mercoledì 30 gennaio 2013

Su blog, scrittori e trolling

Immagine di Victawr

Post noioso.
Mi sono trovato, di recente, a commentare un commento* a un malcostume che sarebbe diffuso nell'eterogenea compagine di aspiranti scrittori. Per semplicità, non operiamo distinzioni e teniamoci sul generico. Ora, io sono uno di questi. Non ho pubblicato nulla, però, e a esser sinceri non ho nemmeno il classico "romanzo nel cassetto". Nel cassetto ho qualche storia (poche) e tante idee, ma di questo probabilmente ho già parlato. Ogni tanto pubblico qui un raccontino, nella speranza di ricevere un feedback il più possibile sincero. In questo modo mi espongo a critiche negative, perché no? Fa parte del rischio, e lo stesso vale per i contenuti che scrivo qui sopra. Avevo detto però che mi sarei tenuto sul generico e qui sta il punto: quanto vi fidate delle mie parole? Perché potrei essere stato sincero o aver detto l'opposto dei miei reali intenti.
Naturalmente, io confido che si creda nella mia buona fede.

Su un altro blog si criticava lo scrittore che punta sulla notorietà del proprio blog per usarla come biglietto da visita privilegiato per una eventuale pubblicazione. Si contestava, in questo caso, chi, pur nutrendo segrete speranze, dichiarava di scrivere per passione e basta. Mi ha fatto pensare alla sequela di post "Io, scrittore" e non dubito ci siano molti altri esempi. Mi scuso se chiamo in causa persone reali, me compreso, ma proprio su questo vorrei porre l'attenzione. Perché le argomentazioni di cui altrove non si applicano in astratto, ma a Giovanni, a Matteo, fino al sottoscritto (sto scorrendo la lista). Nonostante non abbia letto ogni contributo, non credo che molti si siano trattenuti dal parlare della scrittura come di una passione. Di mia spontanea volontà traduco hobby in passione anziché passatempo perché non credo che uno apra un blog e si esponga al pubblico per passare il tempo.

Si faceva anche un altro esempio, quello di chi partecipa a un concorso letterario (per esempio Il Moro) con giuria popolare, chiamiamola così. Un concorso dove vince chi porta più amici. In questo caso, la sua scelta di farsi pubblicità sul blog sarebbe da condannare perché in questo modo innesta tutta una sequenza di eventi che porta al collasso della letteratura contemporanea. Ora, questa era un'iperbole. Non dubito che questi concorsi rischino di immettere sul mercato librario un prodotto di scarsa qualità. Sarebbe stupido negarlo. Se il criterio principale (non l'unico) per entrare in antologia è avere più amici,  il risultato potrebbe non essere il migliore, a parità di partecipanti - dico "potrebbe" perché esiste la probabilità che i più meritevoli abbiano tanti amici.

Questi sarebbero atteggiamenti da condannare, e non solo questi.
A me, sinceramente, è sembrato un processo alle intenzioni. Generico fino a un certo punto, perché convinzioni così radicate le spiego con la presenza di esempi precisi e vividi. Impressione mia, eh. Il problema è che in questo modo si ordirebbe un inganno. Ai danni dei lettori, nel caso di un blog, e anche dell'incauto quanto improbabile editore che si fiderà dei commenti. Ai danni degli scaffali, nel caso dei concorsi-scorciatoia. Sono argomentazioni che sono arrivato a capire, un po' a fatica, che però non riesco a condividere.

Aprire un blog per ottenere visibilità non è deplorevole. Chi non la ricerca non apre un blog: acquista un quaderno. Chi pubblica racconti, lo fa perché brama gloria e acclamazioni, ma la verità è che la narrativa è ciò che attira di meno, da queste parti e presumo anche altrove. Non penso che avere un blog sia un trampolino di lancio per la pubblicazione e la fama, perlomeno non nel senso in cui sembra ritenere chi muove questa critica. In ogni caso, non saprei neanche dire dove sta l'inganno. Certo, non posso negare che mi piacerebbe pubblicare, ma... cosa? Il mio cassetto è desolato, per cui non mi resta che darmi da fare e il blog, almeno da questo punto di vista, è tempo sprecato. Stasera, anziché raggiungere le 2000 parole sto scrivendo questo post di dubbia utilità.

