Con realtà aumentata (in inglese augmented reality) si intende un aumento delle capacità percettive dell'essere umano grazie alla tecnologia. Il pensiero vola subito a quelle frontiere lontane esplorate dalla fantascienza, in romanzi come Livido di Francesco Verso*, ma la realtà è che anche qualcosa di molto famigliare come il cruscotto di un'automobile può considerarsi tale. La realtà aumentata fa parte della nostra quotidianità, in tutte quelle situazioni in cui uno strumento tecnologico ci consegna informazioni a cui non abbiamo accesso tramite i cinque sensi: dal tachimetro di un'automobile ai sofisticati sensori di una protesi sintetica.
L'esempio più immediato è il vostro smartphone, che vi collega, dovunque vi troviate, a quel mare magnum di informazioni che è il web, e allo stesso tempo dispone di sensori in grado di misurare posizione, campo magnetico, accelerazione gravitazionale e chissà cos'altro. C'è un'applicazione che riesce a contare i battiti del cuore attraverso il microfono - qualcuno ha visto l'episodio di Star Trek Corte marziale? L'idea di uno strumento tascabile in grado di effettuare misure biometriche era fantascientifica, cinquant'anni fa.
Fermiamoci alle funzionalità base di questi oggetti; non solo degli smartphone, ma anche di questi nuovi orologi digitali che dialogano con il vostro telefono e di occhiali ancor più futuristici. Sto parlando di Google Glass. Questo prodotto, attualmente in mano a qualche migliaio di tester, potrebbe essere messo sul mercato fra pochi anni. A guardarlo da vicino, Google Glass non è molto dissimile dal vostro smartphone. Ha una fotocamera, l'occorrente per la connettività e un display. Le applicazioni sono specifiche, per esempio un traduttore per la segnaletica stradale e una suite per misurare le prestazioni sportive, ma nel complesso niente di rivoluzionarlo.
Ricordate: fotocamera, connettività.
Notizia di questi giorni, uno di questi tester è stato invitato in un ristorante a togliersi gli occhiali e, successivamente al rifiuto, ad allontanarsi, in quanto questo dispositivo è lesivo della privacy dei clienti. Nulla da obiettare, dal momento che il tester si sarebbe trovato in condizione di catturare immagini e video senza permesso. Questo, in realtà, si può fare con uno smartphone, anche se ammetto che con il Glass potrebbe sembrare più naturale e meno controllabile. L'aspetto curioso di questa vicenda è stato messo in luce proprio dal malcapitato: lo stesso locale, sul suo menu, invita i clienti a scattare fotografie e a condividerle su un popolare social network. Facendo un giro dei miei contatti, rilevo che questa pratica non è prerogativa di quel locale, ma piuttosto diffusa.
Arrivo subito al punto. Se nel secolo scorso certi strumenti erano prerogativa di spie e agenti segreti d'oltre Manica, oggi sono alla portata di tutti. Già oggi, nel 2013 e quindi non in un lontano futuro, siamo in grado di accedere a un numero di informazioni superiore a quanto un povero essere umano può gestire, e possiamo anche produrne di nuove con semplicità. Esistono leggi che proteggono la nostra privacy, ma a questa molto spesso rinunciamo. Le notizie di violazione sistematica dei nostri dati vengono spesso accolte con disinteresse o con un vago fatalismo.
Lungi da me ogni tentativo di demonizzare la tecnologia, il mio dubbio riguarda piuttosto la maturità di chi la utilizza. Bella scoperta, direte voi. E avete ragione. Può anche darsi che da qui a 10 anni la privacy sia depennata dalla carta dei diritti, chi può dirlo? Personalmente, spero di no. E spero anche che qualcuno si preoccupi di formare il più possibile le nuove e le vecchie generazioni, oltre che distribuire questi nuovi, meravigliosi frutti del sapere.
L'esempio più immediato è il vostro smartphone, che vi collega, dovunque vi troviate, a quel mare magnum di informazioni che è il web, e allo stesso tempo dispone di sensori in grado di misurare posizione, campo magnetico, accelerazione gravitazionale e chissà cos'altro. C'è un'applicazione che riesce a contare i battiti del cuore attraverso il microfono - qualcuno ha visto l'episodio di Star Trek Corte marziale? L'idea di uno strumento tascabile in grado di effettuare misure biometriche era fantascientifica, cinquant'anni fa.
Fotografia di Tedeytan |
Fermiamoci alle funzionalità base di questi oggetti; non solo degli smartphone, ma anche di questi nuovi orologi digitali che dialogano con il vostro telefono e di occhiali ancor più futuristici. Sto parlando di Google Glass. Questo prodotto, attualmente in mano a qualche migliaio di tester, potrebbe essere messo sul mercato fra pochi anni. A guardarlo da vicino, Google Glass non è molto dissimile dal vostro smartphone. Ha una fotocamera, l'occorrente per la connettività e un display. Le applicazioni sono specifiche, per esempio un traduttore per la segnaletica stradale e una suite per misurare le prestazioni sportive, ma nel complesso niente di rivoluzionarlo.
Ricordate: fotocamera, connettività.
Notizia di questi giorni, uno di questi tester è stato invitato in un ristorante a togliersi gli occhiali e, successivamente al rifiuto, ad allontanarsi, in quanto questo dispositivo è lesivo della privacy dei clienti. Nulla da obiettare, dal momento che il tester si sarebbe trovato in condizione di catturare immagini e video senza permesso. Questo, in realtà, si può fare con uno smartphone, anche se ammetto che con il Glass potrebbe sembrare più naturale e meno controllabile. L'aspetto curioso di questa vicenda è stato messo in luce proprio dal malcapitato: lo stesso locale, sul suo menu, invita i clienti a scattare fotografie e a condividerle su un popolare social network. Facendo un giro dei miei contatti, rilevo che questa pratica non è prerogativa di quel locale, ma piuttosto diffusa.
