Forse un anno fa potevo vantarmi di non aver mai letto steampunk, il (sotto)genere fantastico ispirato alla narrativa di Verne e Conan Doyle, collocata indicativamente nell'epoca vittoriana e fino al primo conflitto mondiale. L'era del vapore, appunto. L'elemento punk dovrebbe connotare una posizione critica, dove non apertamente antagonista, nei confronti della politica e della società. Nell'immaginario collettivo, tuttavia, vi è la tendenza ad associare il genere a scenari di un passato futuristico e ucronico, in cui molte delle conquiste odierne sono realizzate con la tecnologia d'epoca. In questo senso, è stata una sorpresa scoprire che La Trilogia Steampunk di Paul Di Filippo (di cui sto per parlare) è alquanto distante da questa istintiva associazione. Poche macchine, vero, ma steampunk al 100%, almeno secondo quella che dovrebbe essere la definizione del genere.
Ma andiamo con ordine. La trilogia è composta da tre racconti lunghi (o romanzi brevi, o come volete voi) legati fra loro da fragili riferimenti. Sono tre storie indipendenti e godibili senza aver letto le altre, oppure da leggere in sequenza, senza un ordine preferenziale se non quello di pubblicazione.
La prima storia, Vittoria, è quella che mi è piaciuta di meno. È anche la più corta, e forse la più vicina ai canoni del genere - non fosse altro, per l'ambientazione londinese. Un giovane scienziato, dedicatosi agli studi di quella che definiremmo ingegneria genetica, è l'unico in grado di fornire un rimpiazzo alla regina Vittoria, scomparsa nelle settimane precedenti all'incoronazione. La sparizione, naturalmente, deve restare segreta. Lo scienziato, non convinto dai metodi del primo ministro, deciderà di mettersi personalmente alla ricerca della sovrana, destreggiandosi tra i poveri e le eccentricità dell'alta nobiltà.
Ottentotti è una storia che ha perno nella concezione creazionista (nonché razzista) della vecchia Europa, nella figura del biologo svizzero Louis Agassiz, emigrato nel Nuovo Mondo per dare una svolta alla carriera accademica. Riassumere la trama di questo racconto è quasi impossibile, anche perché è costruita sugli sfiziosi incontri di Agassiz con gli altri figuranti. Mi limito a dire che in questa storia compaiono: società segrete, spie, agitatori anarchici, stregoni voodoo.... e una vecchia conoscenza dei fan di Lovecraft. (E tuttavia non è un racconto lovecraftiano.)
Se le prime due storie sono ironiche, persino sardoniche, la terza, Walt ed Emily, vira decisamente sul sentimentale. È l'intenso racconto dell'incontro tra due grandi poeti americani, Walt Whitman ed Emily Dickinson, del loro amore e del viaggio oltre i limiti dell'esperienza sensibile. Questo episodio rivela un lato romantico che era assente negli precedenti, soprattutto nel secondo in cui i sentimenti erano subordinati all'ambizione di Agassiz. Qui la protagonista è Emily, con il suo animo sensibile, e il comprimario non è un uomo qualunque, per quanto colto, ma la voce degli Stati Uniti di quel periodo. Whitman, ricordiamolo, è colui che scrisse "Oh capitano, mio capitano..."
Vale la pena leggerlo, anche solo per scoprire una sana curiosità riguardo le opere dei due poeti (che personalmente ignoravo al 97%).
Vale la pena anche perché questi racconti sono scritti benissimo. La ricostruzione storica è impeccabile e manderà in brodo di giuggiole tutti coloro che sanno cos'è una crinolina - ma l'esondazione di dettagli perde importanza (fortunatamente) quando la narrazione prende velocità. I personaggi sono resi ottimamente, anche quando le loro idee sono più che discutibili, e devo dire che ho apprezzato anche le comparse, per quanto alcune si riducano a delle macchiette. D'altra parte, proprio grazie allo spessore dei personaggi e alle divertenti trovate predisposte dall'autore, vi posso assicurare che non sentirete la mancanza delle meraviglie a vapore che un lettore potrebbe forse aspettarsi.
All'occorrenza, ma solo in formato digitale, è possibile accaparrarsi i tre volumetti singoli e goderseli a piccole dosi.
Ho letto vittoria un mesetto fa su consiglio di un mio amico. L'ho trovato interessante da un punto di vista di contenuti ma troppo macchinoso in termini di narrativa. Poco scorrevole. Dici che vale la pena concedere una possibilità agli altri due racconti?
RispondiEliminaNon so, sai? Sicuramente il terzo, che è molto diverso dai primi due anche per come è narrato. Ottentotti, soprattutto all'inizio, mi ha dato l'idea di una riproposizione, seppur perfezionata, dello stesso meccanismo del primo racconto. E' comunque una scrittura piuttosto elaborata.
