Un giorno, il vecchio stilita scese dalla colonna e si diresse al villaggio. Indossava un'ampia veste immacolata, e aveva barba e capelli anch'essi bianchi. Le vesti erano intese a mostrare la sua santità, il suo corpo a infondere saggezza nelle sue parole.
Il suo ritiro era durato diciannove anni. In un primo momento faticò a riconoscere i costumi di quegli strani esseri che un tempo venivano a omaggiarlo, piccoli e tutti ugualmente brutti. Poiché ora camminava fra loro, nessuno si avvicinò a omaggiarlo, neppure l'uomo che tempo addietro era venuto da lui in cerca di consiglio e che ora si faceva chiamare Re.
Lo stilita decise che avrebbe parlato al suo popolo con i piedi nella stessa polvere.
Per primo incontrò un vecchio. Con le dita riparava una rete, ma dalle palpebre appesantite fissava oltre. La pelle grinzosa del volto si contraeva come se masticasse, nonostante gli si vedessero le ossa. «Che fai?» gli chiese lo stilita. «Non riesci ad agire, ma l'ozio non si addice all'uomo retto. Il villaggio ha bisogno delle tue reti, la tua famiglia del pescato. Perché se ti guardo negli occhi io vedo la morte?»
Il vecchio rispose senza alzare lo sguardo. «La mia vita è erosa dal flusso degli anni. Un tempo il fiume mi diede ricchezza, ma ora è il Re a possederlo e non ho più da mangiare. Ora cerco solo la calma e la quiete. Vai a infastidire altri!»
L'eremita chinò il capo in segno di rispetto, ma in cuor suo fu turbato.
Ripreso il cammino, incontrò un giovane che bighellonava per strada. Prendeva un sassolino e lo lanciava sul muro antistante, dove qualcuno aveva tracciato dei segni col gesso. Era lercio e nelle movenze c'era un che di bestiale. «Per quale ragione sprechi il tuo tempo? Non ci sono campi da arare, capanne da riparare, anziani da accudire? Devi mettere il tuo vigore al servizio della comunità, perché non durerà in eterno. Che ne è dei tuoi sogni?»
Il giovane lo guatò a lungo prima di ribattere. «Il Re ci ha tolto i campi e la paglia. Passo il tempo qui in strada perché il Re non mi ha strappato i sogni, che sono al servizio della comunità se qualcuno li vorrà realizzare.»
Lo stilita si allontanò a capo chino, finché, al limitare del villaggio, incontrò una donna che spazzava la polvere in strada. «Per quale ragione svolgi questo lavoro? Non hai nulla da fare in casa, un figlio da accudire o un tappeto da tessere?»
La donna si mise le mani sui fianchi e lo squadrò come se ciò che aveva detto non avesse senso. «La concubina reale è morta senza dare eredi. Il Re ha bandito che guiderà gli uomini colui che saprà rendersi uguale a loro. Dice che fu un eremita a consigliarlo in tal senso. Tu sei forse quell'eremita? Attendevo il tuo arrivo e per questo ti pulisco il cammino.»
Un sorriso decorò il volto del saggio, che ringraziò la donna e proseguì verso la villa dove il Re dimorava. Prima di raggiungere il recinto, sentì una botta alla schiena e cadde. Il giovane a cui si era rivolto trotterellò di fronte a lui, e con la coda dell'occhio osservò il vecchio che l'incitava. La donna era tornata a spazzare, guardando in terra.
«Perché?» chiese lo stilita.
«Perché il Re è diventato tale ammazzando il proprio rivale. Ha poi radunato gli anziani durante un festeggiamento e imprigionato chi gli si è opposto. Tu sei sceso dalla colonna, ma non sei uguale a noi e l'ho capito dalle tue idiozie. Ora ti darò ciò che meriti!»
«Uccidilo!» berciò il vecchio raggrinzito, mentre il ragazzo lo prendeva a pugni, ma poi si stancò e tornò alla sua rete. Anche il ragazzo trovò di meglio da fare e corse via.
Solo la donna rimase a guardarlo, insozzato di polvere e sangue.
«Povero eremita. Forse non meritavi tutto questo. Spero che quando sarai tornato sulla tua colonna rifletterai bene prima di assecondare chi ti chiede consiglio!»
Lo stilita si chiese se fosse davvero il caso di proseguire.
* * *
Questa storia è comparsa a suo tempo su un giornalino scolastico, ma l'ho poi rimaneggiata e ho cambiato il finale. Il breve racconto non è in alcun modo da intendersi un'allegoria o chissà cosa. Ogni riferimento a fatti, persone... be', si è capito. Gli stiliti, per la cronaca, sono esistiti davvero nel medioevo. Tuttavia, nonostante l'indubbio fascino, non è uno stile di vita che mi sento di consigliare a chicchessia.