Uno degli aspetti più affascinanti - e in prima analisi pericolosi - di Godbreaker (romanzo che ho recensito nel post precedente) è la presenza di parecchie divinità fra i dei personaggi. Uno dei tre protagonisti è un Dio, di età più che rispettabile (4000 anni). Benché la presenza di esseri soprannaturali non è nuova nella letteratura fantastica, è chiaro che un essere divino in qualche modo trascende il mondo terreno alle cui regole, chi più e chi meno, anche i mostri debbono sottostare. Sono gli Dei a stabilire le regole, e anche se ciò non impedisce l'esistenza di poteri superiori, fa una certa differenza.
In Godbreaker incontriamo divinità di vario tipo. La maggior parte sono Dei della Terra, ovvero esseri di origine terrena, nati fra gli uomini, che hanno trasceso la propria natura mortale mediante un processo di rinascita nella nuova forma. Come si diventa Dei? Ci sono momenti in cui un umano riesce a lambire l'essenza divina. Può capitare a un artista in un momento di ispirazione, oppure a un guerriero sul campo di battaglia. In alcuni casi, l'identificazione con il divino è talmente intensa da provocare, mediante un processo di rinascita, il superamento dei limiti umani.
Questo, grossomodo, quanto dice Tarenzi. Vediamo ora come, nel mondo Classico e oltre, viene presentato questo processo, il cui nome è apoteosi.
Flectere si nequeo Superos...
Raffigurazione di Kyngdoc |
Nell'antica Grecia gli Dei scendevano spesso e volentieri fra gli uomini. Vi fu un'epoca, l'Età dell'Oro, in cui le due stirpi vivevano insieme. La fine di quest'epoca è sancita con l'inizio del dominio di Zeus, che crea Pandora e la invia con tanti saluti agli uomini (che però hanno il fuoco). In questo periodo di transizione viene stabilito che l'umanità interagirà con i Celesti attraverso il sacrificio: la separazione appena sancita è definitiva.
Gli Dei, tuttavia, sono al di sopra delle regole. Zeus primo fra tutti, che si divertirà a disseminare rampolli in lungo e in largo con le sue scappatelle. E con i figli (e figlie, suppongo) iniziano i problemi. Finora tutto ciò che è divino è originato dalla stirpe dei Titani, a loro volta figli di Urano*; ora sulla Terra ci sono esseri a metà fra i due mondi, i Semidei appunto.
I Semidei più famosi sono sicuramente Dioniso ed Eracle. Dioniso, il Dio straniero, è la mia divinità preferita e magari un giorno ne parlerò. Eracle è noto a tutti, se non per la sua tragica fine, per le sue dodici fatiche - trasposte più volte, sia al cinema che in televisione. Entrambi, al termine della loro avventura terrena, saranno "promossi" e ammessi sull'Olimpo dove potranno cibarsi di nettare e ambrosia. Altri saranno più sfortunati, come il povero Achille: ricordato per sempre ma costretto a essere un'ombra tra i defunti per l'eternità - rimpiangerà la sua scelta. Non basta quindi il sangue divino a suscitare la benevolenza di Zeus, che in ultima analisi ha l'ultima parola su chi può essere ammesso in famiglia.