venerdì 4 maggio 2012

Diaz - Don't clean up this blood

Ed ecco questo post. Ancora un film, un film recente, che di fantastico non ha proprio nulla. I fatti narrati sono documentati e realmente accaduti undici anni fa.


Settimana scorsa mi hanno convinto ad andare a vedere Diaz. Non è stata una scelta facile, avendo subito per giorni il terrorismo psicologico di un mio amico, che del film ha scritto un commento. Decisivo è stato l'invito di due amici in un momento di debolezza (post manifestazione del 25 Aprile).
Insomma, è andata.

E il film mi è piaciuto. Ben realizzato, con ritmo serrato, molto violento.
Ma ogni parola a suo tempo.
Dove siamo? Io dov'ero?

Diaz è un film ambientato nel 2001, anno che è passato alla storia per l'11 settembre e ciò che ne è scaturito.
Prima degli attentati terroristici, c'è stato il G8 a Genova, un summit caratterizzato da una vasta mobilitazione internazionale e da una pessima organizzazione. Ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia. C'è stato il morto: Carlo Giuliani. Ecco, forse l'evento di cui si è parlato di più è proprio la morte di Carlo, protagonista postumo di libri, canzoni e talk show.
Un argomento che teneva banco nei salotti, tra amici, nei luoghi di villeggiatura.

All'epoca, per l'appunto, mi trovavo in vacanza. Al mare. Avevo una consapevolezza embrionale di quanto accadeva nel mondo. Un vago interesse per la mobilitazione e per le tematiche, di cui si discuteva da mesi, legate alla globalizzazione. Non avevo letto "No Logo" e non l'ho mai fatto, ma va detto che proprio quelli erano gli anni in cui la rete diventava sempre più un luogo di informazione e di diffusione delle idee.
Ero troppo giovane per andare a Genova.
Se però fosse stato qualche anno più tardi, avrei anche potuto esserci!

La gestione del G8 è stata molto criticata. Potete trovare qui un ottimo articolo che riassume i principali avvenimenti. Quello che ricordo, sono le immagini degli scontri, molto dure, e la devastazione di attività commerciali (banche? negozi?) di Genova a opera del gruppo "black block", di cui si parlava ampiamente, infiltrati nel movimento altrimenti pacifico dei no global.
Ricordo anche le testimonianze costituite da video amatoriali. Forse è stata la prima occasione in cui i nuovi media conquistavano un loro spazio tra i principali canali di informazione. O meglio, questo è quello che ho trovato in alcuni commenti, ma mi sembra ragionevole. Nel film, questo aspetto è illustrato benissimo.

Ma Diaz non parla del G8 nella sua interezza, né di Carlo Giuliani; racconta invece dei fatti avvenuti alla scuola Diaz, quando sembrava che fosse tutto finito.
Racconta di quella che Amnesty International definì: "La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale."
In due parole, circa 200 poliziotti irrompono in una scuola occupata per la notte da un centinaio di persone, principalmente ragazzi, che sarebbero partiti il giorno dopo per tornare a casa. Ci fu una perquisizione in tenuta antisommossa, per arrestare eventuali black block che si supponeva fossero alloggiati all'interno (nel film in effetti ci sono). Per giustificare l'accaduto, fu dichiarato che molti arrestati avevano subito ferite pregresse, e che comunque erano state rinvenute divise nere e vari arnesi, tra cui spranghe... e due molotov. Che però nella scuole le aveva messe proprio un poliziotto, così come un altro simulò di essere stato preso a coltellate. In pratica, ci fu un sanguinosissimo pestaggio degli occupanti, senza preoccuparsi che fossero giovani (innocenti), vecchi, giornalisti, avvocati, uomini d'affari.
Potete trovare qui lmaggiori informazioni.
E comunque c'è molto materiale on line. Anche delle foto, anche se bisogna togliere quelle del film, che ho preferito non proporvi, eccetto una, perché molto forti.

