Calvino è una delle poche persone che riesce a cavarsela con un canovaccio che per altri si trasformerebbe in uno sfoggio di virtuosismo. Se una notte d'inverno un viaggiatore è un libro di cui ho sentito molto parlare e letto molto negli ultimi anni, ma non avevo ancora trovato l'occasione giusta per leggerlo. Mi ero, anzi, procurato un altro suo libro (ancora non vi dico quale, ma ci potete arrivare) per colmare il gap, visto che fino a ieri avevo letto solo i tre fantasy de I nostri antenati e forse qualche racconto. È quindi armato di presupposti che mi sono fiondato sulla terza proposta del gruppo di lettura diretto da Start from Scratch.
Se una notte d'inverno un viaggiatore non è solo il titolo del libro, ma è anche il titolo di un romanzo al suo interno di cui un anonimo Lettore entra in possesso durante una vissuta escursione in libreria. Dopo circa sedici pagine, tuttavia, egli si accorge che la narrazione si interrompe a causa di un errore di stampa proprio nel momento in cui stava entrando nel vivo. Il giorno seguente, il Lettore ritorna in libreria a chiedere una sostituzione. Scopre così che l'editore ha mischiato per errore le pagine scritte da Calvino con un'altra novità, di un autore polacco. Il Lettore accetta così la sostituzione, scoprendo presto che si tratta di un libro completamente diverso! Quello stesso giorno gli viene indicata una Lettrice che aveva giustappunto presentato le sue rimostranze, chiedendo anch'ella la sostituzione con il libro del polacco.
Inizia così per il Lettore un doppio inseguimento: da un lato il percorso difficoltoso e continuamente interrotto della lettura, a causa di fattori di vario genere che ne ostacolano il proseguimento, dall'altro... beh, la Lettrice...
La struttura di questo romanzo non è così complicata, ma necessita una spiegazione. Innanzitutto, la vicenda principale non ha un io narrante. Il libro si rivolge direttamente a te-Lettore, che potresti essere davvero tu, dal momento che molte avventure librarie sono universali. Questo mi ha creato qualche problema, all'inizio, perché non ho mai avuto un buon rapporto con i libri che si prendono troppe confidenze con il sottoscritto. Inframmezzati ai capitoli che seguono il Lettore, ci sono gli incipit, dieci, dei diversi libri che egli incomincia senza riuscire a ultimare. Gli incipit sono molto diversi fra loro sia nel contenuto sia nello stile, anche se ci sono dei piccoli rimandi che creano la suggestione fugace che ci possa essere un discorso sotteso non solo alle singole storie ma anche a quella principale. Ciò è probabilmente vero e spiegato nell'introduzione dello stesso Calvino, che presenta uno schema che ne ripercorre il filo logico, ma piuttosto oscuro a chi si appresta a leggere senza guida, come è anche ragionevole che sia. Io, lo ammetto, ho fatto uso della mappa per orientarmi. In aggiunta, mettendo uno dopo l'altro i titoli dei libri iniziati dal Lettore si viene a formare un undicesimo incipit, la cui scoperta lascio per esercizio.
Di cosa parla, esattamente, Se una notte d'inverno un viaggiatore? Non del Lettore, di certo, e neanche della Lettrice. La loro storia è di per se piuttosto lineare, se escludiamo l'intervento dell'Organizzazione del Potere Apocrifo (APO) il cui scopo sembra essere quello di mischiare, mistificare e falsificare. Non sono neanche gli incipit, che da soli non dicono molto, nonostante ve ne siano di davvero belli. Ciò di cui parla è la lettura, ma in un senso un po' più ampio rispetto a quello che intenderemmo. Nel primo capitolo, per esempio, ci sono l'avvicinamento all'oggetto-libro e il semplice atto di leggere. Più avanti, grazie a una serie di personaggi, alcuni dei quali ne daranno dimostrazione, troviamo svariati modi in cui ci si può approcciare alla lettura e modi in cui si può interpretare un libro. A un certo punto il Lettore oltrepassa il confine tra chi i libri li legge e chi li produce, incontrando figure che vanno dal redattore capo allo scrittore, fino ad avvicinarsi a quella terra di nessuno in cui sembrano operare le censure statali e l'APO. Gli stessi incipit mi sono sembrati dialoganti, rivolti al Lettore e al lettore che nel protagonista dovrebbe riconoscersi.