C'è poi il problema delle scorciatoie. Io ho chiamato in causa due pesi massimi, seppur diversi tra loro. Il buon D'Annunzio, che per dare una spintarella alla sua prima raccolta di poesie (Primo vere) finse la precoce morte dell'autore. Ho conosciuto più detrattori di D'Annunzio che di ogni altro autore italiano, mentre non si può negare che sia uno dei grandi della nostra letteratura. L'altro esempio è il buon Edgar Rice Burroughs, che decise di mettere da parte la deludente carriera di venditore di temperini (fra le altre cose) per mettersi a scrivere. E lo fa scegliendo il linguaggio e i gusti della narrativa pulp che andava di moda all'epoca, pubblicando il primo grande successo (Under the Moons of Mars, anche noto come A Princess of Mars). Autore forse meno valido dal punto di vista letterario, ma la sua prosa si legge ancora oggi che è un piacere e ci ha lasciato personaggi memorabili quali John Carter e Tarzan.  Questi due esempi sono stati visti da un lato come un barare da parte mia, nella scelta di nomi altisonanti a fronte di una realtà ben più misera, dall'altro come un giustificare i mezzi "sporchi" tramite i risultati conseguiti. In altre parole: se sei importante, ti si perdona tutto.

Il fine giustifica i mezzi? Questa domanda mi mette in difficoltà. Poi ho riflettuto e ho realizzato che la questione era mal posta. Non è del fine di cui si parlava, bensì dei risultati. E non è di giustificare o condannare che si tratta, perché i processi si fanno sempre a fatto compiuto. La questione sta nel giudizio che si dà alle intenzioni, sulla base di principi etici.
Qui il discorso rischia di allargarsi moltissimo.

Il punto è che quando mi si pone una certa domanda, non ho mai la risposta pronta. Chiamatelo difetto caratteriale, o bassa moralità. Forse i miei principi non sono così solidi, ma ci metto sempre tantissimo tempo a rispondere - e questo mi frega. In questo caso specifico, non posso fare a meno di vedere me stesso nella figura di chi cerca visibilità tramite blog e di Il Moro (non avermene, è solo che sei l'esempio più a portata di mano) nella figura di chi pubblicizza la propria partecipazione a un concorso. E, che diamine, avrei potuto esserci io al posto suo! In quel caso avrei pubblicizzato qui la mia partecipazione, magari chiedendo un voto?
Non lo so. Non l'ho fatto e non lo so. Probabilmente non l'avrei scritto qui, ma non mi sento di escludere a priori che non l'avrei chiesto da nessuna parte, quindi questo fa di me un potenziale artefice della crisi, etc. Secondo criteri che parzialmente condivido, beninteso.
È una strana consapevolezza.

Anche solo il concorso 3Narratori, che finalità ha? Biglietto da visita per il sottoscritto? Curriculum per chi finirà nell'ebook? Un'eccessiva rigidità porta all'immobilismo, lo sapeva anche il Bene Gesserit. Se avessi seguito i principi di cui altrove, non avrei organizzato nulla. Anche in questo caso, forse sarebbe stato più tempo dedicato a migliorare la mia scrittura. Ha davvero importanza? L'ho organizzato per passione, sentivo di volerlo fare e oggi non me ne pento.
Spero che nessuno si illuda, perché di qua non si risparmia neanche mezzo metro! Ma dal confronto si impara sempre moltissimo. Anche una stroncatura è più efficace di un manuale (a meno che questo non abbia copertina rigida).

:-)

Questo è quanto. Vorrei capire cosa ne pensate. Trovate quanto ho scritto bislacco? Contraddittorio? Ingannevole? Non sono domande retoriche, beninteso: mi interessa sul serio.
Grazie a chi vorrà contribuire.

_____________
*
A chi interessa, qui. Dove appaio con una veste un po' più provocatoria del solito, e un po' confuso nelle argomentazioni, lo so. Farò ammenda
Per la definizione di troll, l'ottima wikipedia.