Un film-documento

Nelle intenzioni, Diaz vuole essere un documento. Non un documentario, perché sempre di fiction si tratta, ma una testimonianza di fatti realmente avvenuti. La storia, raccontata in modo frammentario sotto diversi punti di vista, mantiene una certa distanza dalle vicende dei singoli, che segue solo al fine di raccontare la "macelleria messicana" avvenuta alla scuola. Il soggetto, infatti, è stato scritto a partire dagli atti contenuti nella sentenza (non ho capito se di primo o di secondo grado).

Il film illustra brevemente le manifestazioni, sia i cortei sia gli assalti dei black block, ma procede subito verso la vicenda principale, che è sostanzialmente un lungo protrarsi di violenze sui giovani (e meno giovani) occupanti della Diaz, inframmezzate da alcuni momenti di calo della tensione. A seguire, come se non bastasse, ci sono le gravi (e imbarazzanti) dichiarazioni alla stampa, i feriti in ospedale... e poi, come se non bastasse, Bolzaneto, la caserma dove gli arrestati che si reggevano ancora sulle proprie gambe furono sottoposti a tortura. Quando il peggio sembra finito, insomma, altra violenza. Psicologica. Meno sangue e vero terrore.

Per non parlare di quel giornalista massacrato mentre cercava di raggiungere l'edificio di fronte, dove risiedevano altri giornalisti (che hanno potuto riprendere l'accaduto). Questa scena introduce un po' quello che verrà dopo, ma colpisce per la ferocia verso il povero giornalista. Scena, per inciso, filmata da un altro giornalista.

Don't clean up this blood!
Alla fine, si esce dalla sala con un grande senso di ingiustizia.
"Alla Diaz ci volevano i supereroi," ha commentato una mia amica. Forse. Di certo la polizia non è stata di aiuto. Anche il poliziotto più ragionevole, un vicequestore che alla fine comanda il ritiro dei suoi, non si oppone apertamente alle violenze. Quando arriva a Bolzaneto sa bene cosa sta succedendo, ma preferisce andarsene. (Credo sia una figura ispirata al vicequestore che, effettivamente, cambiò le sue dichiarazioni a distanza di qualche giorno dai fatti, utilizzando il termine "macelleria messicana".)
Ma oltre a lui c'erano, quante, 200 persone con il manganello? Viene da chiedersi come costoro abbiano potuto comportarsi in quel modo e trovare pace con la propria coscienza. Perché nel film esercitano una violenza animale, incontrollata e istintiva. Tre degli occupanti finirono in pericolo di vita, e molti altri riportarono gravi ferite. Certo, forse se la cavarono meglio rispetto ai poveracci finiti a Bolzaneto.
Senza contare che i processi, giunti al secondo grado di giudizio, marciano verso la prescrizione. Da un lato l'apparente impossibilità di identificare tutte le responsabilità, dall'altra l'inesistenza in Italia, nonostante una convenzione internazionale, del reato di tortura.
Al di là di questo, ci sono responsabilità dei vertici della polizia? Ci sono responsabilità politiche?

E tra l'altro i black block nel film riescono a cavarsela senza problemi! Insomma, neanche la giustificazione "abbiamo fatto una cazzata, ma abbiamo preso i cattivi".
Come dicevo, un grande senso di ingiustizia.

In conclusione

Al di là dei difetti, che critici più saggi di me hanno già messo ampiamente in luce, a me è parso un bel film. Ben realizzato dal punto di vista visivo, con una buona colonna sonora e... beh, una storia che ti incolla allo schermo dall'inizio alla fine.
Non so se, come dice qualcuno, è il gran ritorno del cinema civile in Italia, ma di sicuro è una pellicola che non ha nulla da temere, dal punto di vista tecnico, dai kolossal hollywoodiani. È anche il film più internazionale che ho visto ultimamente, dato che molti personaggi non sono italiani e comunicano tra loro in inglese.
Se vi capita, e se è ancora in programmazione, andate a vederlo.
Possibilmente, non da soli!

