C'era una volta un ragazzino, abituato a ragionare per caratteri misti, maiuscoli e minuscoli, con le idee piuttosto chiare... No, non sono io. Ma quanti non hanno mai sognato di scrivere la propria Trilogia Fantasy, magari pubblicata prima dei 18? Oggi ho imparato a pensare in corsivo*, e penso sia giunto il momento di parlare un po' di me, perché in questi -dici anni non ho mai smesso, a tempo perso, di dedicarmi alla mia ambientazione. Non significa che alla fine ne uscirà un libro - certamente non una Trilogia! - ma se lo finirò avrà avuto una storia alquanto travagliata.
Desideravo anch'io varcare questa porta. |
Se lo spazio ha un buco, la storia defluisce e di sostanza ne resta ben poca.
L'atto della creazione
Non ricordo esattamente l'inizio. C'era questo personaggio, che nella prima versione era un alter ego, che mi sembra di aver usato in un gdr play-by-chat... con sviluppi imprevisti. Un mezzelfo, naturalmente, perché dilaniato da mille turbamenti e bla bla, guerriero, musico, naturalmente invincibile. Prima ancora ci fu il tentativo di partire dal principio, ovvero raccontare la storia del ragazzo che sarebbe in seguito divenuto l'Eroe salvatore.
Il mio primo avatar? |
Poi c'era un vecchio tagliaboschi, piuttosto abile con la spada. Aveva forse partecipato a una grande battaglia?
C'era il consiglio degli anziani, all'interno di un improponibile edificio ligneo nel mezzo della forestra, che forse avrebbe gettato luce sulla ragione per cui il giovane si trovava in quel luogo fatato anziché a fare i compiti**.
E le sette sfere del drag... No, seriamente. Sette globi magici dal potere ancora ignoto, localizzati chissà dove, che avrebbero avuto che fare con la salvezza del mondo.
In seguito sarebbero diventati solo tre. L'importante, in questi casi, è che il numero sia dispari. Se le sfere fossero state quattro avrei dovuto in qualche modo spiegarlo, per esempio legandole ai quattro elementi, ma nessuno ha davvero bisogno di giustificare numeri come tre e sette!
Pochi elementi, insomma. L'ambientazione è praticamente inesistente, anche se alcuni passaggi non sono da buttare. Non li ho buttati. Di questa prima versione sono rimasti solo il (secondo) nome del protagonista e il mastro nano, di Tolkieniana ascendenza - ma non ho detto Gimli, per carità!
Il mago, invece, diventerà un ragazzo e giocherà un ruolo molto diverso.
Prima (av)versione
Poi venne Gnomolandia.
Dato che dovrò prima o poi rivedere tutti i nomi propri e i toponimi, mi sembra un'idea cretina inventarmi un nome per l'ambientazione. È ragionevole supporre che i popoli che la abitino chiamino la propria terra "Terra", appunto, o "Terra Abitata". Ma all'inizio si chiamava Hargorlad. Vi lascio indovinare la provenienza, ma tenete conto che le fonti sono due.
A scanso di equivoci, gli gnomi non esistono, salvo in qualche leggenda popolare.
La vicenda viene narrata da due punti di vista: un ragazzo (più o meno) al nord e uno al sud. Uno bruno, l'altro biondo. Uno dovrà rimettere insieme il regno, frammentato dalle mire di alcuni nobili, l'altro dovrà evitare di farsi massacrare dai mille nemici che sembrano insidiare la pax che si era instaurata nella sua patria.
Avevo iniziato a leggere Martin, e si vede. La narrazione è spezzettata e complicata oltre misura, senza però guadagnare in profondità. I nuovi personaggi sono grezzi, ma ne posso salvare un paio che continueranno a popolare le terre gnomiche. Ci sono alcune razze fantastiche, tra cui i sibilanti uomini lucertola (giusto per non infierire sulle solite razze antagoniste), c'è la magia, con tanto di due scuole di magia, ci sono le rovine di antiche civiltà dietro ogni angolo. E il nemico... chi lo sa? Probabilmente una qualche entità malefica, un ritorno al passato tumultuoso, che muove le sue pedine umane.
I globi ci sono, anche se compaiono solo in una poesia introduttiva, scritta dal sottoscritto e messa in rima (odiavo le rime) da due care persone.
Il vecchio saggio? Non ancora! |
Gnomolandia inizia finalmente a prendere forma. Si tratta di un'isola, piuttosto grossa, con una storia geologica indubbiamente interessante. Ci sono catene montuose situate a casaccio, fiumi il più delle volte realistici, foreste incantate, paludi mefitiche. A nord e a sud ci sono due massicci montuosi dove si dice risiedano le divinità, che ragionevolmente soffrono il caldo estivo. Ci sono due grandi città, dove sopravvive il fantasma di un impero che si estendeva sul mondo (degno di essere) conosciuto, più qualche piccolo reame indipendente e vaste terre dove non vi è alcuna autorità.
A ovest, al di là del mare, ci sono un continente più grande e una città, multietnica e cosmopolita, che è l'avamposto della civiltà. Più in là, oltre i confini della mappa, vi è una terra il cui nome è mito e la cui storia è legata alla leggenda dei globi magici.
Una terra (e una città - di nuovo!) che nasce come divagazione, ma avrà un ruolo importante nel primo tentativo di tracciare una storia degna di essere raccontata.
Continua...
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L'estetica latita, ma questa è una citazione!
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Il vero sogno segreto dei ragazzini che si mettono a scrivere, altro che salvare donne seminude dalle grinfie di qualche demone di seconda categoria.
Potresti scrivere un libro sulla nascita del tuo libro! Davvero interessante questa genesi! Molto curiosa
RispondiEliminaHo riconosciuto l'immagine tratta da "Sintel"! Sai che lo sto proponendo a tutti quelli che conosco?
Forza e coraggio con il tuo libro ché voglio leggerlo prima di essere troppo vecchia per riuscire a leggere! Ma con calma, perché le cose fatte di fretta non vanno bene...
Non vedo l'ora di sapere come "continua"...
Vedi di non sparire di circolazione nei prossimi dieci anni e forse potrei avere finito la prima bozza!
EliminaOk... credo di poter sopravvivere abbastanza a lungo. Aspetterò!
EliminaTi avevo lasciato un commento anche su G+, quindi non prendertela se ti sembrerò ripetitiva, ma la genesi del tuo romanzo fantasy somiglia molto alla genesi del mio Piume d'Angelo.
RispondiEliminaAlla redazione che state leggendo adesso sul mio blog ci sono arrivara dopo dieci anni di riscritture. Accogliendo di volta in volta ciò che di nuovo e di utile imparavo sia andando a scuola, sia leggendo, soprattutto romanzi.
L'importante è non mollare, non avvilirsi e, ogni volta che si riscrive, recuperare quella dimensione di divertimento della prima stesura, la magia di un nuovo viaggio.
Grazie per la testimonianza. Credo che mi rimetterò a scrivere quando mi sentirò pronto!
EliminaLa parte più interessante (spero) deve ancora arrivare!
Oh, i vecchi tempi!
RispondiEliminaQuante saghe fantasy iniziate e mollate dopo una trentina di pagine. Tutte queste popolazioni pacifiche massacrate senza alcun motivo... bei ricordi.
...
>>L'importante, in questi casi, è che il numero sia dispari. Se le sfere fossero state quattro avrei dovuto in qualche modo spiegarlo, per esempio legandole ai quattro elementi, ma nessuno ha davvero bisogno di giustificare numeri come tre e sette!
°O° ... effettivamente... mioddio ò_ò
Già. Senza motivo!
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