lunedì 24 giugno 2013

La Ruota del Tempo, III parte


I personaggi sono molto importanti nell'economia di una storia, perché creano un legame emotivo con il lettore, che può gioire o soffrire come se si trovasse ad affrontare le stesse prove. Per questo i personaggi devono essere vivi, credibili e interessanti. Se ho imparato qualcosa leggendo fantasy, è che non basta creare un mondo pieno di mirabolanti effetti speciali per rendere interessante una storia; a volte non è nemmeno necessario. Jordan ci riesce? Posso solo dire la mia. Sebbene egli non sia né un innovatore né un imbrattatele - quelli che "dipingono con le parole", è riuscito a mettere in piedi un cast solido e rispettabile. Ci sono stati momenti, nei libri centrali (dal settimo al decimo) in cui ho pensato di abbandonare la lettura perché troppo prolissa. Mi hanno trattenuto due fattori: la scommessa che, nonostante le lungaggini, si sarebbe arrivati alla conclusione e l'affetto che nutrivo per alcuni dei protagonisti.

The Wheel of Time ha un numero di personaggi da capogiro: oltre 2000, includendo anche coloro che saranno dimenticati nel giro di due paragrafi. Alto è anche il numero di narratori, poiché la storia è raccontata da svariati punti di vista. Se però vogliamo ridurre al nocciolo il novero dei protagonisti, isolandoli per importanza nella trama principale, arrivo a contarne quattro, tutti provenienti dallo stesso villaggio.

Splendida immagine di Eric de Mander
Rand al'Thor è colui che fin dalla prima pagina si sospetta essere il Drago Rinato. Alto, capelli rossi e orfano di madre, vive in una fattoria di campagna insieme al padre Tam. All'inizio della storia è il classico ragazzotto di campagna, attirato dalle novità (il venditore ambulante, il menestrello) e superstizioso (la presenza di una Aes Sedai). Più avanti assumere maggiore spessore, dovendosi confrontare con terribili nemici e con il suo stesso, pressante destino. Rand è l'eroe che potrebbe salvare il mondo, ma non è privo di lati oscuri e difetti che si accentueranno man mano che la storia procede.

Matrim Cauthon è il personaggio preferito di molti. Burlone e refrattario alla responsabilità, troverà la sua strada nel gioco d'azzardo e nell'inganno. Nonostante sembri fuggire per la maggior parte della storia, essendo anch'egli ta'veren si troverà poi a dover usare le sue abilità peculiari, grazie anche a un aiuto inatteso. Tornando in tema di simbologia, da un certo punto in avanti gira con un cappello a tesa larga e una benda sull'occhio, porta una lancia scura e lo stemma a cui viene associato è un corvo. Vi ricorda per caso qualcuno?

Perrin Aybara è l'apprendista di un fabbro. Ha un fisico poderoso ma è serio e posato, in tutte le faccende della vita. Il suo arco soffre un po' di una relativa lentezza rispetto al progredire delle vicende in altri angoli del mondo, ma anche lui avrà il suo bel da fare. Preso tra un falco e uno sparviero, la sua natura è vicina a quella dei lupi - che una volta tanto non sono né malvagi né albini né solitari. Semplicemente, lupi. Questo dettaglio gli causerà parecchi problemi.

Egwene al'Vere è promessa a Rand. È la figlia del sindaco e non ha nessun interesse a seguire i tre ragazzi, senonché l'Aes Sedai le rivela che anche lei è in grado di incanalare e per questa ragione è costretta a seguirli a Tar Valon. Egwene studierà per la maggior parte del tempo (in un paio di momenti ho pensato a Harry Potter, non odiatemi) ma fortunatamente troverà il modo di ficcarsi in ogni genere di avventura. Il suo apporto alla storia è molto importante per bilanciare l'arroganza di Rand, la spacconeria di Mat e la ritrosia di Perrin. Egwene spicca subito per la sua saggezza e semplicità... e per una certa abilità nel dare bastonate alla progenie oscura.

Ci sono molti altri personaggi fondamentali per la storia, come Nynaeve al'Meara, sapiente (curatrice) del villaggio nonché incanalatrice "selvatica", e i tre mentori di Rand: l'Aes Sedai Moiraine Damodred, il di lei custode al'Lan Mandragoran e il menestrello Thom Merrilin. In particolare Moiraine, la prima incanalatrice che incontriamo. Le Aes Sedai, nella loro Torre Bianca a Tar Valon, costituiscono una società complessa, che riflette le svariate inclinazioni dell'animo umano. Tolta la patina, ho colto una certa affinità con il Bene Jesserit di Dune (opera che avevo collegato anche agli Aiel). Non so però dire se Jordan fosse o meno fan dell'opera di Herbert, o se semplicemente si siano rifatti alle medesime tradizioni.

