mercoledì 4 gennaio 2012

Liberate Topolino! - Copyright e diritto d'autore

Avrei voluto aprire con un'immagine di Topolino (come quella che trovate qui) ma sarebbe una infrazione della legge americana sul copyright.

Topolino compare nel 1928 dalle matite di Walt Disney e Ub Iwerk, nel noto cortometraggio "Steamboat Willie". Ebbe poi una carriera fulminante, recitando in oltre cento film di varia lunghezza e nel 1978 fu il primo personaggio animato ad avere una stella nella Hollywood Walk of Fame. Inutile citare, infine, l'infinità di strisce e di tavole a fumetti di cui è il protagonista.
In Italia la sua fama è legata alla popolare pubblicazione omonima.
Ma non voglio parlare di Topolino. Non solo, perlomeno. Questo simpatico topino è infatti prigioniero della legislazione sul copyright di cui farò una breve trattazione.


Quali diritti sono protetti dal copyright?

Esattamente, quali diritti deve proteggere una legge sul copyright? Tipicamente, il titolare (che non è detto che sia l'autore ma può essere l'editore o chiunque a cui l'autore decida di cedere i diritti) ottiene i seguenti diritti esclusivi:
  • produrre copie o riproduzioni e venderle
  • importare o esportare l'opera
  • creare opere derivate
  • rappresentare o mostrare l'opera in pubblico
  • vendere o assegnare questi diritti ad altri
  • trasmettere alla radio o in video
Il modello è anglosassone, ma i diritti di tipo patrimoniale sono essenzialmente questi dappertutto. Esistono poi dei diritti di tipo morale, peculiari perché sono perpetui e incedibili. Si appiccicano all'autore non appena può dimostrare la paternità dell'opera!
Nella legislazione italiana sono:
  • diritto di rivendicare l'opera
  • diritto di opporsi a modifiche che danneggino l'onore o la reputazione dell'autore
  • diritto di ritirare l'opera dal commercio per gravi ragioni morali
Da qui in avanti, mi interesserò ai diritti di tipo patrimoniale, seguendo principalmente l'esempio della legislazione americana.


Quanto a lungo?

Come si evince dal grafico (cliccare qui per ingrandirlo), la durata del copyright si è allungata notevolmente nel corso dei secoli, arrivando a superare di gran lunga la speranza di vita di un povero autore. Ora, immaginiamo che un certo Walt Disney oggi, nel 2012 e negli Stati Uniti, inventi di nuovo Topolino. Immaginiamo che abbia 27 anni e che sia il titolare del copyright, senza condividerlo con nessun collega né con un editore. Walt deterrà ogni diritto per tutto l'arco della sua vita, più 70 anni. In altre parole, considerando che morì all'età di 65 anni, il copyright durerà 108 anni dopo la data di creazione, passando agli eredi o alla compagnia che egli stesso decide di fondare.

In realtà questa legge vale solo per opere successive al 1978, mentre prima la durata era intorno a 95 anni dalla pubblicazione o 120 dalla creazione (il termine più breve) e era previsto un termine intermedio per il rinnovo. Ciò è una fortuna perché molte opere, non rinnovate, sono ora di pubblico dominio! (Per un confronto sulla durata del copyright nel mondo, andate qui.)
D'altra parte, significa anche che Topolino resterà sotto copyright fino al 2023 (se ho fatto bene i conti!) ovvero fino a 57 anni dopo la morte dell'autore.
Ha senso che la salvaguardia dei diritti patrimoniali si protragga così a lungo?


Fair use

Il mondo anglosassone non è così disumano come potrebbe sembrare, perché ha ideato una dottrina riguardante le eccezioni alla legge sul copyright. In particolare ci sono utilizzi, come la critica, il giornalimo, l'insegnamento, lo studio e la ricerca, in cui è consentita una piccola violazione del copyright. "Piccola" significa che bisogna naturalmente considerare l'intento, la tipologia di utilizzo (il mezzo adoperato) e l'impatto commerciale.

In italia, il fair use è stato parzialmente introdotto nel 2007, anche per limitare le richieste della SIAE, ben nota per pretendere il pagamento dei diritti anche nell'ambito di attività didattiche. A quanto mi risulta, però, i decreti attuativi che avrebbero dovuto definire i limiti all'uso didattico o scientifico non sono ancora stati emanati.
Inoltre, si parla spesso di opere "a bassa risoluzione o degradate" e di porzioni "piccole" rispetto all'interezza dell'opera. Come se organizzare un cineforum a scuola fosse un atto di pirateria!


