martedì 18 dicembre 2012

I natali del pastore Kassir

Post sul filo del narcisismo* - ye be warned!

Il racconto pubblicato sabato era un esperimento.
È andata più o meno così.
Qualche tempo fa, mentre ragionavo sulla possibilità di scrivere alcune storie ambientate nel mio mondo fantasy, iniziai a scrivere una storia un po' diversa dalle (mie) solite. Il genio nella lampada magica, se vogliamo, raccontato a modo mio. Iniziai a scrivere questa vicenda e la portai a termine, evento da non sottovalutare. Il risultato era sufficientemente distante dall'idea originale da farmi comprendere che non potevo scrivere un racconto da "Mille e una notte", se non altro perché non avendo letto le novelle arabe non potevo neanche fare sfoggio di chissà quale abilità mimetica.
C'era però qualcos'altro che bolliva in pentola.

Immagine di Karbo.
Nella mia ambientazione fantasy ho previsto un popolo esotico, per la verità ispirato all'antica Persia più che all'Arabia. Quale che sia, questo popolo entra (marginalmente) nel romanzo-che-sarà, ma proprio per questo è meglio che i pochi dettagli che emergeranno poggino su una base solida. Una collocazione geografica, un minimo di storia*... e una mitologia.
Qualcosa che facesse parte di una tradizione popolare.
Qualcosa tipo un eroe.
Oddio, forse eroe non è proprio la parola giusta!

Così nasce, più o meno, la storia di Kassir il pastore. L'appellativo cambierà due o tre volte, a seconda di quanto spingerò innanzi la storia. Il personaggio stesso, d'altra parte, è tutt'altro che fermo e si presta a un certo tipo di crescita. Per "finalizzarlo" mi sono servito di due spunti letterari, molto diversi fra loro, che i più acuti lettori indovineranno senza ombra di dubbi. Uno dei due, in realtà, è a sua volta ispirato a un personaggio storico - la qual cosa non ci scandalizza.
È bene ricordare che il sottoscritto si inchina al cospetto dei due giganti dai quali ha osato prendere spunto per ritoccare il pastore.

Veniamo ora ai racconti.
C'è una parte della tradizione, più convenzionale e sul modello di presunti detti e fatti dell'eroe, che prende la forma del racconto pubblicato l'altro giorno. Una forma sintetica, essenziale, che può contenere un (presunto) insegnamento. In questo senso, quanto ho scritto è un esperimento. Il tono poteva essere forse più aulico, ma ho preferito ripulire il testo da una lingua troppo ricercata.
C'è poi una seconda anima, più aderente (se vogliamo) alla "realtà" dei fatti, che assume la forma di racconto ordinario, con inizio, svolgimento e fine... insomma, la poetica aristotelica.
Be', più o meno.
Confido, prima o poi, di pubblicare almeno altri due racconti.
Uno simile a quello pubblicato, al costo di essere ridondante. Il secondo, un racconto un po' lunghetto, che potrebbe comparire a puntate - non ho ancora deciso. (Soprattutto, devo ancora rivederlo pesantemente!) Si tratta, in buona sostanza, un 2/3 del racconto originale del genio, e non abbiatene a male perché, credetemi, si tratta di un'anticipazione meno importante di quanto sembri.

Per il momento, questo è quanto.
Ogni feedback è più che gradito, così come spero di fare cosa gradita condividendo un po' di narrativa.

___________
*
E un tantino fuoriprogramma.
**
Lo so, in questo post abuso del termine.

10 commenti:

  1. Credo sinceramente sia un'ottima idea. La narrazione ci guadagna sempre nel rapporto con i lettori, anche pochi, anche distratti. Seguirò volentieri il tuo racconto. Buon lavoro!

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  2. Ehi, anche io sto ambientando la mia storia pseudofantasy tra Persia e Arabia :D
    Belle ambientazioni, eh?

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    1. Indubbiamente! Sia gli scenari, sia la cultura. La mezzaluna fertile, la culla della civiltà!

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  3. Risposte
    1. OT: Sono già in arretrato con i meme, ma apprezzo ugualmente!

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  4. Che bello! Una cosa portata a termine che non vedo l'ora di leggere. Se servirà, ti farò anche le mie solite osservazioni pignole e del tutto non richieste!

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