Arrivo subito al punto. Se nel secolo scorso certi strumenti erano prerogativa di spie e agenti segreti d'oltre Manica, oggi sono alla portata di tutti. Già oggi, nel 2013 e quindi non in un lontano futuro, siamo in grado di accedere a un numero di informazioni superiore a quanto un povero essere umano può gestire, e possiamo anche produrne di nuove con semplicità. Esistono leggi che proteggono la nostra privacy, ma a questa molto spesso rinunciamo. Le notizie di violazione sistematica dei nostri dati vengono spesso accolte con disinteresse o con un vago fatalismo.
Lungi da me ogni tentativo di demonizzare la tecnologia, il mio dubbio riguarda piuttosto la maturità di chi la utilizza. Bella scoperta, direte voi. E avete ragione. Può anche darsi che da qui a 10 anni la privacy sia depennata dalla carta dei diritti, chi può dirlo? Personalmente, spero di no. E spero anche che qualcuno si preoccupi di formare il più possibile le nuove e le vecchie generazioni, oltre che distribuire questi nuovi, meravigliosi frutti del sapere.
Hai detto la parola chiave: " formazione". Cioè è prioritario insegnare ad usare consapevolmente alle nuove generazioni come maneggiare con responsabilità sia la tecnologia sia le informazioni.
RispondiEliminaP.s Speriamo che la privacy non venga mai depennata dal registo dei diritti, anche se ora come ora non sono molto ottimista in proposito.
Lo spero anch'io!
EliminaMah, se ci fai caso già adesso la privacy di fatto non esiste. Sono innumerevoli i casi di persone sbattute in prima pagina di un quotidiano (nazionale se la persona inquestione è un vip, locale se si tratta di un comune meschinello come noi) perché "indagate", sebbene la legge dica assai chiaramente che finché le indagini non sono chiuse nessuno ha il diritto di divulgare certe informazioni... ma in nome della "libertà di stampa", del "diritto del pubblico all'informazione" e all' "obbligo della riservatezza di non rivelare le proprie fonti" siamo ormai al punto in cui molta gente è letteralmente CONVINTA che sia suo diritto sapere se tizio e caio sono indagati... Quindi, non mi stupirei se la privacy venisse pensionata anticipatamente e si stabilisse che, dai!, in fin dei conti devi aspettartelo che se tu stai in qualunque posto sicuramente capita qualcuno che ti sta filmando e il filmino sarà poi GIUSTAMENTE di dominio pubblico!
RispondiEliminaGiustamente fai notare che ci possono essere tutte le norme di questo mondo, ma la prassi è molto diversa. C'è da dire che ho provato a informarmi sul "diritto di cronaca" in rapporto alla privacy, ma credo sia un argomento molto complesso. Credo di aver capito che i dati sono suddivisi in almeno quattro categorie, con diverso livello di protezione. Comunque hai ragione, certe informazioni che compaiono quotidianamente sui giornali non dovrebbero essere divulgate. Bisogna vedere se l'attuale normativa sarà solo ridimensionata, aggiornata, o lasciata com'è. Io sono per la conservazione di alcune garanzie, ma mi preoccupa anche la tendenza opposta che in questi ultimi anni ha preso piede a causa di un noto concittadino, senza il quale forse potremmo valutare le implicazioni con maggiore serenità.
EliminaHo un rapporto molto conflittuale con la tecnologia...
RispondiEliminaodio la corsa all'aggiornamento sfrenato, la ricerca del modello più veloce, l'illusione di poter essere in 20 posti contemporaneamente, mi sa di "apoteosi della schizofrenia".
E la privacy è deceduta con l'invio del primo sms...
...ma quella citazione di Star Trek è strepitosa (quando vidi i primi cellulari, pensai ai trasmettitore di Kirk&C!)
Pensa che un SMS è ancora possibile ignorarlo. Al più si può ricevere una notifica di avvenuto invio. Un messaggio privato su Facebook o Whatsapp, invece, invia al mittente una notifica automatica quando viene letto. L'idea di essere reperibile in ogni momento a me non piace, e infatti mi trovo rinfacciare cose dal "non rispondi mai" al "cosa l'hai preso a fare?", mentre ciò che vorrei è solo che la tecnologia mi lasciasse il mio tempo. Finora, direi che è un pareggio! ;)
EliminaInteressante quando dici che cose che cinquant'anni fa erano pura fantascienza, oggigiorno sono comuni o comunque ci si avvicini molto. Come ho scritto nel mio post su IFET: “È difficile che la scienza e la tecnologia, nelle loro linee generali, superino la fantascienza. Ma in molti piccoli e inattesi particolari vi saranno sempre delle sorprese assolute a cui gli scrittori di fantascienza non hanno mai pensato.” (Isaac Asimov)
RispondiEliminaO magari, un giorno spunta internet, un'invenzione destinata a cambiare il mondo! ;)
EliminaGià, fino a 30 anni fa un'idea come internet era pura fantascienza!
EliminaIn questo periodo sto rileggendo un po' di racconti di Asimov, e fa sorridere sentirlo parlare di un futuro in cui vengono usati ancora i relè e nessuno immaginava ancora chip e microchip. Tempi in cui gli elaboratori elettronici occupavano un'intera parete!
Non è possibile formare la gente con la tecnologia perché va di pari passo con il cambio di generazioni. è il grosso problema che ha la scuola che cerca di preparare la gente del giorno d'oggi con generazioni che non capiscono gli strumenti che hanno in mano
RispondiEliminaLo temo anch'io, ma sono moderatamente ottimista.
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