27 commenti:

  1. Io personalmente non ho seguito la discussione di cui accenni e da cui ha avuto origine questo tuo post-sfogo, però io seguo una linea che ti consiglio.
    Scrivo un blog perché mi piace scrivere. Se avessi zero commenti e zero lettori lo scriverei lo stesso, magari solo perché mi piace l'idea che esista qualcosa scritto da me nel web anche se non se lo fila nessuno.
    Poi, è ovvio che se riesco a creare un rapporto con altri internauti che condividono i mie stessi interessi non mi dispiace affatto.
    Se qualcuno pensa che ci sia in secondo fine in tutto ciò, sbaglia completamente. Ma io non penso di doverlo dimostrare. Non perderei mai tempo per fornire motivazioni e prove per dimostrare che nel mio blog non ci sono secondi fini.
    Io ho notato che in genere chi vuol pensare male è molto più bravo di chi è ingenuo a trovare sempre l'insinuazione giusta per mettere in dubbio qualunque argomento che contrasti la sua tesi accusatoria.
    Se vogliono vincere la guerra delle parole, gliela lascio vincere senza problemi. Io mi tengo l'onestà che ho dentro, che è molto più importante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci penserò su. Questa comunque non vuole essere una guerra, non qui almeno. ^^

      Elimina
  2. Semplicemente, concordo sul fatto che aprire un blog sia comunque una ricerca di visibilità. Diciamo, però, che "dare" in cambio contenuti di un certo valore può rendere meno irritante agli occhi altrui l'affannosa ricerca della visibilità da parte di alcuni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, appunto. Dove c'è affanno però si riconosce e di solito non ci sono molti contenuti, no?

      Elimina
  3. Ah guarda, dacché scrivo non riesco più ad andare ad un ristorante senza che qualcuno, con lacrime calde d'emozione agli occhi, mi paghi la cena al solo scopo di stringere quella mano che contribuisce alla scrittura di tutte le lettere alla destra della "Y". Senza contare tutti gli a capo e le correzioni.

    Si, i miei 5 lettori fissi lavorano in vari ristoranti. Il mio target è quello.

    Per una risposta più seria rimando ad un post apposito, dopo che ti ho letto in veste provocatoria (del resto ce lo dice Poisson che gli eventi rari vanno assaporati con tutt'altro atteggiamento).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. no, ripensandoci forse è meglio che non faccia altri commenti articolati, mi limito a quanto segue.

      Ok che mi piace fare l'outsider del mondo dei blog (più per pigrizia, ammettiamolo), ma non vedo orde di scrittori che emergono, supportati da orde^2 di amici che li sostengono, orbi della loro ovvia incapacità, a discapito di giovani talenti che, con la loro timidezza sincera in opposizione alla falsità altrui, non pubblicizzano i loro lavori.

      Vedo tanta scarsa qualità, ma essa esiste per l'esistenza di una definizione di "buona qualità", come vedo alcuni turisti della scrittura che certamente la passione ce la mettono. È bello vedere la passione nel lavoro, anche altrui.

      Pertanto la sensazione è che ti sia infilato in un covo di acidità (che va di moda, quando si è in grado di fare qualcosa almeno quasi discretamente). Capisco il turbamento.

      Poi boh, magari io non ho amici e magari li ho solo stronzi, ma li apprezzamenti li ricevo solo sulle cose migliori e meno di quelli che spettano ad una persona tanto splendida.

      p.s. le frasi "non guardo la tv, ma l'altra sera ho acceso per caso su [nome del noto reality/talent show di turno]" mi provocano sempre sincere risate.

      Elimina
    2. A me il nostro comune amico non ha mai offerto un pranzo. Anzi, ci deve ancora qualche birra...

      Elimina
    3. Aspettiamo che lo spread volga a nostro favore e tornerà da noi strisciando, a quel punto il debito verrà lavato nella birra. O nel sangue.

