giovedì 7 marzo 2013

La fabbrica delle idee

Non sono uso parlare di scrittura, su questo blog. Forse dovrei farlo, dato che ho parlato dei miei scritti, senza peraltro mostrarveli, e persino pubblicato qualche breve racconto. O forse dovrei passare oltre, dimenticandomi di averlo promesso nelle anticipazioni. No, non si fa! Non lo farò - passare oltre - perché l'argomento è facile, stimolante e ricco di esempi.


Chissà, potrebbe tornare utile a chi volesse cimentarsi nel contest letterario 3Narratori.
Vi esorto a non essere timidi!


Cosa sono le idee?


Nell'antichità si credeva che esistessero delle entità divine o semidivine con il potere di ispirare gli artisti, le muse. Chi ha seguito la puntata precedente si ricorderà che non è prevista una musa per la narrativa, per cui l'aspirante scrittore è lasciato un po' allo sbaraglio.

Le idee sono parte di quello che un libro definisce il "lavoro morbido", ovvero una parte significativa del processo di scrittura. Il "lavoro duro" si riferisce all'attività di scrittura propriamente detta, con l'inchiostro (o i bit). Si tratta di due fasi molto importanti, nessuna delle quali può prescindere dall'altra. Ok, questo era ovvio? Forse no. Sono cose che vengono insegnate nella scuola dell'obbligo, ma non si riflette mai abbastanza sull'importanza del lavoro morbido. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di annotare uno spunto sul foglio, pronti e via! Si tratta di un processo che può raggiungere un grado di complessità elevato, a seconda che vi consideriate, secondo l'analogia proposta da George R. R. Martin, architetti o giardinieri. In altre parole, se prima di mettervi a scrivere preparate una outline dettagliata, le schede dei personaggi e conoscete fin dall'inizio l'esatta consequenzialità degli eventi, oppure se preferite muovervi liberamente all'interno di paletti, tutto fuorché inamovibili.
Di questo ne parla Aislinn qui.


Le idee nascono spontaneamente!


Non esiste una ricetta per l'ispirazione. È possibile predisporre condizioni in cui l'autore entra in uno stato mentale ricettivo, per esempio ascoltando musica o ritirandosi in uno chalet di montagna, ma non esiste una regola valevole per tutti. Io sono ricettivo quando vado in stazione, per esempio. E quando torno a casa la sera mi sembrano tutte da buttare! Molti artisti, non solo scrittori, prendono spunto da ciò che offre la vita, la propria o quella delle persone che li circondano. Altri si immergono nella lettura,  digeriscono una gran quantità di informazioni, la elaborano e ne tirano fuori qualcosa di nuovo. Dante diceva che «non siamo altro che nani sulle spalle dei giganti». Questa considerazione, che è a sua volta una citazione di un altro dotto medievale, fa un certo effetto se pensiamo che Dante è considerato da noi proprio un gigante. Il senso della frase, applicato al discorso, è che non possiamo prescindere da chi ci ha preceduto, da ciò che abbiamo letto o visto, e ogni autore è debitore delle esperienze che ha avuto, in prima persona o tramite intermediario.


Istruzioni per il montaggio


Non bisogna cadere nell'erronea convinzione che idea = storia. Così come dopo Mendel abbiamo scoperto che i caratteri non sono espressione di geni isolati, sappiamo che il patrimonio genetico di una storia è dato da qualcosa di più della somma dei suoi elementi. O qualcosa di meno. L'alchimia che lega le idee è importante tanto quanto le idee stesse!

Un chitarrista degli In Flames, gruppo death metal svedese, risponde così a un'intervista: «Non è difficile trovare un buon riff. La parte difficile è selezionarli e metterli insieme.» Un "riff", per i non iniziati, è un fraseggio di chitarra, l'unità base su cui si basa la partitura di una canzone. Un riff è simile alle idee sotto molti versi, dato che il musicista lo suona, lo elabora e lo armonizza al contesto generale che è la canzone. Un musicista ne prova moltissimi prima di raggiungere la combinazione (soggettivamente) perfetta. Lo stesso dicasi per le idee, che da sole magari servono a poco, ma assemblate e debitamente rodate possono dare un risultato esplosivo.