Considerazioni finali

Il copyright in Italia si protrae fino a 70 anni dopo la morte dell'autore, che è una regola abbastanza generale. A me sembra sinceramente una durata eccessiva.

Parliamoci chiaramente: solo i grandi autori campano con i diritti, e anche per loro gran parte di essi finiscono agli editori e alla società di colletta (in Italia la SIAE). Il copyright inoltre non tutela i diritti perché l'autore dovrà sempre fare causa di persona a meno che non intervenga un aiuto esterno (l'editore). La SIAE non ha mai intentato una causa!
Il diritto d'autore si applica in automatico e, a meno che uno non scelga una licenza più liberale, scatta in automatico la norma più restrittiva, ovvero il copyright (non è nemmeno necessario il deposito).
Viene dunque da chiedersi quale sia una durata ragionevole. Di sicuro non 120 anni, ma forse neanche il doppio della vita dell'autore. Se la durata fosse 70 anni tout court, per esempio, un esordiente appena maggiorenne godrebbe dei diritti fino a novant'anni. Ma le opere non sono un fondo pensione, per quello esistono gli enti previdenziali! Inoltre, considerando che è ragionevole pensare che un autore realizzi il proprio capolavoro in età matura, i diritti passeranno agli eredi. Ma gli eredi, con tutto il rispetto, non sono gli autori. Posso capire che ereditino i diritti morali, almeno fino a un certo punto. Ma anche quelli patrimoniali, per 70 anni dopo la morte dell'autore?

Io naturalmente parlo di limiti ma non so quale possa essere una durata ragionevole. Ci sono studi a riguardo e anche in Italia vi sono delle proposte di riforma, che ogni tanto spuntano nelle commissioni parlamentari. Il limite deve garantire all'autore (e all'editore) di rientrare nei costi e ottenere un guadagno dignitoso, e dare all'autore il controllo dell'opera. Ma le opere sono create per essere lette, viste o ascoltate, quindi non è mai bene quando tenerle ingabbiate troppo a lungo, come nel caso di Topolino. Inoltre, un limite troppo lungo ha un altro effetto deleterio, perché disincentiva, nel caso di un vasto riconoscimento, la realizzazione di nuove opere.

C'è qualche artista che ha un'opinione a riguardo?


Volete saperne di più?


Se siete arrivati fino a qui siete davvero interessati all'argomento. Segnalo, per chi fosse interessato ad approfondire, un libro scaricabile gratuitamente che affronta il tema nell'ambito della legislazione italiana: Capire il copyright di Simone Aliprandi.

12 commenti:

  1. Mi ha sempre affascinato molto questa questione, dico la verità... facciamo un po' di calcoli: io ho pubblicato il mio primo libro poco prima di compiere 18 anni, quindi, augurandomi una lunga vita, direi che potrò godere a lungo dei miei diritti d'autore!!! E addirittura i miei successori! Bello... peccato che i miei diritti d'autore non consentiranno a nessuno (nemmeno a me) di campare! I pittori di solito diventano famosi dopo la morte... vale anche per gli autori? Spero di no, altrimenti qualcuno potrebbe cercare di farmi sparire!!! Ovviamente scherzo... per cifre del genere non converrebbe nemmeno prendersi tanto disturbo.
    Comunque, per quanto riguarda una durata ragionevole del diritto d'autore, non ho una chiara idea, forse però sarebbe più giusto calcolare una quota in anni indipendentemente dalla lunghezza della vita dell'autore (es. 100 anni... finché è vivo se li gode e poi ne beneficiano gli altri...). Con la normativa vigente, se uno muore presto, ci perde... Ma si è capito qualcosa del mio lungo discorso? Boh... va beh, torno a studiare che è meglio!

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  2. In realtà l'autore non ci perde mai perché i diritti valgono finché è in vita. Semmai i famigliari (o l'editore) potrebbero essere interessati a ucciderlo per ereditare i diritti, ma molti scrittori hanno famiglia quindi non penso ti debba preoccupare. ^^

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  3. Interessantissimo e ben scritto articolo Marco.
    Vuoi una proposta di copyright per l'italia? Mi butto:
    5 anni per fotografie, disegni, scritti tecnici e programmi per elaboratore.
    10 anni per altri libri, musica e cortometraggi.
    25 anni per film e opere di architettura.
    Cessazione dei diritti patrimoniali alla morte dell'autore e impossibilità per quest'ultimo (come in USA) di cederli a terzi.

    Ale

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  4. Grazie Ale per il tuo contributo.
    Interessante la scelta di separare la durata per tipologia di opera, anche se mi incuriosisce che il fattore moltiplicativo diventi un esponente nel terzo caso. Come mai associ i film alle opere architettoniche?
    Anch'io sono contrario alla cessazione dei diritti, anche se in USA penso valga un po' come l'ipoteca di una casa di proprietà.