      Elimina
  4. Il punto è che lo scrittore, aspirante o meno che sia, oramai deve fare anche public relations, e quindi farsi pubblicità e promozione in tutti i modi leciti possibili.
    Ecco, il distinguo sta nella parole "leciti". Spammare ad alzo zero, indire concorsi furbetti per attirare una massa informe di visitatori... ecco, queste cose mi fanno abbastanza schifo.
    Come le famose antologie "365 racconti (horror, gialli etc etc)", che hanno il palese obiettivo di vendere almeno 365 copie - una per ciascun autore coinvolto, che poi chiaramente ne comprerà almeno 3 o 4, per rifilarle agli amici.
    Qui la passione io non la vedo più, e nemmeno la gestione sacrosanta dell'autopromozione.
    Qui vedo soltanto paraculaggine.

    PS: Non ho mai creduto a chi dice di scrivere solo per se stesso, specialmente su un blog. Si scrive sempre per gli altri, sperando di piacere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo stesso vale per molti concorsi con antologia, ho citato quello di edizioni MP perché il criterio di selezione saltava all'occhio. In molti di questi casi, come dici tu, l'antologia finisce agli autori e ai loro amici (e al passante incuriosito durante le fiere). Grazie per il contributo.
      Come dicevo più sopra, se uno scrive per se stesso non apre un blog. :)

      Elimina
  5. Mi spiace che ancora il punto del mio post non ti sia chiaro. Come ho specificato più volte, il fulcro è l'onestà. Stai chiedendo ai tuoi lettori di votarti per darti supporto? Dillo chiaro e tondo. Non usare mezzucci strani per far loro pena o altro, sii onesto e chiedi "Voglio vincere, mi aiutate?". Poi, chi vorrà verrà a votarti e chi non vorrà non lo farà. Ma almeno sapevano cosa gli chiedevi e per quale motivo. Fine.
    Te lo ha spiegato anche Gwenelan e qui sopra anche Alex. Più altri 3 o 4 nei vari commenti. Se ancora non è passato il messaggio, ci rinuncio.
    V

    PS: @Bugs30, mi spiace tanto deluderti, ma l'altra sera mi trovavo da amici per riportare loro una cosa che mi era stata prestata e mentre sedevo nel loro salotto, in sottofondo andava la tv. ;-)
    Come vedi, non ci sono grossi misteri, né risate da farsi venire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Platy, la tua posizione è chiara. Non sto svalutando l'onestà intellettuale, credimi. Solo che non mi viene spontaneo mettere in dubbio quella altrui.
      Grazie per l'intervento.

      Elimina
    2. Mmm, quindi tu dici che l'inganno è deprecabile, ma non possiamo sapere quando si inganna, in sostanza? In teoria, hai ragione, e sono la prima a dire che in molti casi non si può sapere... tu citi giustamente te stesso XD, io potrei citare me stessa. Nessuno di noi può dire con certzza che l'altro sta mentendo, no? Però a volte si può sapere eccome :/. Se io scrivo su un blog, è ovvio che voglio farmi conoscere e diffondere le mie idee/i miei racconti... ma questo NON vuol dire automaticamente che chiederò ai miei amici di votarmi in un concorso in cui so che è il commento positivo a spingere avanti il mio racconto, per esempio. Se sono una persona onesta, non dirò del concorso agli amici, o linkerò il concorso senza dire che sto partecipando (magari usando un altro nick), in modo che anche gli amici mi giudichino in maniera spassionata. Magari i miei amici neanche avrebbero mai letto i racconti se non sapessero che c'è il mio, lì... In casi del genere, l'inganno mi pare palese, al massimo si può dire che è "ingenuo", cioè che uno non pensa di star ingannando. Ugualmente quando io vengo a dirti, esplicitamente, che scrivo per hobby (sì, hobby, perché io ho visto anche casi di gente che parla di "hobby" e non di "passione" apposta, cioè, rimarcando loro stessi che il loro è un passatempo)... e poi si scopre che i tuoi commenti positivi, magari positivi perché indulgenti, o perché sei gentile e non vuoi buttare giù una ragazza che tanto sta solo "passando il tempo", li ho rigirati a una casa editrice. Anche qua mi pare palese, no? cioè, Platinum nell'articolo non guardava al "generale", a tutti i blogger che dicono di farlo per hobby, ma a quelli che prima dicono una cosa e poi ne fanno un'altra, cioè a quelli che con le loro azioni dimostrano l'inganno. Non era un'accusa generale alle intenzioni di tutti i blogger :).
      Poi, gli esempi di inganni editoriali o di chi indice concorsi ovviamente sono tantissimi, come il caso che cita Alex.