Non è una soluzione facile, perché, nonostante ci venga mostrato che una buona storia nasce dall'interazione di tanti diversi attori, c'è qualcosa di più a cui è difficile dare voce. Come afferma il capo dei mistificatori (ma potrebbe valere per tutti i personaggi incontrati):
"Ho capito i miei limiti, nella lettura avviene qualcosa su cui non ho potere."
Nulla di più vero, a prescindere dal soggetto.
Nonostante magari vi aspettate il contrario, Se una notte d'inverno un viaggiatore non è un libro ponderoso, salvo forse un paio di incipit. Se vi aspettate un romanzo con un capo o una coda, con un intreccio complesso e magari qualche colpo di scena, siete fuori strada. Il libro si presenta esteriormente più come una serie di racconti inseriti in una cornice, solo che questi sono incompiuti e dialogano con la cornice tanto quanto lo fanno con il lettore - capisco che possa generare un po' di confusione! Eppure, se ci pensate, dovrebbe esservi famigliare poiché è lo stesso qualcosa che si crea quando leggete una storia, ogni volta che aprite o chiudete un libro. E può darsi che quella stessa sera, in libreria, ci sia anche la Lettrice. Può darsi. Ma come si diceva prima, è qualcosa su cui neanche l'autore ha potere.
Inizia così per il Lettore un doppio inseguimento: da un lato il percorso difficoltoso e continuamente interrotto della lettura, a causa di fattori di vario genere che ne ostacolano il proseguimento, dall'altro... beh, la Lettrice...
La struttura di questo romanzo non è così complicata, ma necessita una spiegazione. Innanzitutto, la vicenda principale non ha un io narrante. Il libro si rivolge direttamente a te-Lettore, che potresti essere davvero tu, dal momento che molte avventure librarie sono universali. Questo mi ha creato qualche problema, all'inizio, perché non ho mai avuto un buon rapporto con i libri che si prendono troppe confidenze con il sottoscritto. Inframmezzati ai capitoli che seguono il Lettore, ci sono gli incipit, dieci, dei diversi libri che egli incomincia senza riuscire a ultimare. Gli incipit sono molto diversi fra loro sia nel contenuto sia nello stile, anche se ci sono dei piccoli rimandi che creano la suggestione fugace che ci possa essere un discorso sotteso non solo alle singole storie ma anche a quella principale. Ciò è probabilmente vero e spiegato nell'introduzione dello stesso Calvino, che presenta uno schema che ne ripercorre il filo logico, ma piuttosto oscuro a chi si appresta a leggere senza guida, come è anche ragionevole che sia. Io, lo ammetto, ho fatto uso della mappa per orientarmi. In aggiunta, mettendo uno dopo l'altro i titoli dei libri iniziati dal Lettore si viene a formare un undicesimo incipit, la cui scoperta lascio per esercizio.
Di cosa parla, esattamente, Se una notte d'inverno un viaggiatore? Non del Lettore, di certo, e neanche della Lettrice. La loro storia è di per se piuttosto lineare, se escludiamo l'intervento dell'Organizzazione del Potere Apocrifo (APO) il cui scopo sembra essere quello di mischiare, mistificare e falsificare. Non sono neanche gli incipit, che da soli non dicono molto, nonostante ve ne siano di davvero belli. Ciò di cui parla è la lettura, ma in un senso un po' più ampio rispetto a quello che intenderemmo. Nel primo capitolo, per esempio, ci sono l'avvicinamento all'oggetto-libro e il semplice atto di leggere. Più avanti, grazie a una serie di personaggi, alcuni dei quali ne daranno dimostrazione, troviamo svariati modi in cui ci si può approcciare alla lettura e modi in cui si può interpretare un libro. A un certo punto il Lettore oltrepassa il confine tra chi i libri li legge e chi li produce, incontrando figure che vanno dal redattore capo allo scrittore, fino ad avvicinarsi a quella terra di nessuno in cui sembrano operare le censure statali e l'APO. Gli stessi incipit mi sono sembrati dialoganti, rivolti al Lettore e al lettore che nel protagonista dovrebbe riconoscersi.
Non è una soluzione facile, perché, nonostante ci venga mostrato che una buona storia nasce dall'interazione di tanti diversi attori, c'è qualcosa di più a cui è difficile dare voce. Come afferma il capo dei mistificatori (ma potrebbe valere per tutti i personaggi incontrati):
"Ho capito i miei limiti, nella lettura avviene qualcosa su cui non ho potere."
