venerdì 8 giugno 2012

Una spedizione verso l'interno, II parte

Mi ricollego al post precedente, in cui parlavo principalmente dell'Anabasi di Senofonte, che ho finito in questi giorni. Il buon Nick di Nocturnia ha notato che l'Anabasi, che letteralmente significa "spedizione verso l'interno", racconta, in sei libri su sette, del tentativo di questi poveri Greci di raggiungere l'esterno.
Il mondo civilizzato.
La Grecia.

Non è un caso, infatti, che uno dei passi più noti a chi ha studiato un po' di letteratura greca (o si sia trovato a tradurre dal greco al liceo classico) è quando i superstiti raggiungono finalmente il mare, urlando "Il mare! Il mare!" come chi, sull'orlo della disperazione e dell'abbandono, veda un chiaro segnale della salvezza.
Perché il Ponto Eusino (l'odierno Mar Nero) significò per i Diecimila la seconda, grande svolta nella loro avventura.

L'ecumene di Erodoto, ovvero il "mondo abitato"
L'Anabasi è allo stesso tempo un trattato storico, un manifesto politico panellenico e un romanzo ante litteram. La narrazione si suddivide in tre parti, ciascuna culminante in evento importante che funge da punto di svolta:
  1. la marcia dei Diecimila (dodicimila, a contarli bene, più circa centomila indigeni), praticamente senza difficoltà fino alla battaglia di Cunassa, alle porte di Babilonia, dove Ciro trova la morte;
  2. la ritirata dei Diecimila, attraverso tradimenti, battaglie, privazioni e atti di eroismo, fino al raggiungimento del mare e, di conseguenza, delle colonie greche;
  3. le difficoltà dei reduci (circa seimila) nel reingresso nel mondo greco, ulteriori imprese in Tracia e, in conclusione, la consegna dell'esercito agli Spartani.

La prima parte occupa un libro ed è molto asciutta e stringata, quasi Senofonte voglia puntare direttamente alla seconda, in cui egli assume il ruolo di protagonista. La ritirata copre quattro libri, ed è la parte più avvincente di tutto il racconto. L'impresa è memorabile, e illuminante su cosa fosse la guerra a quei tempi, e sui molti modi in cui la vita in un piccolo villaggio potesse essere sconvolta dal transito di truppe straniere (ma anche alleate). La terza parte, infine, è un po' un'appendice volta a giustificare probabili critiche che piombarono sull'autore per quanto riguarda il suo operato, in Tracia e nelle colonie.
C'è però un aspetto, nella terza parte, che a mio parere è inaspettatamente moderno: la difficoltà del reduce/veterano di ritrovare un suo spazio al mondo. È quello che accade ai Diecimila, mercenari forgiati da una spedizione durata un anno e tre mesi (non che prima avessero giocato a biglie). Uomini che Isocrate definì "i rifiuti delle città greche", che però avevano affrontato il Gran Re sulla soglia di Babilonia ed erano riusciti a ritornare a casa.
Un'impresa mica da poco!
La fregatura è che tutto ciò che sapevano fare, era dare battaglia. Il ritorno a casa, tanto agognato, si tradusse nel passaggio al soldo degli Spartani, al fine di una nuova spedizione contro due satrapi già incontrati: Tissaferne (colui che li tradì, massacrandone gli strateghi dello stato maggiore) e Farnabazo.
Ma questa, naturalmente, è un'altra storia.


Frattanto, nel 2012...

No, non ci sarà una parte terza. La storia dei Diecimila finisce qui e anzi, se vi ha incuriosito, suggerisco la lettura dell'Anabasi. Il testo è scorrevole e contiene, oltre alle battaglie, tantissimi scorci sull'antichità e sui costumi di popoli diversissimi tra di loro e, cosa che non guasta, un pizzico di umorismo. La traduzione di Valerio Massimo Manfredi mi ha soddisfatto, anche se l'introduzione è un po' pesante e andrebbe letta alla fine.
Esiste anche un libro, "L'armata perduta", sempre di Manfredi, che altro non è che un romanzo ispirato alle vicende dei Diecimila. Non l'ho letto, per cui non saprei dire.

