Quello che segue è un racconto sperimentale. L'ho abbozzato mentre leggevo i "Racconti umoristici" di Mark Twain, per cui non stupitevi se manca ogni riferimento al fantastico. L'ispirazione mi è venuta durante uno stage, per cui la vicenda, almeno in parte, è realmente avvenuta.
Poi ci ho messo due mesi a scriverlo, ma questa è un'altra storia...
Una perturbazione estiva
«Allora? Sei dei nostri?»
Soldini era sempre più pressante. Da una settimana circa veniva a tormentarmi durante la pausa di metà mattina, sporgendo con quel suo occhio bieco da dietro il monitor.
«Se compri adesso» diceva, «risparmi sulla spedizione. Possiamo averli già martedì, tutti e dodici. Se sei dei nostri, certo. Ne mancano solo tre e poi posso ordinare.»
Si riferiva, naturalmente, a un ordine di mini ventilatori USB, di quelli che costano poco e rendono poco, ma alla lunga va a finire che uno lavora meglio. Era un rito che si ripeteva ogni anno, per finire immancabilmente in un nulla di fatto. Faceva semplicemente troppo caldo per preoccuparsi del caldo.
«Quanto verrebbe?» chiesi.
«Sette e cinquanta, per stare su quelli di qualità. Oppure cinque euri e trenta, se siamo almeno in dodici.»
Di fianco a me nell'ufficio, il collega Beretta borbottò qualcosa riguardo a un furto.
Soldini lo sfidò: «Hai forse un'offerta migliore?»
«Per quindici euro posso procurarci un ventilatore vero. Lo metto lì, sul tavolo, e funziona per tutti e due. Fa sette e cinquanta a testa. Anzi, di meno, dato che costerebbe quattordici e novanta. E fa vero fresco, non come quei baracchini che vuoi rifilarci!»
Soldini non gli diede retta e tornò al sottoscritto. Non era la prima volta che Beretta cercava di venderci i prodotti di quel suo cugino. Non pensava ad altro.
«Lascia perdere il dilettante» mi disse Soldini, liquidando così il collega. «Qui ci sono io e ti faccio risparmiare, senza sacrificare la qualità. Che dici, sei dei nostri?»
Io non ero affatto convinto e glielo feci presente.
«Perché un margine così ampio?» chiesi. Non che me ne importasse, naturalmente, per due euro!, ma volevo evitare di trovarmi alle strette e dare la mia adesione. Mi resi subito conto di aver commesso un errore quando vidi i suoi occhi illuminarsi.
«Ci ho pensato a lungo» spiegò, facendosi aria con una delle mie cartelle. «Ci sono due offerte. La prima costa di meno, ma costa di più la spedizione. L'altra costa un po' di più, sempre lo stesso prodotto, ma la spedizione costa un fisso e poi un euro a ventilatore. Però l'offerta parte al di sopra di dodici unità. Non so perché proprio dodici! Se siamo di meno c'è la spedizione ordinaria, ma chissà quando arriva! Il Crippa, poi, non vuole che arrivino troppo tardi perché parte. E non è l'unico.»
Gli feci notare che io partivo la settimana seguente. Soldini sbuffò, come se non avessi capito un fico secco del suo discorso chiarissimo.
«Guarda, Soldini, che non sei mica l'unico ad saper usare eBay. Sono un ingegnere informatico.»
A questo punto Beretta sbattè la mano sul tavolo, e si intromise: «Ah! Quindi li compri su internet? A questo punto, caro collega, io me ne chiamo fuori! Io di queste cose su internet non mi fido proprio! Balducchi» rivolto al sottoscritto, «ci penso io. Davvero. Un ventilatore vero lo faccio portare da mio cugino. Un ventilatore di qualità, mica quei cosi!»
Sembrava che soldini avesse difficoltà a respirare. «Tu, tu...» cominciò, alzando la mano tremante verso Beretta. Aveva un'aria assai minacciosa e temevo che di lì a poco sarebbe scoppiato un alterco.
Proprio in quel momento il capo entrò nell'ufficio.
Ci alzammo tutti in piedi.
«Avete letto la mail dall'amministrazione?»
