lunedì 7 gennaio 2013

Cyberiade di Stanislaw Lem

Non conoscevo Lem prima di Cyberiade. Conoscevo la sua opera più famosa, Solaris, ma solo grazie al film che l'ha resa tale*. È quindi con animo contrito e in cerca di redenzione che mi sono avvicinato a questo bel libro dalla copertina nera...
... ed è anche la ragione per cui mi è stato difficile scrivere questa - chiamiamola così - recensione. L'avevo promessa in qualche momento di Dicembre, già rimandata, e alla fine ne ho scritta un'altra.
Spero che vada bene comunque.

Ulteriore premessa.
Stanislaw Lem nacque nel 1921 in Polonia. La fantascienza, per come l'ho conosciuta fin da piccolo, è stata scritta in inglese, pubblicata su riviste americane e giunta a noi in traduzione. Oltre a Lem, l'unico altro autore di origine slava che conosca è Asimov. Ma Asimov, di un anno più giovane, emigra negli Stati Uniti alla veneranda età di tre anni. Non sapevo quindi cosa aspettarmi da questo libro, soprattutto dopo aver letto una recensione (della cara Nereia) che parla di un libro che con Solaris sembrava aver poco a che spartire!


Un universo sospeso fra tecnologia e fiaba

Cyberiade è una raccolta di racconti, che ripercorre le principali "fatiche" di due inventori, Trurl e Klapaucius. Trurl è protagonista della maggior parte, mentre il secondo oscilla tra l'eterno scetticismo nei confronti del collega e l'invidia. Prima di partire, però, lasciamo parlare l'autore e ci leggiamo l'incipit: "Un giorno Trurl il costruttore montò una macchina in grado di creare tutto quello che cominciava per N".

Fin dalle prime righe, capiamo che il tono è fiabesco, poco rigoroso dal punto di vista scientifico ma molto ricco di inventiva. I due protagonisti sono, appunto, degli inventori, e per tutto il libro costruiscono macchine per risolvere problemi, propri e altrui, arricchendosi in denaro e notorietà. L'universo di Cyberiade è ricco di bizzarrie, a cominciare dai suoi abitanti. Ci sono re e principesse, cavalieri, pirati e forze di polizia, fantasmi e demoni. Insomma, una miriade di occasioni per provare l'ingegno di Trurl e Klapaucius.

Molte delle situazioni costruite da Lem devono molto al folclore. Possiamo dire che Cyberiade è sospeso fra tradizione e robotica. C'è la cyberstrega, la cui dimora si sposta su zampe di gallina, una moderna Baba Yaga (come ci racconta Marcella). C'è il demone di seconda classe, un'entità magica e termodinamica, non-classica e stocastica. C'è il cavaliere, ma è metallico e perfettamente sferico. Un altro tipo di perfezione caratterizza la mente di un consigliere realizzato da Trurl, per sconfiggere il quale dovrà ragionare al limite della follia. Non mancano riferimenti ironici alla società. La burocrazia: un'entità immonda resiste a servospettri e spaventocotteri, ma dovrà sloggiare in seguito a un'ingiunzione tributaria. La natura umana: una sostanza in grado di incrementare il grado di empatia fra gli individui, l'altruzina, susciterà effetti imprevedibili e devastanti.
Gli stessi inventori sono, in realtà, due forme di vita robotica (come metà degli abitanti di questo universo), aspetto che consente loro una prospettiva disincantata sulle specie umanoidi.

Illustrazione di Daniel Mróz
Particolarmente interessante è un ciclo che comprende alcune storie verso la fine del libro. Trurl riceve visita dal cavaliere sferico, che lo invita a realizzare per il suo re tre macchine narratrici: la prima per trascorrere il tempo, la seconta per l'intrattenimento e la terza per edificare la mente. Si tratta di tre racconti, a loro volta ramificati con vario grado di complessità. Durante il collaudo, Trurl non può non chiedersi perché questi esseri sono sferici. Questo blocco è probabilmente quello che meglio rende il rapporto tra Lem e la tradizione. Le cornici sovrapposte ripropongono una struttura tipica di un modo di narrare che oggi si è un po' perso. Seguendo l'avventura di Chiara, che ha recentemente affrontato Le Mille e una Notte, non ho potuto fare a meno di tracciare un parallelo con le storie di quest'opera monumentale, con le loro diramazioni e gli intrecci intricati.

A onor del vero, il ciclo delle tre macchine è l'unico esempio in tal senso. Prima ci sono due racconti a se stanti, sette "fatiche" (e un paio di bis), mentre chiudono il libro altri due racconti isolati, l'ultimo dei quali tratto da un metalibro: il Cybereroticon. Sembra quindi, al mio occhio un po' miope, che Lem volesse omaggiare in vario modo diverse tradizioni popolari e letterarie.
E ci è riuscito. Con un pizzico di scienza, magia e molta ironia.


Addendum tecnologico

Non posso non ricordare che a Lem la grande G dedicò uno dei migliori doodle della storia. Lo propongo a voi, affinché possiate giudicare. La grafica è ispirata alle illustrazioni originali di Cyberiade, a opera di Daniel Mróz, artista polacco.
Vi avverto che è un doodle interattivo, ci vorranno alcuni minuti per apprezzarlo appieno!

__________
*
Se ve lo state chiedendo, quello di Tarkovsky. Quello di Soderbergh, per quanto efficace visivamente, non mi ha convinto del tutto.

12 commenti:

  1. Grazie per l'ottima e immagino non facilissima recensione. Non ho letto Cyberiade ma non mancherò di procurarmelo quanto prima.

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    1. Posso finalmente pavoneggiarmi di aver letto un libro che tu non hai letto! :D
      Io lo consiglio con fervore, è un pozzo d'inventiva.

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  2. Non conosco questo libro - sono fermo a Solaris

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    1. Penso sia molto diverso. Un po' meno filosofico, più giocoso ma senza esser frivolo.

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  3. Complimenti,Lem non è un autore facile a cui accostarsi. Ti consiglierei di suo anche la sua ultima opera Il Pianeta del Silenzio (TITOLO OR Fiasco) che ha toni molto piú tecnologici.

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  4. Bel commento :)
    Ricordo il doodle di G, me l'hai fatto conoscere tu! Davvero un gioiellino.

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  5. Avevo provato in passato a leggere qualcosa di Lew, ma l'avevo trovato piuttosto pesante... Non ricordo il titolo. Questo sembra più interesasnte, grazie della segnalazione!
    Il Moro

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