venerdì 27 gennaio 2012

L'Antichità secondo Lord Dunsany


Questo è stato decisamente più ostico del precedente. Ci sono delle frasi troppo lunghe e piene di coordinate, che non sempre ho potuto spezzare. In qualche punto mi sono preso delle libertà per meglio rendere l'atmosfera, evitando appesantimenti eccessivi, dato che la storia, di per sé, non è pesante. C'è poi l'aspetto storico, niente affatto trascurabile, che mi ha spinto a rifugiarmi nelle annotazioni in fondo.
Suggerisco a chi non l'ha fatto di leggere anche il racconto precedente.
Per farvi un'idea di Lord Dunsany, rimando alla mia breve introduzione.
Buona lettura!

Why the Milkman Shudders When He Perceives the Dawn

Nel Salone dell'Antica Compagnia dei Lattai, intorno al grande focolare sul fondo, quando i ciocchi invernali bruciano e tutte le maestranze sono lì radunate, essi raccontano, come i loro nonni raccontavano prima di loro, perché il lattaio rabbrividisce quando percepisce l'alba.
Quando arriva, l'alba scivola ai margini delle colline e scruta oltre i tronchi, creando ombre meravigliose, tocca le cime delle colonne di fumo che salgono dalle casette che si risvegliano nelle valli, e irrompe, dorandoli, sopra i campi del Kent. Quando, in punta di piedi, giunge presso le mura di Londra e si infila timidamente per le vie oscure, allora il lattaio la avverte e rabbrividisce.
Un uomo può essere un Apprendista Lattaio e può conoscere il borace(*) e come mescolarlo, e tuttavia non basta affinché gli venga raccontata la storia. Solo cinque uomini la raccontano, cinque uomini indicati dal Maestro della Compagnia, che provvede a sostituire i posti vacanti, e se tu non la ascolti da uno di loro non la ascolterai da nessuno, e non potrai così sapere perché il lattaio rabbrividisce quando percepisce l'alba.
È usanza che uno di questi cinque uomini, che hanno tutti una barba grigia e sono lattai dall'infanzia, si strofini le mani presso il focolare dove bruciano dei grossi ciocchi e, sedutosi comodamente sulla sua sedia, sorseggiando qualche bevanda molto diversa dal latte, si guardi intorno per assicurarsi che non ci sia nessuno a cui la storia non debba essere raccontata e, avendo visto solo i volti di uomini della Compagnia chieda silenziosamente il consenso di chi altri fra i cinque è presente e, ottenuto il permesso, si schiarisca la voce e inizi a raccontare la storia. Un gran silenzio scende nel Salone dell'Antica Compagnia. Grazie alla peculiare forma del tetto e dei travetti, la storia risuona in tutta la sala, così che i più giovani la ascoltano lontani dal fuoco, sognando il giorno in cui forse saranno proprio loro a raccontare perché il lattaio rabbrividisce quando percepisce l'alba.
Quella storia non viene raccontata come un evento occasionale, o come gli uomini commentano le rispettive vicende personali, ma viene raccontata presso il grande fuoco solamente quando, secondo il giudizio dei cinque prescelti, l'occasione, la quiete, il vino e il comune profitto lo consentono: dopodiché uno di loro la racconta come ho descritto, senza l'annuncio di un maestro cerimoniere ma spontaneamente, dal calore del fuoco presso il quale strofina le sue mani nodose; e non viene imparata a memoria, ma ciascun narratore la racconta diversamente, anche a seconda dell'umore, e tuttavia nessuno di loro ha mai osato alterarne i punti salienti: non c'è nessuno di così spregevole nella Compagnia dei Lattai. Anche la Compagnia dei Truccatori, la Rinomata Compagnia dei Barbieri e la Compagnia degli Estetisti(**) sanno di quella storia e la invidiano; ma nessun altro l'ha mai ascoltata nel Salone dei Lattai, attraverso le cui mura non passa nessun rumore segreto, e nonostante abbiano inventato delle storie per conto loro, l'Antichità li deride.