Se proprio devo sconsigliarlo a qualcuno, è a chi non sopporta la vista del sangue. Perché questo sangue è così vicino a noi, nello spazio e nel tempo, che è molto più reale di quello che siamo abituati a vedere al cinema. Rivoltando l'esternazione uno dei genitori che pensò bene di non vietare "The Passion" ai minori di tot anni, questa è una violenza che non si può spiegare.
È una violenza che fa male.
È una violenza senza giustizia.

Per informarsi


Naturalmente, il sito ufficiale del film.
Il mio amico Bugs che racconta le sue impressioni (e mi ruba un'immagine, non me ne ero accorto).
Ripropongo poi gli articoli di wikipedia che trattano della Diaz e, più in generale, dei fatti relativi al G8. Sono veramente ben fatti e wiki ha la caratteristica di avere una politica di neutralità e di rispetto delle fonti.

5 commenti:

  1. Ricordo benissimo l'epoca ma sopratutto il "clima" nel 2001. Ricordo le dichiarzioni dei dirigenti della Polizia sui giornali del periodo, ricordo i politici.
    Non è stata una vicenda che ha fatto onore a tutti loro ma nemmeno a noi chiusi nel sicuro delle nostre case.
    Ricordo il volto di un mio collega che all'inizio difese l'operato della polizia, ricordo anche come si sentì quando scoprì che la Polizia aveva mentito.
    Uno stato serio avrebbe processato i colpevoli o perlomeno chi ha sbagliato.
    Cosa penso di chi ha sbagliato?
    Alla larga dalla persone piccole con "grandi" poteri.
    Ciao.

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    Risposte
    1. Visto e piaciuto.
      Chi sbaglia paga, ma non qui.

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  2. Ero molto giovane, ma per molti dei miei amici più grandi di me "No Logo" era paragonabile a "On The Road" di Kerouac per i sostenitore della Beat Generation e per il moveimento Hippie o la Bibbia per un testimone di Geova, tant'è che stavano organizzando di andarci e mi avevano pure convinto a seguirli, più per spirito di avventura che per colto appieno il messaggio di "No Logo" anche se l'idea di fondo l'avevo percepita. Vedendo il documentario Rai sul G8 di Genova (lo si trova facilemente su youtube cercando "bella ciao g8" e questo film il mio pensiero di fondo era "avrei potuto esserci anch'io lì", quindi potete semplicemente immaginare l'impatto che per me ha avuto. A maggior ragione lo consiglio vivavemente a chiunque e per ogni età, anche a chi magari la violenza fa fatica a vederla, perchè è importante vedere cosa è successo, e cosa possono provare in un paese come il nostro certe persone malate (è l'unico termine che riesco a trovare) poste nei vai gradi di comando di questo stato.

    Chiudo dicendo che gli autori del film, in un intervista fatta nel programma di Fazio "Che tempo Che fa", hanno dichiarato che alcune scene sono state volutamente omesse anche se agli atti sono riportate, perché la loro eccessiva violenza e crudeltà avrebbero dato al film un atmosfera surreale nonostante siano accadute realmente; e questo secondo me la dice lunga su ciò che è successo quella notte alla Diaz.

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  3. Letto molto a riguardo e visto il film al cine. Davvero durissimo... Tecnicamente poi è stato fatto bene, avevo il cuore in gola più volte durante la visione, soprattutto nel momento in cui la polizia era lì lì per sfondare l'entrata della scuola...
    Vergognosa comunque la pena inflitta alle forze dell'ordine. Una pena praticamente inesistente, e c'è pure chi osa dire che giustizia è stata fatta... Ma perfavore!

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    1. Anche a me ha colpito molto la sentenza. Alla fine il reato di violenze è andato in prescrizione, così c'è stata solo la condanna per falso aggravato. Oltretutto, con l'indulto non faranno neanche un giorno di prigione, così l'unica pena sarà l'interdizione dai pubblici uffici.
      Questo per chi diceva che non c'è la necessità di introdurre in Italia il reato di tortura. C'è, eccome!

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