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  5. 25 anni mi viene da dire nel terzo caso perché sono le opere che generalmente necessitano di un esborso iniziale maggiore anche se in effetti non so neanche se un opera architettonica viene catalogata dalla legge italiana come "opera d'ingegno" e ad ogni modo non è così facilmente copiabile (anche se ricordo tempo fa che dei tizi cinesi furono denunciati perché stavano tentando di riprodurre una parte di Venezia in territorio cinese...).
    La categorizzazione è comunque sicuramente incompleta, era solo un tanto per.
    Ho poi scoperto nell'eventualità che l'Italia dovrebbe infrangere la convenzione di Berna del 1886 che obbliga gli stati aderenti a prevedere una tutela minima di 50 anni oltre la morte dell'autore.

    Ale

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  6. Le opere architettoniche sono coperte da diritto d'autore! Come ben sai, non puoi fare un servizio fotografico alla Bicocca (e nemmeno installare delle tettoie).
    I film però è vero che costano di più, ma incassano anche molto nel breve periodo. Inoltre, spesso vediamo film tratti da libri. Il tutto ovviamente è diverso per l'autore affermato rispetto al povero esordiente. Così come diversi sono i tempi in cui un autore riesce a trarne un profitto! La durata fissa avvantaggia Stephen King, non l'esordiente Mario Rossi.

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  7. sono d'accordo con te, durata troppo lunga! la Siae però la considero un ladrocinio legalizzato, e lo dico da musicista. ci sono modi molto semplici ed economici per proteggere le proprie idee, invece che regalare soldi alla Siae senza alcun reale vantaggio.

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  8. Grazie per il contributo!
    La SIAE andrebbe svecchiata. Il loro atteggiamento attuale è dannoso per gli artisti e per la diffusione della cultura. Una su tutte, la tassa che siamo costretti a pagare sui supporti di memorizzazione come cd e hard disk!

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  9. Ciao.
    In realtà il caso di Topolino è ecaltante ma non esemplificativo perchè i legali della Disney stanno facendo di tutto per estendere il più possibile i diritti d'autore del personaggio. Considerando che la Disney è una multinazionale con interessi ovunque, basti pensare alle royalties che guadagna ogni anno solo per la concessione delle immagini di Winnie Pooh sui pannolini e capiremo tutti i motivi dell'interesse.
    In altri casi la perdita dei diritti d'autore ha causato qualche problematica, un esempio su tutti la quasi rovina dell'ospedale inglese che campava sui diritti del Peter Pan di Barrie, l'autore inglese aveva infatti donato a quell'istituzione benefica il suo romanzo.
    Ma sono casi rari.
    Sulla SIAE, invece non solo andrebbe svecchiata ma andrebbe ricreata, ora come ora è francamente un carrozzone dannoso per tutti.
    Prima di chiudere, scusami se faccio il professore, non è assolutamente il mio carattere, ma credo che il primo cartone animato di Topolino sia stato PLANE CRAZY, seguito poi da GALLOPIN GAUCHO.
    STEAMBOT WILLIE dovrebbe essere il terzo della serie, nonchè il primo ad essere sonoro.
    Bel blog il tuo,complimenti. Mi sa che ci vedremo spesso.

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  10. Grazie per i complimenti!
    Sì, Topolino non è esemplificativo. È un caso estremo. Per ridiscutere il diritto d'autore bisogna fare considerazioni di altro tipo e so che c'è una letteratura scientifica (e non) di riferimento.
    Per quanto riguarda la sua prima comparizione, hai pienamente ragione. Steamboat Willie viene considerato come debutto dal momento che è stato il primo a essere distribuito, pur essendo il terzo cortometraggio realizzato.

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  11. Eliminiamo copyright, diritti d'autore, brevetti etc.
    Tutto ciò che non è materiale "idee,testi,musica e ancora idee"
    deve essere libero.
    Se un uomo primitivo dopo aver inventato la lancia,lo avesse brevettato saremmo ancora nell'era della pietra.
    Il copyright etc non ha propio senso (sopratutto oggi), ma gli uomini sono capaci solo di dare senso ai soldi.

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    Risposte
    1. Più che altro un senso l'aveva, nel '700, ma ormai è stato ampiamente travisato. Si tratta di strumenti che vanno utilizzati per uno scopo. Oggi servono principalmente a limitare la circolazione delle idee e proteggere gli interessi delle grandi compagnie. Il caso Apple/Samsung è esemplare, in questo senso.

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