Di recente ho letto Catena Alimentare di Stefano Tevini, editore Lambda House.
Quando l'ho iniziato, mi ero fatto tutt'altra idea su dove l'autore sarebbe andato a parare. Mi sono quindi trovato spiazzato due volte: la prima perché ne avevo letto una presentazione e non mi aspettavo che si partisse solidali con un protagonista negativo, un antieroe, al culmine della sua ascesa sociale, la seconda perché non mi aspettavo che la storia tornasse invece subito alle origini in cui Gootchi è un signor nessuno, una nullità senza grinta in un mondo in cui sembra destinato a essere schiacciato. Da qui, grazie all'aiuto di un personal coach, assistiamo alla sua crescita e all'emergere del predatore sopito dentro di lui, fino all'epilogo che lascia una terza volta spiazzati - ma questa volta un po' me l'aspettavo - e si ricollega all'inizio. Lo scenario è quello di un mondo andato oltre, senza più stati (falliti) né leggi, ma governati, se si può dire, da chi ha e da chi può, dove il peso contrattuale dell'individuo, in qualsiasi contesto, è determinato dalle risorse di cui dispone. In qualche modo questo mondo va avanti e personaggi senza scrupoli sono ai vertici della società, dove denaro, spregiudicatezza e reputazione sono le tre monete che garantiscono il successo, almeno fino al prossimo colpo di scena. Manco a dirlo, Gootchi risale questa sanguinosa catena alimentare in una sorta di parabola negativa, raccontandoci senza filtri le nefandezze di un mondo senza più leggi né morale.
La scrittura di Tevini è veloce e scorrevole, non edulcora nulla e arriva dritta al punto. E fa male. Ma è giusto che lo faccia, altrimenti la distopia sarebbe un genere senza senso e non porrebbe nessun dubbio sui prodromi riconoscibili intorno a noi di un futuro che sarebbe altrimenti troppo estremo e lontano da averne il timore.
Di Tevini avevo già letto anche Testamento di una maschera e Storia di cento occhi, ma commentato qui solo il primo (lo trovate seguendo i tag, insieme a un'intervista all'autore).
Un altra vecchia conoscenza dell'Argonauta è Alessandro Forlani, che manco a volerlo ho conosciuto grazie ai suoi terribili negromanti che per la propria sopravvivenza soggiogavano il Paese e ne esaurivano le risorse migliori. Recentemente ho letto una sua breve raccolta, Provincia senza nome in cui, manco a volerlo, ritroviamo le speranze divorate e scenari distopici.
I tre racconti inclusi sono di ispirazione lovecraftiana, da parte di uno scrittore che nel breve formato ha spesso dato il meglio (parere mio) e in questa occasione si è lanciato con l'autoproduzione.Nel primo, forse il più classico dei tre, Forlani ci racconta un orrore di provincia, ma non per questo meno agghiacciante. Strani colori, distanze impossibili, e qualcosa che deve pur mangiare... queste sono le cose che il protagonista deve affrontare, ritornando al quartiere d'origine per discutere dell'eredità del padre defunto. Qui dovrà rivivere un trauma del passato, ma non necessariamente per superarlo.
Nel secondo, una giovane donna combatte affinché le statistiche diffuse incessantemente dall'ente IstatNE, in un mondo in cui i numeri sembrano governare la vita nel Paese, riconoscano un tragico errore di cui è stata testimone. Per me è stato il racconto più inquietante, perché qui riecheggia un certo uso dei numeri per rinforzare alcune realtà a discapito di altre, o deformarle del tutto per far prevalere un'idea, una visione, che non ho alcuna difficoltà a riconoscere nel mio quotidiano.
Il terzo è il più vicino all'orrore cosmico di Lovecraft ed è ambientato sul finire degli anni '70. Forlani ci racconta le vicissitudini di un gruppo di giovani speranzosi, che con i loro telescopi non aspettano altro che gli UFO atterrino e salvino l'umanità. La cornice è la costa del Conero, nella regione dell'autore, qui martoriata e perforata dai neri raggi che provengono dagli spazi freddi e alieni a cui il maestro di Providence ci ha abituato.
Se vi attira, lo trovate solo su Amazon.
Di Forlani avevo parlato anche altrove, trovate anche un'intervista e soprattutto un racconto all'interno del primo volume di 3Narratori, la raccolta da me curata nel 2013 (di cui dovrei rivedere l'accessibilità).
E con questo è tutto. Avevo la mezza idea di aggiungere anche un classico, sul tema, di quelli su cui sono già state spese migliaia di parole, ma il tempo è quello che è, anche in questa strana estate, e adesso scappo a leggiucchiare qualcosa.
Buone letture e a presto!
L'era del blogging sarà anche finita ma il vizio ogni tanto torna a tutti, eh? È bello rivedere qualche post qui!
RispondiEliminaCome si dice, il lupo perde il pelo... ;)
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