      Elimina
    3. Penso che "inganno" e "ingenuo" non siano parole che stanno bene insieme. A parte questo, mi sembri in linea con Alessandro e Alex. Il problema è che "onesto" non significa la stessa cosa per il soggetto (quanto è indulgente con se stesso) e per chi proferisce il giudizio. Qui siamo tutti concordi sul fatto che bisogna essere onesti, al di là delle mie divagazioni, ma ci sono diverse sfumature. Se devo esser sincero, mi piace il tuo approccio alla questione.

      Elimina
  6. Non ti porre grandi problemi. Anche se tu riuscissi a pubblicare con "l'inganno", è il mercato a dare la risposta definitiva.
    Una volta che il tuo libro finisce sullo scaffale, la visibilità del tuo blog, o qualunque altro tuo trucco, non riuscirà a determinare il successo o meno del libro stesso.

    Faccio un esempio pratico.
    Qualche anno fa seguivo il blog di una ragazza che raccontava la sua vita da precaria, e in particolare una situazione in cui il datore di lavoro le proponeva un... servizio sessuale... in cambio di un posto fisso.
    Da quel blog è nato (ovviamente, visto l'argomento) un libro. Poi si viene a sapere che il libro esisteva già, e che il blog era stato creato ad arte per creare "aspettativa inconsapevole".
    Il libro fece il botto (da quanto ho capito). Ma poi, i successivi... chi li ha visti?

    Se sei un mister nessuno è normale che, per farti leggere, tu debba catturare l'attenzione del pubblico. Però se non sei bravo, davvero bravo, il pubblico ti abbandona velocemente, anche perché i libri costano tanto, gli italiani leggono poco, e... in pochi (forse solo parenti e amici carissimi) sono disposti a comprare libri di uno scrittore che non apprezzano.

    Quindi? Ben vengano i mezzi per attirare l'attenzione. Ma sotto ci deve essere anche del valore. Altrimenti non c'è pezza!

    Poi... la conosci la storia di Tre metri sopra il cielo, vero (l'ho letta tempo fa sul Venerdì di Repubblica)? Moccia si era autopubblicato e non aveva avuto successo. Allora si era messo davanti ai licei di Roma a distribuire gratis le copie rimastegli della pubblicazione.
    Passa il tempo e un editore va in copisteria, e lì trova una montagna di plichi fotocopiati del libro di Moccia. Chiede al tizio che lavora lì e questi gli risponde che tra gli studenti il libro va a ruba.
    Bingo!

    Soprattutto... tutti bravi a criticare gli altri. Più difficile è creare qualcosa. Per cui, se ti senti a posto con te stesso, non devi dare spiegazioni a nessuno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non conoscevo la storia di Moccia!
      Sentirmi a posto con me stesso è un buon consiglio guida, grazie.

      Elimina
    2. Ben vengano i mezzi leciti per attirare l'attenzione, altrimenti diventa truffa e presa per il c... Come quella che hai citato sul libro della ragazza.

