mercoledì 26 settembre 2012

La mia Trilogia Fantasy, parte II

Come annunciato, riprendo il discorso iniziato a luglio. Potete tranquillamente ignorare il post precedente, che comunque lì è e rimane. Riassumendo, si parlava di una saga fantasy mai scritta, la mia, che iniziai a ideare quand'ero un po' meno argonauta e... Insomma, andavo al liceo!
Da una concezione primordiale (un bosco, due capanne e tre personaggi) ho via via aggiunto dettagli, arrivando a definire una prima bozza di ambientazione. Un mondo semplice - simpaticamente ribattezzato Gnomolandia - ma con le sue montagne, i suoi boschi, i suoi fiumi e persino qualche città.
Insomma, per farla breve, a voi la seconda parte.


L'evoluzione della storia e un po' di devastazione

Qualcosa del genere?
La prima versione di questo nuovo corso, collocata in un mondo definito meglio, parte da una scena di morte e distruzione. Sul serio!
Nel primo capitolo vediamo una teoria di persone che si allontana da una grande città, non ricordo se in fiamme o in procinto di. Il dato di fatto è che una sciagura si abbatterà prima o poi su di loro. Così va la vita. Successivamente - ciò è abbastanza curioso - ho scritto un prologo* dove un povero cristo, un mercante di ritorno da un lungo viaggio, trova la sua magione ridotta a sassi e legni anneriti. Oggi ci rido sopra, ma a lungo mi sono trascinato questa distruzione nelle prime pagine. Subito all'inizio, senza che ce ne fosse un vero motivo.

È dovuto trascorrere un po' di tempo, prima che mi liberassi di questa zavorra.
Poi mi sono liberato di uno dei narratori. Avevo pensato a due vicende in parallelo, in due luoghi distanti, ma ho poi realizzato che in fondo non era una grande idea. Ci sono vari modi di impilare i punti di vista, ma è ragionevole pensare che l'inizio, già lento di suo, esercita meno presa se è frammentato. Fateci caso: molti mattoni fantasy raggiungono la velocità di crociera dopo un centinaio di pagine. Non è un caso che George R.R. Martin, che ha dato luogo a un'autentica diaspora dei narratori, fa iniziare la vicenda in un unico luogo. Be', quasi.
Tagliai così un protagonista e metà della storia.
Tagliai la magia.
Introdussi la religione.
Sì, la religione! Una delle cose che non ho mai digerito è la scarsa considerazione per l'elemento religioso in un contesto che, per altri aspetti, è ispirato al Medioevo. E l'evo di mezzo è un periodo dominato dalla religione. Stiamo parlando di risvolti che trasudano epicità: le Crociate, papa Leone I che affronta Attila come se si trovasse in piazza Tienanmen e così via. Per non parlare di tutto il folclore medievale, le streghe e la lotta per le investiture!


Divagazioni un po' invadenti

Per non parlare delle rovine!
Quello che ho sempre trovato difficile, in tutta sincerità, è la Storia: il disegno che va da Α a Ω e descrive tutto ciò che sta in mezzo.
Avanzare alla cieca mi ha permesso di esplorare i personaggi, i loci amoeni, le mille perversità dell'animo uman... beh, adesso non esageriamo! Nessuna perversità. Ho imparato, piuttosto, come dare ai personaggi una storia personale, delle motivazioni e dei sentimenti. Perché alla fine questo disegno dovrà nascere sì da circostanze esterne, che siano contingenti o rigidamente determinate, ma anche da chi si troverà a viverlo in prima persona. O in terza.
Così, più o meno, nasce il personaggio del Principe.

Sul finale del post precedente avevo scritto:
[...] una città [...] avrà un ruolo importante nel primo tentativo di tracciare una storia [...]

La città era importante, ma anche una lunga divagazione.
L'idea era di occupare con una quest secondaria gran parte del secondo libro. Una specie di Crociata andava più che bene, anche senza crociati - la religione ancora non c'era! Forse all'epoca pensavo che un gruppo di eroi in marcia verso una nazione lontanissima e apparentemente estranea agli scopi della loro missione fosse una buona idea. La convinzione era talmente forte che, a un certo punto, ho tolto tutto il resto e mi sono concentrato sulla figura del Principe.
C'è qualcosa, in questo nobile giunto da lontanissimo, che ha influenzato la mia visione di Gnomolandia. Non era più solo un problema di trama. Cominciavo a preoccuparmi delle tre dimensioni, della storia e dei risvolti filosofici basilari. Perché questa città è così importante, da spingere un tizio a mendicare aiuto al di qua del mare? È forse legata alla religione? È magica? Ci vivono tanti gatti, o c'è un cane a tre teste che le fa da guardiano?
Insomma, tante domande che richiedevano una risposta.


Che cosa c'entra Senofonte?

È con sommo gaudio che mi accingo a svelare l'arcano.
Che diamine c'entra Senofonte in tutti questi deliri?
Ne avevo parlato in due occasioni (qui e qui). Non solo la lettura della sua Anabasi si è rivelata piacevole, ma mi ha aiutato a dare una conformazione più solida alla mia Gnomolandia. Il fattore scatenante che mi ha spinto al salto di qualità.