Regole empiriche e slancio creativo


La scrittura non è come la chimica. Non esistono leggi predittive. Tutte le cosiddette regole della narrativa nascono dall'osservazione di ciò che è stato scritto e dall'evolversi dei gusti letterari. Nessun editore pubblicherebbe oggi una Commedia come quella di Dante, così come gli intellettuali del trecento non avrebbero saputo che farsene della prosa di Carver. Qualcosa però rimane. La struttura tradizionale, costituita da situazione iniziale, fatto centrale ed epilogo, la ritrovo nel mio libro delle superiori e risale probabilmente alla poetica aristotelica. È solo nella letteratura contemporanea che emergono sperimentazioni molto distanti dalle strutture a cui siamo abituati. Ne è esempio Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut, di cui ho parlato, che si potrebbe definire... ecco, preferirei non definirlo. È un capolavoro.

C'è una certa suscettibilità in merito alle regole. La terminologia usata è piuttosto antipatica, per cui non la userò, e comunque trascenderei lo scopo del post (che già si è fatto lunghetto). La questione è: le regole sono limitazioni alla fantasia? Per rispondere, mi avvarrò dell'opinione di Samuel T. Coleridge. L'immaginazione, che lui distingue dalla fancy, è un senso interno attraverso il quale l'autore osserva il mondo e lo ri-crea nelle sue opere. Le regole, come la metrica e le figure retoriche, ma anche la familiare successione di crisi, climax e conseguenze, che caratterizza l'epilogo nella forma tradizionale, sono solo strumenti nelle sue mani. Le regole non lambiscono le idee, ma ne regolano (!) l'espressione. Un aspirante scrittore non deve averne paura, perché sono un alleato più che valido sia nella fase di lavoro morbido sia quando il gioco si farà più duro.



E qui chiuderei. Lo so, avevo promesso esempi personali e un ardito paragone con la nobile arte culinaria. Alla fine mi sono salvato con un poco di chimica.
Grazie per l'attenzione, e ricordatevi di spargere la voce del contest letterario 3Narratori!

14 commenti:

  1. Come diceva Popper, se non erro, non esiste una tecnica per farsi venire delle idee. E questo è il grosso problema che sta al centro. Più tutti gli altri che gli stanno intorno :)

    Ah, 3Narratori, è vero... l'avevo dimenticato. Lo spammo un po'.

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    1. Non posso confermare la fonte, ma sono del parere del citato. Le idee vengono all'improvviso, se mi fermo a pensarci resto a fissare il foglio bianco come un babbeo.

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  2. Ecco, a me le idee non mancano. Il mio cervello è pettegolo da far paura, sempre lì a sottopormi nuove idee, anche quando dormo. Ma dico io, una notte senza sogni ASSURDI, UNA non me la potrebbe concedere???
    La cosa peggiore è che il momento in cui sono più ricettiva, diciamo così, è quando STUDIO! Già faccio fatica a concentrarmi per conto mio e il mio cervello parte e pop, pop, pop! tira fuori una caterva di idee nuove che deve assolutamente sottoporre alla mia attenzione mentre sto STUDIANDO!
    Comunque, con me il metodo prendi-lo-scrittore/poeta-più-peso-che-c'è e cerca-di-concentrarti-su-quello-che-scrive funziona a meraviglia. Una valanga di nuove idee è assicurata! (un voto decente all'esame no)

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  3. P.S. Dovresti parlarne di scrittura, invece, se è un argomento che t'interessa. L'interesse da parte dei blogger che ti seguono per questo argomento c'è.

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  4. Hai ragione, idea non è uguale a storia. Io sono pieno di idee, tutte appuntate ognuna nel suo file. Mi piace chiamarle "idee per storie". Non so se tutte lo diventeranno, ma intanto ci sono.
    E l'ispirazione, come ripeto sempre, non esiste :)

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    1. Io ho molti file, ciascuno con all'interno il suo grappolo di idee. Chissà quanti poi diventeranno storie!

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  5. Questa storia delle idee mi fa impazzire... mi assediano (come più o meno tutti voi, vedo), ma poi, quando si tratta di farne qualcosa dando loro costrutto, sistema, e metterci sopra carne e pelle, è tutta un'altra storia, purtroppo. Bel post!

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  6. Bellissimo post. E se scriverai più post sulla scrittura, io ne sarei contenta, poi non so gli altri!

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    1. Siete almeno in due. Il punto è che prima di scrivere qualcosa voglio essere sicuro su cosa dire, quindi... mai dire mai, ma non abituarti all'idea di averne così spesso. ^^

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