venerdì 3 maggio 2013

L'eremita sulla colonna - racconto

Un giorno, il vecchio stilita scese dalla colonna e si diresse al villaggio. Indossava un'ampia veste immacolata, e aveva barba e capelli anch'essi bianchi. Le vesti erano intese a mostrare la sua santità, il suo corpo a infondere saggezza nelle sue parole.
Il suo ritiro era durato diciannove anni. In un primo momento faticò a riconoscere i costumi di quegli strani esseri che un tempo venivano a omaggiarlo, piccoli e tutti ugualmente brutti. Poiché ora camminava fra loro, nessuno si avvicinò a omaggiarlo, neppure l'uomo che tempo addietro era venuto da lui in cerca di consiglio e che ora si faceva chiamare Re.
Lo stilita decise che avrebbe parlato al suo popolo con i piedi nella stessa polvere.
Per primo incontrò un vecchio. Con le dita riparava una rete, ma dalle palpebre appesantite fissava oltre. La pelle grinzosa del volto si contraeva come se masticasse, nonostante gli si vedessero le ossa. «Che fai?» gli chiese lo stilita. «Non riesci ad agire, ma l'ozio non si addice all'uomo retto. Il villaggio ha bisogno delle tue reti, la tua famiglia del pescato. Perché se ti guardo negli occhi io vedo la morte?»
Il vecchio rispose senza alzare lo sguardo. «La mia vita è erosa dal flusso degli anni. Un tempo il fiume mi diede ricchezza, ma ora è il Re a possederlo e non ho più da mangiare. Ora cerco solo la calma e la quiete. Vai a infastidire altri!»
L'eremita chinò il capo in segno di rispetto, ma in cuor suo fu turbato.
Ripreso il cammino, incontrò un giovane che bighellonava per strada. Prendeva un sassolino e lo lanciava sul muro antistante, dove qualcuno aveva tracciato dei segni col gesso. Era lercio e nelle movenze c'era un che di bestiale. «Per quale ragione sprechi il tuo tempo? Non ci sono campi da arare, capanne da riparare, anziani da accudire? Devi mettere il tuo vigore al servizio della comunità, perché non durerà in eterno. Che ne è dei tuoi sogni?»
Il giovane lo guatò a lungo prima di ribattere. «Il Re ci ha tolto i campi e la paglia. Passo il tempo qui in strada perché il Re non mi ha strappato i sogni, che sono al servizio della comunità se qualcuno li vorrà realizzare.»
Lo stilita si allontanò a capo chino, finché, al limitare del villaggio, incontrò una donna che spazzava la polvere in strada. «Per quale ragione svolgi questo lavoro? Non hai nulla da fare in casa, un figlio da accudire o un tappeto da tessere?»
La donna si mise le mani sui fianchi e lo squadrò come se ciò che aveva detto non avesse senso. «La concubina reale è morta senza dare eredi. Il Re ha bandito che guiderà gli uomini colui che saprà rendersi uguale a loro. Dice che fu un eremita a consigliarlo in tal senso. Tu sei forse quell'eremita? Attendevo il tuo arrivo e per questo ti pulisco il cammino.»
Un sorriso decorò il volto del saggio, che ringraziò la donna e proseguì verso la villa dove il Re dimorava. Prima di raggiungere il recinto, sentì una botta alla schiena e cadde. Il giovane a cui si era rivolto trotterellò di fronte a lui, e con la coda dell'occhio osservò il vecchio che l'incitava. La donna era tornata a spazzare, guardando in terra.
«Perché?» chiese lo stilita.
«Perché il Re è diventato tale ammazzando il proprio rivale. Ha poi radunato gli anziani durante un festeggiamento e imprigionato chi gli si è opposto. Tu sei sceso dalla colonna, ma non sei uguale a noi e l'ho capito dalle tue idiozie. Ora ti darò ciò che meriti!»
«Uccidilo!» berciò il vecchio raggrinzito, mentre il ragazzo lo prendeva a pugni, ma poi si stancò e tornò alla sua rete. Anche il ragazzo trovò di meglio da fare e corse via.
Solo la donna rimase a guardarlo, insozzato di polvere e sangue.
«Povero eremita. Forse non meritavi tutto questo. Spero che quando sarai tornato sulla tua colonna rifletterai bene prima di assecondare chi ti chiede consiglio!»
Lo stilita si chiese se fosse davvero il caso di proseguire.


