano alle prese con un villain dotato anch'egli di superpoteri, un confronto che li vedrà coinvolti in un finale in cui questi due filoni convergeranno. I Vigilantes sono persone normali, con un lavoro, alcuni persino una famiglia, e una storia credibile dietro le spalle. Il protagonista Gabriele/L'Inquisitore, per esempio, è un giornalista, mentre uno dei suoi compagni gestisce una palestra di sua proprietà, dove il gruppo ha la base. Manlio Gorgia, invece, la maschera il cui monologo accompagna le loro disavventure, è un generale e ha lavorato una vita per lo Stato. Se Gabriele, rispettivamente come giornalista e maschera, avrà a che fare magari con dei portaborse o con la polizia, Manlio racconterà fin da subito un coinvolgimento di ben altra portata.

martedì 29 aprile 2014

Jared Diamond: Nascita e il crollo di una civiltà

Jared Diamond è un noto saggista statunitense, i cui libri si trovano tipicamente nello scaffale dedicato all'antropologia. È anche un autore best-seller e vincitore di un premio Pulitzer, nonché uno dei miei idoli personali, da qualche settimana a questa parte. Il suo libro più famoso è il premiato Armi, acciaio e malattie, che trovate anche negli spazi più esposti delle librerie. Titoletto ambizioso, questo, poiché tratta nientemeno che degli ultimi 13000 anni; una storia delle civiltà umane dagli albori della storia fino a oggi. L'altro suo libro che ho letto è Collasso, un ideale seguito e complemento che fa da contraltare a quanto già detto per analizzare le cause del crollo di una civiltà. Io a dire il vero ho letto prima questo, per cui non fatevi troppe paranoie sulla questione del "seguito". Voglio parlarne insieme perché trovo che questi due libri, insieme, pur con le loro differenze mostrano un quadro sorprendentemente completo, anche se naturalmente non dettagliato, della storia del mondo.

Armi, acciaio e malattie (1997) vuole rispondere a una semplice domanda: perché la civiltà europea domina il mondo? Perché furono i conquistadores a catturare l'imperatore Inca e non furono i precolombiani a far prigioniero il sovrano spagnolo? C'è qualcosa che ha avvantaggiato gli europei a scapito degli abitanti degli altri continenti? La materia è vastissima, come è comprensibile. Tuttavia, poiché c'è sempre chi è pronto a liquidare la questione adducendo l'ingegno innato o una presunta superiorità biologica, è importante trovare risposte che non sprofondino nella palude dei pregiudizi.

Un suggerimento viene dal titolo del libro, buona parte del quale ripercorre la storia umana per tracciare il percorso che portò dalla fine dell'ultima glaciazione alla conquista delle Americhe. L'attenzione dell'autore è però attenta anche a mettere in evidenza le ragioni per cui alcuni popoli soffrirono di un ritardo nell'introduzione delle innovazioni, rallentarono o addirittura rinunciarono a esse - pagandone il prezzo. Diamond inizia così dall'agricoltura, passando poi all'allevamento, le strutture sociali e infine la tecnologia. Ne esce una visione organica di una storia che non è fatta solo di reperti e date, ma del contributo di svariate branche delle scienze naturali, che arrivano in aiuto là dove le informazioni si fanno più rade.

lunedì 10 marzo 2014

Vikings!

Con l'imminente disgelo (qui non si è visto nemmeno un fiocco di neve) è iniziata la stagione delle razzie delle serie TV, ovvero il momento in cui iniziano le nuove stagioni o riprendono quelle insensatamente interrotte durante l'inverno. Una delle serie che, nonostante i tentennamenti, seguirò quest'anno è Vikings. La serie, una co-produzione di MGM e History Channel per la penna di Michael Hirst, già creatore della serie Tudors e due film su Elisabetta I d'Inghilterra (quelli con la sublime Cate Blanchett), racconta le gesta di Ragnar Lothbrok (questa la grafia usata dagli sceneggiatori, non uccidetemi), il leggendario condottiero che guidò le prime scorrerie in terra inglese.