Qualcuno fece un cenno d'assenso, cosicché proseguì: «Qualche scienziato ha minacciato che farà sciopero se non installiamo l'aria condizionata su tutto il piano. Bella idea del cazzo! Non starò a ricordare le difficoltà attuali dell'azienda, perciò mi aspetto che nessuno faccia cazzate, chiato?»
Annuimmo tutti.
«Soldini, che ci fai qui? Torna subito al lavoro, cazzo! Ci sono delle scadenze da rispettare.»
Lo squillo del cellulare ci risparmiò ulteriori rimproveri. Soldini si aggrappò all'occasione e fuggì, non prima di avermi chiesto di fargli sapere. Il capo grugnì qualcosa, allontanandosi, e sparì per il resto del giorno.
Meglio così, perché Beretta, che stava controllando la posta sul mio Thunderbird, osservò che dopotutto avremmo fatto bene a scioperare.
Aveva un'aria grave, ingobbito com'era sul mio schermo.
Con quel caldo non avevo la forza di controbattere, così lo invitai a sedersi al suo posto e chiusi lì la faccenda.
Andò bene fino a fine giornata, quando Beretta mi fece notare che non gli avevo dato nessuna risposta.
«Non parteciperò» risposi. «Quella settimana sono in vacanza, come ti avevo già accennato.»
«Lo so, Balducchi. Intendo per il ventilatore. Lo ordiniamo?»
Lungo tutto il tragitto fino al metrò mi dovetti sorbire la storia di suo cugino, di quanto era affidabile e del favore che mi faceva a condividere i suoi servizi. I suoi servizi, figuriamoci!
Fortunatamente, Beretta prende la 47. Ci salutammo senza impegni da parte mia, mentre mi infilavo nel sotterraneo in cerca di un momentaneo sollievo.
Il giorno seguente faceva ancora più caldo. La colonnina si era alzata di mezzo grado e neanche un filo di vento.
Entrai in ufficio trovando le persiane socchiuse, che promettevano un po' di frescura per almeno un paio d'ore, forse meno. Con l'umidità che c'era, venivano tutti in ufficio mezz'ora prima del solito per via del caldo. A ogni modo, in quel momento ero da solo.
I sette minuti che seguirono furono i più produttivi della mattinata.
Beretta, infatti, appena arrivato attaccò con la storia del cugino, esattamente dove l'aveva lasciata. Era tutto sudato, eppure gesticolava come un ossesso e mi stava addosso, alitando caffeina.
A un certo punto lo fermai. «Puoi ripetere, scusa?»
«Non si può fare» spiegò, scuotendo la testa. «L'ho sentito ieri. Il prezzo di favore me lo fa solo se ne piazziamo uno in ogni ufficio, perché lui lavora principalmente su grandi commesse. Bisogna convincere quelli al piano. Ma c'è ancora la convenienza! Ho fatto i conti: alla fine è come averne due in omaggio.»
Con calma, mi appoggiai allo schienale. Gli feci notare che questo, no, non me l'aveva detto e che a queste condizioni difficilmente avremmo raggiunto il numero necessario, considerando che lui e Soldini remavano in direzione opposta.
«Soldini è un cretino. Bisogna proprio convincere quelli degli altri uffici. Allora, ci stai? Sei dei nostri?»
Non so cosa mi prese. Balzai in piedi, allontanando la sedia, e gridai: «Ma i nostri, chi? Se siete solo tu e quell'altro beota che vi scannate in continuazione e non pensate ad altro! Ora ascolta bene: non voglio nessunissimo ventilatore. Intesi? Nessuno. E lavora, una volta tanto!»
Mi misi di nuovo a sedere. Beretta non replicò. Lavorai in silenzio fino all'ora di pranzo, senza grandi risultati. A una cert'ora entrò il capo, ma non feci attenzione a ciò che diceva. La calura aveva ormai sciolto ogni briciola di attenzione.
In mensa Soldini si avvicinò ma lo mandai a quel paese, con gentilezza, e lui smise di contarmi fra i suoi.