* * *

Questa storia è comparsa a suo tempo su un giornalino scolastico, ma l'ho poi rimaneggiata e ho cambiato il finale. Il breve racconto non è in alcun modo da intendersi un'allegoria o chissà cosa. Ogni riferimento a fatti, persone... be', si è capito. Gli stiliti, per la cronaca, sono esistiti davvero nel medioevo. Tuttavia, nonostante l'indubbio fascino, non è uno stile di vita che mi sento di consigliare a chicchessia.

16 commenti:

  1. Ahah mi piace la piega che prende nel finale, e il pensiero che gli viene in testa :)

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    1. Il vecchio finale era molto più verboso (e noioso). Ho però l'impressione che ci sia ancora molto da lavorare, per bilanciare meglio il tutto!

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    2. Beh, potresti allungarlo un pelino :) La parte centrale, quella in cui c'è la ''svolta'' magari potrebbe avere qualche frase più ad effetto. Però anche così non è male :)

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    3. Vorrà dire che la prossima fase, se ci sarà, questa storia vedrà un'espansione. Grazie per i commenti!

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  2. Mi è piaciuto molto. Gli stiliti sono figure interessanti e hai reso bene la loro spocchiosa presunzione di sapere tutto che poi finisce nella polvere della realtà.
    Per certi versi mi ha ricordato un po' "La morte della pizia". Un gran bel libro, se non l'hai letto.

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    1. P.S. Non so perché, ma cambierei il titolo... dopotutto il racconto è proprio la storia di lui che scende dalla colonna. Boh, non saprei.

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    2. Non conosco il libro di cui parli, mi informerò. Quanto al titolo, ci ho pensato anch'io. "L'eremita sulla colonna" è piuttosto una perifrasi... resta da chiedersi se uno stilita che scende dalla colonna rimane uno stilita (e se un eremita che cammina tra la gente rimane un eremita).
      :)

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    3. Penso che potrebbe piacermi molto, sai? (La morte della pizia.)

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  3. Una buona idea ma troppa breve per rendere come merita. Personaggi appena accennati ed è un peccato, soprattutto per l'eremita, così evidentemente pieno di sè da non comprendere il mondo dal quale si è separato. Sinceramente ti consiglierei di riscriverlo, almeno una paginetta in più.

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    1. Pensa che l'ho addirittura accorciato! La prossima fase sarà di espansione. Grazie per il commento!

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  4. Sicuramente è uno spunto interessante, ma anche io penso che allungarlo un pochino potrebbe migliorarlo :)

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    1. Cami, giusto per ricollegarci al discorso dell'altra sera, questo è un esempio di "ansia da deadline". Mea culpa. La prossima volta sarò più rilassato!
      Grazie anche a te.

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  5. Hai mai letto Così parlò Zarathustra? Il tuo racconto mi ricoda molto la discesa dalla montagna, anche se con intenti opposti

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    1. Beccato!
      Nella prima versione compariva un profeta che scendeva dalla montagna e... finiva come gli episodi del primo libro dello Zarathustra, quindi senza botte. Ho letto quel libro prima della maturità e in quel periodo ero un invasato di Nietzsche. Ritengo i primi due libri dello Zarathustra fra le cose migliori mai scritte, se non dal punto filosofico magari nella categoria "mitologia moderna" (se così si può definire). Il terzo libro lo trovai un po' noioso, mentre il quarto riprende troppo quanto già detto nei primi due e non credo aggiunga molto.
      Ecco, volevo evitare di scrivere una recensione ma tant'è!

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  6. Mi piace!
    Forse anch'io lo allungherei un pochino, direi tra il centro e la fine.
    In ogni caso è un bel racconto e ha una bella simbologia. ^_^

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    1. La allungo, la allungo!

      Ricapitolando: espandere la seconda parte, migliorare i dialoghi (un po' piatti) e approfondire perlomeno il protagonista. Aggiungerei una piccola ridefinizione della "mitologia" perché una certa scelta è un po' troppo abbozzata per i miei gusti.

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