Leggendario o semi-leggendario, poiché compare in alcune saghe ma la sua storicità è discussa o confusa con altri personaggi storici - insomma, ne so quanto voi. Tuttavia è innegabile che a un certo punto della storia inglese, quando l'isola era divisa in sette regni* (la cosiddetta eptarchia), i primi vichinghi sbarcarono sulle coste della Northumbria, inaugurando una stagione di razzie e terrore che valse loro una nomea che forse solo i Vandali si erano meritati. La prima scorreria vichinga documentata avvenne nel 793, nel monastero di Lindisfarne.

lunedì 24 febbraio 2014

Il leone alato, la mezzaluna e il Partenone

Anno 1687.
L'Europa ha molti problemi. Uno dei più grossi è la Sublime Porta, l'Impero Ottomano, che da due o tre secoli è una spina nel fianco mica da ridere. Per ben due volte (nel 1529 e nel 1683) minaccia la città di Vienna, cingendola d'assedio, ma il teatro di scontro è molto più ampio e non sempre gli europei riescono a formare una Lega Santa per contrastare gli ostinatissimi Turchi.

Nel 1200 e qualcosa, nel corso della IV crociata, i Veneziani avevano rilevato l'isola di Creta, da loro chiamata Candia. La Serenissima, la Repubblica di Venezia, era una potenza principalmente marittima, sotto il cui controllo c'erano l'Istria, buona parte della Dalmazia e probabilmente svariate altre colonie di cui la Candia era senza dubbio la più illustre e strategicamente importante. Per via dei suoi traffici commerciali e della posizione geografica dei suoi domini, era inevitabile che Venezia entrasse in contatto con la Sublime Porta, ed era anche inevitabile che ogni tanto il rapporto diventasse uno scontro aperto. Nel 1669 i Turchi, dopo 23 anni di assedio, cacciarono gli occupanti e annessero la Candia al loro impero.

martedì 12 novembre 2013

King Arthur, ovvero la stratificazione del mito

L'altro giorno, con un amico, discorrevamo del ciclo arturiano e della ricerca del Graal. Se si studia la successione in cui, secondo il canone, i cavalieri di Artù si avvicinano alla sacra reliquia, si può infatti ricostruire la storia di questa leggenda: un nucleo celtico (Galvano), i successivi innesti sassone (Parsifal) e normanno (Lancillotto), la conclusione cristiana (Galad). Il Graal stesso, poi, passa da essere un calderone con poteri miracolosi alla coppa che raccolse il sangue di Cristo, fino a diventare, giocando sull'etimologia del nome, il suo stesso sangue. Ma, sangue o non sangue, il punto è questo: l'origine del mito, e come la storia interagisce con esso.

Ginevra in versione guerriera celtica.
Qualche sera fa ho rivisto King Arthur (2004) di Antoine Fuqua. Il film è un interessante tentativo di ricostruire l'origine del mito, secondo la teoria che vuole Re Artù un condottiero realmente vissuto nel periodo a cavallo tra l'abbandono dell'isola britannica da parte dell'Impero Romano e le invasioni germaniche (principalmente Angli e Sassoni). Siamo nel V secolo dell'era volgare, all'inizio del Medioevo come lo insegnano a scuola.

In questa versione cinematografica, Artù è un mezzosangue romano-bretone a capo di una unità di combattimento di élite composta da cavalieri Sarmati. I Sarmati erano un popolo iranico stanziati in una regione molto ampia a nord del Caucaso e del Mar Nero. Suddivisi in tribù, alcuni di essi ottennero di potersi stanziare nei territori di Roma a patto di servire sotto i vessilli imperiali; i Sarmati disponevano infatti della migliore cavalleria dell'antichità: arcieri a cavallo e cavalieri corazzati (catafratti). Chi ha giocato ad Age of Empires sa a cosa mi riferisco. Il loro impiego in Britannia, già dai tempi di Marco Aurelio (II secolo) è storicamente accertato, e fornisce agli sceneggiatori il pretesto per giustificare la nascita dei Cavalieri di Artù. Nel film i superstiti sono solo sei: Lancillotto, Tristano, Galvano, Galad, Bors e Dragonet.

giovedì 10 ottobre 2013

Il castello di Devín

Lo hrad Devín si raggiunge in autobus in circa 15 minuti. Ci sono altri due modi per raggiungerlo: via Danubio, tramite uno dei traghetti che partono da Bratislava (ma il biglietto è A+R e si rischia di avere poi poco tempo per godere della bellezza naturalistica del posto), oppure via foresta, a piedi. Il castello è situato a Devín, ridente villaggio appena fuori città. Con "villaggio" intendo un insieme di case con un ufficio postale e un solo negozio, se si escludono le (poche) attività commerciali indirizzate ai turisti.