      Elimina
  7. Io ho letto il tuo post e in seguito mi sono andato a cercare quello di PlatinumV.
    In linea di massima credo che Platinum possa aver ragione su alcune cose ma che abbia -forse per un eccesso di attaccamento alla sua tesi- sparato tanto nel mucchio colpendo indistintamente tutti e buttando il bambino con l' acqua sporca.
    Tu indubbiamente avevi ragione su altre -e gli esempi che hai fatto su D' Annunzio erano legittimi, io ti potrei anche citare Dante Gabriele Rossetti che nel 1800 andò a riesumare la tomba della sia ex per trarre fuori un manoscritto pieno di poesie che poi pubblicò per farsi pubblicità, o potri citare Robert J Sawyer, che pur essendo un vincitore di premi Hugo ha un suo blog, Titter, Facebook...etc etc dove si autopromuove (cosa legittima )
    Però ad un certo punto non hai compreso che dall' altra parte le posizioni erano chiare e la tua interlocutrice non avrebbe cambiato le sue idee.
    Personalmente quando vedo che una discussione comincia a diventare un dialogo tra sordi preferisco tiramene fuori, però ripeto tu avevi come la tua interlocutrice delle ottime ragioni è mancato il punto d' incontro, ecco tutto.
    Detto questo concordo con Glauco...se ti senti a posto con la tua coscienza non devi rendere conto a nessuno perchè tanto creare è difficile, e tu col tuo concorso stai creando, criticare è difficile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sorrido all'aneddoto (macabro) su Rossetti e incasso il colpo. C'è una distanza misurabile tra le due posizioni.
      Grazie anche a te.

      Elimina
  8. Appunto, io penso che chi si sente a posto con la propria coscienza non dovrebbe scaldarsi tanto e fare un simile polverone. A me sembra che il significato del post di PlatinumV non sia stato compreso fino in fondo e che qualcuno se la sia presa perché si è sentito chiamare in causa. Tutto qui. Per quanto riguarda l'esempio di Moccia, non mi pare che lui abbia usato mezzi sleali per farsi conoscere: si è solo autopubblicato e ha distribuito il suo romanzo a un pubblico che lo poteva apprezzare, riuscendo così a farsi notare. Cosa c'è di sleale in questo? È sleale invece quando qualcuno passa avanti a un altro in un concorso, solo perché ha più amici che lo votano per sostenerlo. Poi è chiaro che chi è meritevole va avanti e chi non lo è si ferma alla prima pubblicazione. Resta tuttavia sleale il tentativo di passare avanti ad altri, usando le proprie amicizie. Con questo non si è voluto colpevolizzare nessuno dei presenti e se c'è chi se l'è presa tanto, beh forse è perché la coscienza troppo pulita non ce l'ha, altrimenti non si sarebbe sentito minimamente toccato da questo discorso e continuerebbe a camminare a testa alta, com'è giusto che sia.

    RispondiElimina
  9. Un blog, essendo un contributo pubblico genera (o non genera) notorietà. Uno dei motivi per cui lo faccio è proprio questo (dove notorietà non significa necessariamente successo, ma il creare una rete di amici virtuali). Uno dei motivi per cui scrivo è allenarmi, essere in grado di scrivere quasi quotidianamente qualcosa, anche in vista di una carriera giornalistica. Inoltre vorrei pubblicare i miei scritti, non solo non ci vedo nulla di male, ma è uno degli obiettivi del mio blog. Se apprezzano il mio blog, apprezzeranno magari quello che pubblico, non c'è niente di male in questo. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho visto che hai adottato un palinsesto con post giornalieri, sarà un buon allenamento!
      Grazie per il contributo.

      Elimina
  10. Aprire un blog crea della visibilità, ovviamente, ed è uno degli scopi per cui è utile averne uno. L'importante è che sia uno degli scopi e nemmeno il più rilevante, altrimenti si cade nella tentazione di trucchetti facili per incrementare visite e nella scelta di focalizzarsi su contenuti di scarsa qualità ma che fanno rumore.
    Io preferisco poche visite ma di gente interessata al confronto e poi, se ciò un giorno mi sarà di aiuto per la mia "carriera" da scrittrice, ben venga. In realtà mi ha già dato tantissimo in termini di conoscenze di persone competenti e interessanti e di cose apprese!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, anch'io ho imparato molto dagli altri. E ho conosciuto persone estremamente interessanti, che altrimenti non avrei incontrato se non per caso.

      Elimina
  11. Sentite, ma non si può semplicemente tenere un blog per il gusto e il piacere di scrivere, di avere qualcuno con le nostre stesse passioni con il quale interloquire? Poi, è anche lecito tenerlo per avere visibilità. Oppure tenerlo per fare ginnastica alle dita, che so. Non vedo se e dove ci siano problemi, sinché le intenzioni sono chiare. Ciao e scusate il tono vibrato, diciamo.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...