Tre Aes Sedai secondo Tania Wagemann: Moiraine, Siuan e Leane

Torno adesso su qualcosa a cui ho accennato nel primo post: la ciclicità delle epoche. Questo concetto, che trova riferimento in molte culture, comporta che la nostra epoca è inclusa nella tessitura. Non solo, possiamo anche collocare l'epoca di Rand al'Thor nel nostro passato oppure nel nostro futuro. In entrambi. Questo significa che ci sono alcuni riferimenti incrociati. Da una parte abbiamo indizi che lasciano supporre un retaggio della nostra epoca (reperti archeologici), dall'altra abbiamo nomi, ruoli e situazioni che scopriamo essere più o meno vicini alle nostre mitologie. Per esempio, c'è un cavaliere senza macchia di nome Galad, anche se abbreviato. C'è una spada nella roccia, o per meglio dire nella Pietra. Altri personaggi hanno nomi che ritroviamo nella tradizione ebraica ma senza paralleli evidenti, come i Reietti Ishamael e Sammael.

Ishamael secondo RevenantRising
Non posso citare i Reietti (Forsaken) senza parlare un po' del nemico che il Drago deve sconfiggere. Il Tenebroso ha una vasta schiera di seguaci. La prima linea è costituita dai trolloc, esseri piuttosto coriacei allevati incrociando uomini e bestie. In cima ci sono i Reietti, che altro non sono che incanalatori che nell'era precedente hanno tradito la Luce e sono stati poi rinchiusi insieme al Tenebroso. I Reietti rappresentano l'altra categoria di servitori delle tenebre, ovvero coloro che non sono geneticamente progettati per rovinare la vita a tutti, ma hanno scelto, magari per motivazioni meschine e personali, di combattere per il Tenebroso. Oltre ai Reietti incontriamo un vasto assortimento di amici delle tenebre (darkfriends), che daranno parecchio filo da torcere al Drago prima dell'Ultima Battaglia.

Con questo ho concluso. Ci sarebbe altro da dire, ma lo lascio per chiunque, avendo letto i libri, abbia voglia di confrontarsi con il sottoscritto. Da parte mia, ribadisco quanto detto nei commenti: quella di Jordan non è una saga che porta novità, è prolissa e scritta, almeno inizialmente, per un target giovane. Ciononostante, è una storia di ampio respiro, che riesce a riproporre l'epicità del mito senza ignorare che anche il mito è costruito da uomini e donne. Una lettura ponderosa, a tratti frustrante, che sa tuttavia donare momenti di pura esaltazione. È un peccato che Robert Jordan non sia vissuto abbastanza da vederla conclusa.

Prima di lasciarvi, vi lascio con una breve canzone. Ero indeciso se scegliere questa o il brano dei Blind Guardian che mi ha spinto a leggere la saga. Alla fine ho optato per questo brano, musicato da un artista indipendente sulle parole di una delle canzoni che vengono citate nella saga: Jack o' the Shadows. È la storia di un soldato - di tutti i soldati - che si gode la vita prima di danzare con Jack delle Ombre, che rappresenta la morte.
Un po' come le chere della mitologia greca.


6 commenti:

  1. Complimenti per lo sforzo e per l'esaustività del dossier. Come ti dicevo però, farei un bel po fatica ad affrontare una saga di tale mole, anche se in parte mi hai incuriosito.
    Di solito non riesco a tenere alta la soglia di attenzione per più di una trilogia, poi ho la necessità di cambiare. A parte rari casi.
    Domanda parzialmente OT, hai mai letto la saga di Thomas Covenant l'incredulo?

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    1. No, ma ho in casa il primo e il terzo volume! Mi incuriosiva così li ho presi in una bancarella, ma non ho in programma di leggerli a breve. Ci sono punti di vicinanza? So che anche Covenant è post-tolkieniano, probabilmente più post rispetto a questa saga.

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    2. Allora, premetto che li ho letti in prima superiore, però conservo dei ricordi molto positivi. Decisamente post, hai ragione, comunque con elementi di contatto legati al genere. In realtà esistono due trilogie di Covenant (e forse una terza, ma non l'ho letta), ambientate in periodi diversi. Thomas è molto originale come personaggio e anche il world building non è male, concetti interessanti...

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    3. Credo proprio di essermelo segnato leggendo da qualche parte una presentazione del personaggio. Poi mi sono informato e ho letto che Donaldson ha tentato di scrivere altri libri, non riuscendo però a raggiungere lo stesso successo. Le trilogie in effetti sono due, ma secondo wikipedia esiste un terzo ciclo che ha raggiunto il... quarto volume?
      E scopro ora che To live is to die dei Metallica è ispirata a questa saga!

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  2. Ho letto di sfuggita (sempre la solita storia sul pericolo spoiler v.v), volevo solo dirti che le illustrazioni che hai scelto sono davvero spettacolari!

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