IMPORTANTE: Non programmate di andarci di lunedì, perché in Slovacchia a quanto pare tutte le attrazioni turistiche chiudono il primo giorno della settimana.

Il castello, manco a dirlo, si erge in una posizione strategica - un tempo per resistere alle orde nemiche, oggi per attrarre turisti come il sottoscritto. Edificato su una collina che domina il punto in cui la Morava confluisce nel Danubio, è circondato da una rigogliosa foresta che concede alla località un relativo isolamento dalla civiltà (ma non dai campi coltivati dal lato opposto del fiume).
Come tutte le costruzioni antiche, le rovine che sono visitabili oggi sono frutto di epoche diverse. Il primo insediamento fortificato risale all'epoca romana. Le più antiche fonti scritte a menzionare il castello risalgono al nono secolo. A quei tempi, la Grande Morava era una potente nazione slava, che spesso e volentieri si scontrava con Franchi, Mongoli e altri popoli con interessi più o meno velati di conquista e devastazione. In tempi più recenti, divenne una delle fortificazioni più importanti all'epoca del Regno d'Ungheria (ricordiamo che Bratislava ne fu capitale), tanto che resistette persino agli Ottomani. Fu anche feudo dei Báthory, nobile famiglia tedesca a cui apparteneva una certa Erzsébet Báthory*, condannata a morte per stregoneria e divenuta successivamente una figura importante nell'immaginario vampiresco. Il castello fu infine distrutto dal solito Napoleone, e oggi non ne restano che le rovine.

giovedì 30 maggio 2013

NativiDigitali #3: Supereroi in trasferta nel Belpaese

Vi ho partecipato, non una ma ben due volte, e mi sembra il momento di parlarne. Siamo in piena seconda stagione (Nativity, che siete ancora in tempo a leggere) ma di spin-off ne sono usciti parecchi. Sto parlando di 2 Minuti a Mezzanotte. Dopo un post filosofico, vi propongo un po' di sano intrattenimento. I due eBook sono storie autoconclusive, che quindi potete affrontare senza aver letto una sola riga di 2MM, e hanno in comune il fatto di essere ambientati proprio in Italia.
Supereroi in Italia.
Pensateci.

Sibir: Shadow of a Woman

Sibir, creatura del mastermind Alessandro Girola, non era ancora comparsa nella round-robin. Una supereroina donna, bella e dal carattere piuttosto deciso. Dal momento che i manuali di scrittura sconsigliano i termini astratti, specifico che con "bella" si intende Maria Sharapova: la super russa, infatti, è stata immaginata con l'aspetto della nota tennista. La trama in breve: Sibir è alla ricerca di una super sempre di area ex-Urss con il potere di impadronirsi di corpi altrui, e per trovarla dovrà calarsi nella realtà lombarda. Aggiungo solo che ad accompagnarla troviamo il fido (che poi sarebbe il suo referente) maggiore Kisurin, e che i nostri incapperanno in una società segreta che custodisce un misterioso manoscritto...

Sibir è un'eroina dal fascino siberiano, che sa essere molto calorosa. Il suo potere, infatti, è quello di controllare il plasma - le due persone che mi conoscono sapranno che ho studiato fisica dei plasmi, quindi l'argomento mi è caro. Vederla in azione molto vicino a dove vivo e lavoro, fa uno strano effetto. Prima a Milano, in parco Sempione e nei luoghi della movida (termine che detesto), e poi in una città fittizia a nord del capoluogo, Sesto Poggese. Quest'ultima è la località qualsiasi dell'hinterland milanese, con le sue zone residenziali e le sue villette a schiera. Da questi elementi, anche se la quotidianità di questi posti si intravede solamente, potete capire la sensazione che ho provato, di essere presente mentre l'eroina vi si addentrava.

venerdì 1 marzo 2013

A caccia di streghe!