Quella storia succosa era già matura da molti anni quando i lattai indossavano cappelli di castoro(***). La sua origine era misteriosa quando ancora i camici erano di moda, e quando gli Stuart sedevano sul trono gli uomini si chiedevano l'un l'altro (e solo l'Antica compagnia conosceva la risposta) perché il lattaio rabbrividisce quando percepisce l'alba. È solo per invidia nei confronti di questa storia e della sua reputazione che la Compagnia dei Truccatori ha inventato la storia che raccontano ogni sera, "Perché il cane abbaia quando ode il passo del Fornaio"; e dal momento che probabilmente chiunque conosce la storia i Truccatori osano considerarla famosa. Ma essa non è misteriosa né antica, non è rafforzata da allusioni classiche, non ha una tradizione segreta, è conosciuta da chiunque si interessi ai racconti oziosi, e condivide l'ovvia inferiorità con "Le guerre degli Elfi", dei Macellai, e "La storia dell'Unicorno e della Rosa", della Compagnia dei Cocchieri.
Diversamente da tutte queste e altre storie che si raccontano da due secoli scarsi, la storia raccontata dai Lattai si increspa nel sapere, così piena di citazioni dei più profondi scrittori, così piena di allusioni recondite, così profondamente intinta nella saggezza dell'uomo e così istruttiva, grazie a tutta l'esperienza maturata nel tempo, che coloro che la ascoltano nel Salone dei Lattai, interpretando ogni allusione e rintracciando le oscure citazioni, abbandonano l'oziosa curiosità e si dimenticano di chiedere per quale ragione il lattaio rabbrividisce quando percepisce l'alba.
Anche tu, mio lettore, non arrenderti alla curiosità. Considera di quante persone essa è la rovina. Vorresti tu accontentarla strappando il mistero al Salone dei Lattai e fare un torto all'antica Compagnia dei Lattai? Ed essi, che l'hanno tramandata per gli ultimi quattrocento anni, la racconterebbero ancora se tutto il mondo la conoscesse, e diventasse una cosa comune? Il silenzio si stabilirebbe nel loro salone, piuttosto, e un universale rimpianto per l'antica storia e le antiche serate invernali. E nonostante la curiosità vada considerata con riguardo, tuttavia non sono né il luogo né l'occasione adeguati per la Storia. L'unico luogo adeguato è il Salone dei Lattai e l'occasione si presenta solamente quando i ciocchi bruciano per bene e il vino è stato sorseggiato in quantità; quando poi le lunghe file di candele lottano con l'oscurità sottesa, nel buio e nel mistero che giacciono in fondo alla sala, se tu fossi della Compagnia e io uno dei cinque, ti racconterei, insieme con tutti gli abbellimenti spigolati in varie epoche, quella storia che è l'eredità dei Lattai. Le lunghe candele si esaurirebbero, tremolando e tremolando fino a liquefarsi nei portacandela, e le correnti soffierebbero dal bordo in ombra della sala sempre più forti, finché l'ombra stessa le seguirebbe, e ancora io vi tratterrei con quella preziosa storia, non certo per via del mio spirito ma per il fascino dell'antichità da cui proviene; una dopo l'altra le candele si affievolirebbero, e quando tutte si spegnerebbero, solo allora, quando ciascun lattaio guarderebbe intimorito il vicino alla luce delle scintille minacciose, tu sapresti, così come ora non puoi, perché il lattaio rabbrividisce quando percepisce l'alba.

NOTE
(*) Pare che il borace (sodio tetraborato decaidrato) fosse utilizzato per conservare il latte, prolungandone la scadenza di poche ore. La mia fonte è una copia del "The Sidney mail" del 1878!
(**) Letteralmente sarebbero la Compagnia degli Incipriatori (Powderer for the Face), dei Barbieri che si occupano della barba (Chin-barbers) e dei barbieri che si occupano dei baffi (Whiskerers). Se qualcuno ha conoscenze storiche migliori delle mie, accolgo ogni suggerimento!
(***) Pare che fossero di moda in Europa tra il 1550 e il 1850.

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