Nulla di più vero, a prescindere dal soggetto.
Nonostante magari vi aspettate il contrario, Se una notte d'inverno un viaggiatore non è un libro ponderoso, salvo forse un paio di incipit. Se vi aspettate un romanzo con un capo o una coda, con un intreccio complesso e magari qualche colpo di scena, siete fuori strada. Il libro si presenta esteriormente più come una serie di racconti inseriti in una cornice, solo che questi sono incompiuti e dialogano con la cornice tanto quanto lo fanno con il lettore - capisco che possa generare un po' di confusione! Eppure, se ci pensate, dovrebbe esservi famigliare poiché è lo stesso qualcosa che si crea quando leggete una storia, ogni volta che aprite o chiudete un libro. E può darsi che quella stessa sera, in libreria, ci sia anche la Lettrice. Può darsi. Ma come si diceva prima, è qualcosa su cui neanche l'autore ha potere.
Quanto è piena quella citazione. Quasi quasi me la piazzo come descrizione al blog.
RispondiEliminaAncora una volta, grazie.
Vero? Dice tutto sull'indicibile. :)
Eliminamolto interessante questo intervento originale e personalissimo
RispondiEliminasimonetta
Grazie Simonetta, e benvenuta. :)
EliminaCalvino ha un dono straordinario: anche nell'incompiutezza e nel non-detto in realtà appaga il nostro bisogno di sapere e comprendere... è semplicemente geniale e, nella tua recensione, si colgono i nodi fondamentali attraverso i quali si compone la riflessione.
RispondiEliminaTi ringrazio. In effetti è un romanzo così meta-, iper-, forse anche un po' extra-, che ciò che lo qualifica maggiormente, curiosamente, sono proprio il non detto e l'incompiutezza. E in questo non ci riescono tutti. Con un simile canovaccio, poteva davvero diventare un esperimento tanto virtuoso quanto sterile.
EliminaSembra un'opera molto interessante, però non ho mai letto nulla di Calvino: lo consiglieresti per iniziare?
RispondiEliminahttp://thatbionicgirlwithaheartofflesh.blogspot.com/
Ciao Kate e benvenuta. Calvino ha scritto libri molto diversi e, trattandosi in questo caso di un romanzo scritto a fine carriera, mi sentirei di consigliarti qualcosa di meno sperimentale. Secondo me vale sicuramente la pena di leggere uno o tutti e tre i libri della trilogia dei "Nostri Antenati" (Il visconte dimezzato, Il cavaliere inesistente e Il barone rampante), di cui magari avrai letto qualche brano. Credo sia un buon inizio. :)
EliminaQuando qualche anno fa mi avvicinai a Calvino rimasi un po' scioccato. Partì con le Città invisibili e il colpo fu troppo duro; col passare del tempo e con l'approfondimento della letteratura novecentesca sono tornato dal caro Italo e l'ho finalmente apprezzato a pieno. Questo libro che hai presentato così bene è un autentico capolavoro. L'inizio dovette essere ancora più sconvolgente per i lettori di quegli anni! Il finale è così rassicurante da lasciare nel dubbio, come hai scritto anche tu.
RispondiEliminaConsiglio anche la lettura delle Città invisibili, il finale soprattutto è magnifico.
Ce l'ho, in attesa. In realtà è proprio quello il libro di Calvino che avrei voluto leggere subito, invece aspetterà il suo turno.
EliminaQuesto libro è un capolavoro a mio avviso, non saprei come definirlo altrimenti. Mi ha fatto piacere leggere il tuo parere: hai dato un bel taglio al post.
RispondiEliminaUn libro splendido
RispondiEliminaHo appena comprato Lezioni Americane per colpa vostra.
RispondiEliminaMi mancava Calvino, e visto che ne parlate tutti mi è venuta voglia di recuperarlo... Anche Le città invisibili m'ispira molto.
Se l'hai fatto ieri, sei stata invogliata anche dagli sconti!
EliminaLe città invisibili è decisamente il prossimo, per quanto mi riguarda. Però, già che sei qui, mi chiedevo: qual è il tuo incipit preferito? :P
Sì, anche :)
EliminaCome titolo credo "Senza temere il vento e la vertigine" (non so fare il corsivo come te :( ).