Ecate, divinità lunare e psicopompa
Mi sono molto divertito leggere le vostre preferenze in materia. Quello della stregoneria è un problema storico di non poco conto, principalmente per due motivi: perché è un fenomeno di lunga durata, che non si esaurisce in un periodo circoscritto e ben definito, e per la difficoltà di attingere a fonti affidabili. Lo stesso termine "strega" è una definizione estremamente generica, come vedremo, e nel ricco folclore italiano le streghe portano nomi diversi: janare, masche e altri ancora. Riguardo le janare, potete leggere l'ottimo approfondimento di Nick.
Ma non è del folclore che voglio parlarvi, bensì di quelle che sono le radici della stregoneria.

Innanzitutto, perché streghe? Il nome latino, nella sua accezione più generica, è maleficae e ha, come molti altri nomi legati alle arti magiche, un maschile. Esistono gli stregoni, i malefici, che però sono molto rari e spesso benevoli verso il prossimo. La stregoneria, di per sé, non ha accezione negativa. È una forma di magia "bassa", naturale, senza effettiva conoscenza dei complessi meccanismi che stanno dietro la magia "alta", bianca o nera che sia. Un'efficace analogia (non mia) è quella della differenza tra un bambino che aziona l'interruttore e un elettricista che compie la medesima azione. Nonostante la strega pratichi un vasto assortimento di riti e abbia, molto spesso, conoscenze pratiche di medicina, erboristeria e di altre scienze naturali, al suo confronto il mago è uno scienziato - perlomeno in un'ottica pre-scientifica. C'è dunque una differenza tra stregoneria e magia, così come tra magia bianca e magia nera, ma queste definizioni sono strettamente legate al periodo in cui se ne tratta. Nell'antichità, per esempio, è difficile distinguere fra mago e sacerdote, mentre al giorno d'oggi un simile paragone sarebbe accolto dalle risa. Eppure, gli antichi indovini romani, gli auguri e gli aruspici romani, lo stesso pontefice massimo (ruolo poi assunto dall'imperatore) erano figure sacre e pubbliche, che nessuno si sognava di discriminare fino all'avvento del cristianesimo.

martedì 4 dicembre 2012

Nativi digitali #1 - Il Crocevia del mondo, Il perdono a dio

Pur volendo parlare di ebook, ho sempre evitato di distinguere tra formato cartaceo e digitale. Così farò anche in futuro, a meno che non vi sia una marcata distinzione tra i due. È per questo che ho deciso di aprire una piccola rubrica aperiodica, in cui parlerò di libri che esistono solo (o quasi) in formato digitale. Si tratterà principalmente di autoproduzioni o di editoria nativa digitale, ma non solo.
Brevi segnalazioni, ma tutte meritevoli al di là delle mie goffe parole.

Cominciamo da uno dei primi ebook autoprodotti che ho letto e uno degli ultimi, un saggio storico e una novella fantascientifica.


Il Crocevia del Mondo, versione 2.0 di Davide Mana

"Una raccolta di fatti e fattoidi storici relativi a quell’ampio settore di terre selvagge (e non così selvagge) fra Europa ed Asia, a cavallo fra 19° e 20° secolo.
Avventurieri, spie, baroni omicidi, mandarini pazzi, eserciti e bande di predoni, dame della buona società, falsi monaci, industriali avventurosi e giovani plutocrati di belle speranze, ninja, dinosauri, divinità asiatiche, dischi volanti e varie amenità.
Un totale di circa 20.000 parole, una settantina di pagine, tutte seriamente documentate.
Perché la storia è tutto fuorché noiosa."

venerdì 8 giugno 2012

Una spedizione verso l'interno, II parte

Mi ricollego al post precedente, in cui parlavo principalmente dell'Anabasi di Senofonte, che ho finito in questi giorni. Il buon Nick di Nocturnia ha notato che l'Anabasi, che letteralmente significa "spedizione verso l'interno", racconta, in sei libri su sette, del tentativo di questi poveri Greci di raggiungere l'esterno.
Il mondo civilizzato.
La Grecia.