Il mondo conosciuto ai tempi di Senofonte. Più o meno.
Una cronologia essenziale coerente, per esempio.
Una mondo vasto, popolato da genti che non si esauriscono nella mappa. C'è un regno, tangenziale alla storia che racconterò, simile all'impero del Gran Re. Ma la tentazione di esplorarlo tutto crolla se valutiamo le distanze. Così l'Oscuro Signore - che in realtà non ho mai introdotto - diventa un signorotto locale e gli eroi dovranno affrontare ben altre difficoltà che smontare le sue macchinazioni.

Incidentalmente, la pseudo-Persia mi ha anche dato uno spunto per ampliare la mitologia di Gnomolandia con un nuovo personaggio, che non sarà presente nel romanzo, e un racconto orientaleggiante che mi sono divertito a scrivere. Non prometto, ma nemmeno escludo, che alcuni brevi sprazzi d'oriente raggiungeranno queste pagine.

In conclusione, anche se leggere Senofonte forse non mi ha aiutato a disegnare la Storia, grazie a lui ho finalmente delimitato i confini dell'ambientazione. Ambientazione che a breve collauderò con alcuni amici, facendo da narratore per un gioco di ruolo.
Non posso negare che l'opportunità di esplorare Gnomolandia dall'interno mi elettrizza!


Alla fine, questa trilogia l'hai scritta?

No.
Non sarà nemmeno una trilogia, ma un romanzo. Al di là degli aspetti da definire, dai dettagli da rifinire e da quella maledetta questione dei nomi, la trama c'è. Sarà un viaggio, se ancora non l'avevo detto. E cercherò di evitare stragi inutili, lo prometto. Se tutto va per il verso giusto, confido di avere una scaletta di massima per i primi rintocchi del 2013.
Sono nelle mani di Calliope.

_____________
*
Che cos'è un fantasy senza prologo?

17 commenti:

  1. I nomi, maledetti, ci perdo sempre delle ore...
    Il Moro

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    1. In un fantasy, la tentazione di scegliere nomi a caso, tipo Elgar, Amul e Kazaman, è forte. Quella di tramutarli in El'gar, Amŭl e Khazamaan, ancora di più.
      Sarà un bello scoglio, altroché!

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  2. Sai che la cosa che m'intriga di più in tutta la tua ricostruzione è proprio il particolare di Senofonte?

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  3. Sulla relgione hai ragione. Anche nel mio pseduo-famigerato-fantasy ho in mente di introdurla. Ma il mio non è ambientato in un medioevo, ma in tempi moderni.
    Però è vero che la religione viene scansata. Nella saga di Shannara non c'è. Ma anche in altri romanzi non ho trovato nulla.

    Auguri per il tuo lavoro :D

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    1. Io l'ho trovata solo raramente, anche dove c'era una divinità benefica... Ma non i suoi sacerdoti!
      Ahah, almeno l'epoca non sarà la stessa. Auguri anche a te!

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  4. Sai che mi sembra davvero intrigante l'intreccio? ottimo anche il passaggio dalla magia alla religione e, presumo, anche complesso. Buon lavoro in attesa del 2013!

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    1. Quello è stato combattuto. Infatti... no, non dico più nulla!

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  5. Benissimo! Direi che ora hai tutti gli strumenti... i tuoi fan aspettano il libro!

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    1. Libro che, se tutto va bene, inizierò nel 2013! :P

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    2. Sono una persona paziente, non preoccuparti. Terminalo prima che io muoia e non ti dirò mai che sei in ritardo!

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    3. Secondo le statistiche dovrei morire prima di te. Comunque sì, cercherò di finirlo (almeno la prima stesura) prima della mia dipartita.

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    4. Non fidarti mai delle statistiche tanto più che ci sono troppe variabili. Dai, finire la prima stesura dovrebbe essere un progetto fattibile. Al massimo mi farai leggere quella! Ah ah ah!

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  6. Lo ammetto, sono curiosa u.u

    Anche perché, come te, trovo che si parli troppo poco di religione nei fantasy di stampo medievaleggiante!

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    1. Oddio, non volevo suscitare folle di curiosi. Era un po' la mia versione dei romanzieri anonimi.
      In realtà il Medioevo nel fantasy mi ha un po' stancato, ma per ragioni affettive... be', sono un debole!

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  7. Ahi! I nomi! Ehm... Faccio brutta figura se scrivo che io uso un generatore di nomi fantasy, quando ho voglia di scrivere di elfi, nani e cavalieri?
    In realtà, ho abbandonato il tentativo di scrivere fantasy dopo che mi sono accorta che sono una otaku della sf e che non ci riesco proprio, a non inserire computer e astronavi nelle mie storie...
    Tu, però, tieni duro eh, che lo vogliamo leggere questo romanzo! ;)

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    1. Beh, lo stesso Tolkien ha copiat... preso spunto dalle saghe nordiche. Uno dei nani è proprio preso paro paro dall'Edda. Per gli elfi si è inventato una linga!
      Ecco, eviterei di creare una lingua.
      In compenso, ho appena scoperto cosa significa otaku!

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