E poi c'è quell'altra questione, legata alla scrittura, di cui parlerò prossimamente.

11 commenti:

  1. A me è piaciuto molto tradurre l'Anabasi al liceo :) Questi tuoi post mi fanno tornare in mente i pomeriggi passati sul dizionario!

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    1. Che bei ricordi...
      Io detestavo Senofonte al liceo. Mi trovavo molto più a mio agio con Tucidide! :P

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  2. Pensa che io Senofonte, assieme ad altre piccolezze come I Sette a Tebe, l ' Iliade e Tito Livio li studiai per conto mio perchè mi affascinava la storia.
    Bah, altri tempi...decisamente altri tempi. :(

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    1. :D
      No, certe cose a scuola le ho proprio subite! Il problema è che Senofonte scriveva male, alla fine siamo anche riusciti a farlo ammettere alla nostra prof (all'ultimo anno). Però complessivamente ci hanno fatto tradurre moltissima storiografia. A spendere due parole in più per il contesto e due in meno sui verbi, mi sarebbe piaciuto di più! Ma devo anche dire che sono oggi una persona molto diversa, quindi probabilmente molto di quanto ho appena detto va rimosso.
      Mi fa piacere che tu abbia letto I Sette a Tebe. A me è piaciuto molto il "sequel", ovvero l'Antigone! :P
      Un anno mi ero messo a scrivere una canzone sul coro che parlava dei Sette, veramente molto toccante.

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  3. Caro Argonauta ti segnalo le Elleniche. Opera con un taglio diverso, sicuramente più pesante da leggere, ma ricca di spunti per chi ha apprezzato nell'Anabasi l'opera militare. E' sempre Senofonte a scrivere ma il soggetto è precedente alla spedizione descritta nell'Anabasi. Il caro vecchio Xenophon, nelle Elleniche, cerca di dare una panoramica sulla guerra del peloponneso. Se poi il tema ti affascina ti segnalo anche un altro testo, molto più recente:
    UNA GUERRA DIVERSA DA TUTTE LE ALTRE
    HANSON VICTOR DAVIS
    COME ATENE E SPARTA COMBATTEVANO NEL PELOPONNESO

    M.e.t.

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    1. Benvenuto!
      Le Elleniche sono già in wishlist, anche se chissà quando avrò modo di leggerle. Lo farei comunque nella sequenza: "Storie", "La guerra del Peloponneso", "Elleniche".
      Grazie per il suggerimento.

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  4. Cacciato dal Liceo Classico per comprovate prove di ignoranza greco-filosofica, approdai allo Scientifico alternando le assenze con le gite fuori "porta" (cinema e ragazze, soprattutto, e attività spirituali alcooliche) finché mi maturai la crosta galleggiando sulle Zattere (Ve) e... beh, se una città sul mare non ti spinge a navigare oltre, a curiosare in giro in cerca di avventure... la west-coast californiana anni cinquanta era favolosa - parola di un Jazz lover.
    Cordiali saluti al resto della banda.

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    1. Essendo vissuto a più di cento chilometri dall'acqua, il mare lo vedo con gli occhi dell'immaginazione, con quelli dell'arte... o in vacanza!

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    2. ma vai a raccogliere patate!

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  5. Un racconto davvero avvincente... io non ho mai tradotto dal latino o dal greco, però i testi greci che ho letto (tradotti) mi sono piaciuti moltissimo, quindi in futuro potrei leggere anche questo. Si vedrà.
    Visto che sei un tipo curioso e che di collegamento in collegamento sei arrivato fini qui, io ti consiglierei di analizzare la carta di Erodoto di questo post e quella di Eratostene e di scoprire come la cartografia è cambiata proprio in seguito a eventi del periodo di cui ti sei occupato nei post o di poco successivo.

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