Non è un caso, infatti, che uno dei passi più noti a chi ha studiato un po' di letteratura greca (o si sia trovato a tradurre dal greco al liceo classico) è quando i superstiti raggiungono finalmente il mare, urlando "Il mare! Il mare!" come chi, sull'orlo della disperazione e dell'abbandono, veda un chiaro segnale della salvezza.
Perché il Ponto Eusino (l'odierno Mar Nero) significò per i Diecimila la seconda, grande svolta nella loro avventura.

L'ecumene di Erodoto, ovvero il "mondo abitato"

martedì 29 maggio 2012

Una spedizione verso l'interno, I parte

Vediamo di approfondire questa storia dei Diecimila.
Lasciate le porte Cilicie, risulta oramai chiaro che i mercenari greci (che sono in realtà all'incirca dodicimila fra opliti, peltasti e altri reparti leggeri) sono stati ingannati da Ciro e scoprono che il fine della spedizione non è quello di combattere una tribù delle montagne, i Pisidi... no, il nemico è Artaserse II, il Gran Re dell'Impero Persiano!
Colui che, volendo, può presentarsi alle porte della Grecia con un milione di uomini al seguito.
Fioccano imprecazioni, ma alla fine prevale il rispetto per la parola data e la gratitudine verso Ciro, magnanimo e benefattore, cosicché i Diecimila proseguono fino a Babilonia, dove subiscono una sonora sconfitta.
O meglio, Ciro e i suoi centomila "indigeni" sono sconfitti, con lo stesso Ciro che muore durante una carica suicida verso un contingente di cavalleria sei volte superiore, nel tentativo di chiudere le danze con il fratello. I greci vincono la loro battaglia e mandano in rotta l'esercito nemico, chiedendosi, a fine giornata, quanto ci metterà Ciro a ricongiungersi a loro. Alla scoperta che il satrapo ribelle è deceduto, tuttavia, la situazione comincia a diventare davvero pericolosa:

«Non si può certo pensare che ci lasci andare volentieri in Grecia a dire che noi, un pugno di uomini, gliele abbiamo suonate [al Gran Re] proprio sull'uscio di casa sua [Babilonia] e poi ce ne siamo tornati a casa ridendogli in faccia!»

L'impresa dei Diecimila, ovvero il ritorno a casa sani e salvi (al netto dei molti caduti) è qualcosa di epocale. Dopo i precedenti scontri con i Persiani, sconfitti a più riprese a Maratona, a Salamina e a Platea, dove le speranze di conquista dei Re di Persia andarono in frantumi e la Grecia rimase una terra di "uomini liberi". Liberi di schierare le proprie falangi contro altri greci e massacrarsi fino a quando Sparta non afferma la propria supremazia, aiutata anche dalla mania tutta ateniese per la democrazia.
Poi vi furono i Diecimila.
E almeno altre due spedizioni, una guidata da Sparta e l'altra da Tebe, durante il suo breve periodo di egemonia. Chi ricorda la falange obliqua?
Poi ci fu Alessandro, circa 60-70 anni dopo(*) che arriva anche lui a Babilonia, la conquista e continua nell'avanzata, travolgendo ogni popolazione che incontra fino al fiume Indo.

venerdì 13 aprile 2012

I libri che leggerò

Quando un amico mi consiglia un libro, il più delle volte si sente rispondere in modo laconico: «Ho una coda di lettura infinita.»
Ultimamente, raddoppio la dose.
Il lato oscuro degli ebook....


Non vi è alcuna cattiveria da parte mia. Ho iniziato a segnarmi i libri che volevo leggere all'incirca quando mi sono reso conto che esistono, al mondo, più libri degni di interesse di quanti ne potrò leggere nell'arco della mia vita. Questa presa di coscienza avvenne tra medie e superiori.
Con l'iscrizione all'università, ho sviluppato una moderata tendenza ad acquistare i libri. Acquistare un libro è come mettere un'ipoteca su un pezzo del proprio futuro: un "leggerò" marchiato a fuoco, che tornerà a perseguitarci ogni volta che lo sguardo si poserà sullo scaffale.
Così, dato che ultimamente sono apparsi dei post interessanti sulle proprie letture passate(*), ho deciso di parlare, invece, delle mie letture prossime future!
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