Il giorno dopo portai da casa un vecchio ventilatore da automobile, di quelli che vendevano prima che cominciassero a installare climatizzatori di serie dovunque. Presi un adattatore e lo attaccai alla presa.
Soldini mi diede del dilettante, naturalmente, ma né lui né Beretta, che non mi aveva più rivolto la parola, riuscivano a nascondere occhiate di invidia. Nessuno dei due era riuscito a risolvere nulla.
Il clima si faceva ogni giorno più torrido. Quando venne il due luglio, non ne potevo più e fui felice di partire per le ferie.
Oggi, al mio ritorno, si sta meglio. Una perturbazione ha rinfrescato l'aria, con grande giovamento di chi lavora in città.
Molti dei colleghi sono in vacanza, compreso Beretta. Al suo ritorno gli chiederò scusa.
Intanto, il mio ventilatore da automobile è scomparso. Probabile che qualcuno lo abbia preso in prestito, dato che l'avevo lasciato in un cassetto. In fondo, oggi non ce n'è bisogno. Apro la finestra e lascio entrare questa splendida brezza, sperando che duri.
Il caldo che ci attanaglia è finito anche nelle righe del tuo racconto. Leggerlo è stato divertente, viverlo probabilmente molto meno!
RispondiEliminaIl caldo è inesorabile.
EliminaEvviva i due mesi che ci hai messo a scriverlo! È un bel racconto. Complimenti.
RispondiEliminaGrazie. So che in questa stagione soffri quanto me! ^^
EliminaMai Fantozzi era riuscito a sfuggire alle sue mostruose iniziative. Filini fissò il campo da tennis per la domenica più rigida dell'anno. Dalle sei alle sette antelucane. Tutte le altre ore, man mano che si avvicinava il mezzogiorno, erano occupate da giocatori di casta sempre più elevata: Direttori Clamorosi, ereditieri, cardinali e figli di tutti questi potenti. Entrando a quell'ora negli spogliatoi del Park Tennis, vi trovarono tre giocatori rimasti lì dalla sera prima.
RispondiEliminaAbbigliamento di Filini: gonnellino pantalone bianco di una sua zia ricca, maglietta Lacoste pure bianca, scarpa da passeggio di cuoio grasso, calza scozzese e giarrettiere; doppia racchettina Liberty da volano. Fantozzi: maglietta della GIL, mutanda ascellare aperta sul davanti e chiusa pietosamente con uno spillo da balia, grosso racchettone 1912, elegante visiera verde con la scritta "Casinò Municipale di Saint Vincent"
Filini: Allora, ragionere, che fa? Batti? - Fantozzi: Ma... mi dà del tu? - Filini: No, no! Dicevo: batti lei? - Fantozzi: Ah, congiuntivo!
Fantozzi/cci è imprescindibile. Quanta verità!
Elimina(Non ho mai letto i libri, però.)
Racconto sottile e acuto. Divertente nello sviluppo e nella chiusa. A tutti, io credo, è capitato di avere questo genere di colleghi nell'ambiente di lavoro. Unico "difetto" - che poi non sarebbe un difetto ma semplicemente una scelta - una seconda parte leggermente affrettata. Ho la sensazione che "manchi" qualcosa, una frattura, uno scatto, qualcosa che illumini bruscamente e sorprendentemente la situazione. Ma lo dico unicamente dovessi mai decidere di rimetterci le mani. E abbi pazienza: per una decina d'anni ho scelto brani e fatto l'editing per i racconti giunti a diversi concorsi e la mia domanda successiva è sempre: "buono, questo racconto, ma forse avrebbe potuto... ". Ke spakkab..., me lo dico da solo, così risparmi la fatica.
RispondiEliminaGuarda, sono pazientissimo! Anzi, se posso cogliere qualche suggerimento, ne sono più che felice!
EliminaGrande signor Balducchi! :)
RispondiEliminaIl Balducchi è un eroe.
EliminaUn po' mi manca, c'è sempre bisogno di eroi.
EliminaMi è piaciuto :)
RispondiEliminaIl caldo è abbacinante, tanto che le dedico un filmato (only 65 seconds).
RispondiEliminaCordialità insensate? Non direi proprio caro Salomon Xeno ;)