EliminaConcordo, in particolare sul terzo racconto che lessi conoscendo già Whitman ma ignorando, se non di nome, Emily Dickinson. Interessante, no, che un racconto di sf induca a leggere poesia come è capitato a me? Non sono male nemmeno gli altri due, comunque, e merita comunque leggerli.
RispondiEliminaPenso che in questo caso sia dovuto anche al modo in cui Di Filippo ha impiegato la voce narrante di Emily. Non so, questa figura che conoscevo così poco (e male) mi ha affascinato! :)
Eliminanon sapevo esistesse anche questo "sottogenere", anche se ho letto libri che potrebbero appartenervi (ora mi viene in mente solo "Pastworld", ma non ricordo l'autore).
RispondiElimina"Ottentotti" m'incuriosisce...
Guarda, i fanatici del genere ti diranno di no ma penso che possa considerarsi tale, o perlomeno affine. Di esempi famosi mi vengono in mente, al cinema, "Wild wild west" (in cui prevale l'elemento tecnologico-spettacolare) e "La leggenda degli uomini straordinari", tratto da una serie di fumetti di Alan Moore. O i recenti film di Sherlock Holmes, tirandoli per la manica, anche se più che altro sono una rivisitazione dell'opera di Conan Doyle.
EliminaL'altro grande ispiratore, che mi sono dimenticato di citare, è H. G. Wells.
Sono approdata allo Steampunk attraverso una serie di illustrazioni di un'autrice che mi piace molto, Anne Stokes, e ho deciso di fare qualche ricerca in rete per saperne di più. Sono capitata proprio su Paul Di Filippo e un altro autore di cui ho dimenticato il nome, che sono considerati come i capostipiti del genere. Non ero sicura di leggerli, ma ora che ho letto il tuo articolo, cercherò la trilogia di Di Filippo. Mi intriga Vittoria e la sua "sparizione"...non è la prima sovrana di cui si teorizza una misteriosa scomparsa ad un certo punto della sua vita. :-D
RispondiEliminaPenso che ti stupirà il modo in cui ricompare! :D
EliminaSono andato a cercarmi l'illustratrice che hai citato, ha disegnato delle cosette interessanti!
Non so se Di Filippo possa considerarsi il capostipite, da qualche parte ho letto che l'importanza di quest'opera è nell'aver dato un nome al genere - ma non ci metto la firma. Tra i capostipiti si citano tre scrittori ma ne ricordo uno solo, Tim Powers, che è anche il più noto in Italia (probabilmente). Di più non so, mi sono avvicinato al genere solo di recente.
Devo averlo, ecco. :-)
EliminaOkkei sei riuscito ad incuriosirmi. Farò una ricerca. L'altra cosa che mi incuriosisce è la faccenda del 97%. Mah!?!?
RispondiEliminaÈ presto detto: conoscevo i due poeti per quel poco che ho studiato a scuola, poco o nulla. Whitman più che altro per la citazione ne L'attimo fuggente e le liriche "prestate" a un brano di Gustav Holst posto in appendice alla mia edizione dei Pianeti. La Dickinson, se possibile, la conosco anche meno.
EliminaOddio, verrò a controllare!
RispondiEliminaAnche io non conoscevo questo genere.
RispondiEliminaOra sono curiosa e devo informarmi meglio! Tra l'altro Withman mi piace molto anche se è "eccessivamente" americano! :))
Talk'n Tea - Il Blog di Greta Rauleac
Penso di capire. Anche nel racconto si fa riferimento all'essere americano di Whitman, che sembra viverla come una vocazione!
EliminaOh! Capita a fagiolo! Cercavo qualche prodotto della corrente steampunk da leggere, me li segno. Grazie ;)
RispondiEliminaUna possibilità gliela darei. ^^
EliminaMmmm.... questo autore non mi è proprio piaciuto...
RispondiEliminaNo? Ma hai letto la Trilogia o altri suoi libri? Io lo trovo forse un po' condizionato dalla sua attività di critico, visto che in molto di quanto scrive è più teorico che militante, più alla ricerca del dettaglio (magari parecchi) che orientato alla narrazione. Però finora mi è piaciuto, in queste novelle e qualche altro racconto sparso che ho letto.
EliminaHo letto la Trilogia Steampunk e questo autore l'ho trovato ben ferrato sul materiale di riferimento ma fastidiosamente prono a far ricorso a storielle, battute e aneddoti a sfondo sessual-pecoreccio. Che palle. Magari poi ha scritto dei capolavori, magari sono solo i miei gusti, per carità. L'ho letto ma non mi ha entusiasmato. ( la mia l'ho detta qui: http://mondifantastici.blogspot.it/2012/01/la-trilogia-steampunk.html )
RispondiEliminaGrazie, andrò a leggere! Capisco benissimo a cosa ti riferisci, soprattutto nei primi due racconti. È una satira di costume dell'età vittoriana, non so se lo definirei "pecoreccio". Certo, non è Jonathan Swift, su questo siamo d'accordo, ma dopotutto è figlio della nostra epoca.
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