martedì 17 aprile 2012

La Spada Spezzata

Come promesso, dopo una piccola deviazione, il terzo post riguarda un libro fantastico del novecento, che ci riporti dritti dritti  sul nostro cammino dorato. Un romanzo pubblicato in quel 1954 che vide anche l'uscita di The Fellowship of the Ring, il primo libro della celebre trilogia di Tolkien.

The Broken Sword fu in seguito riveduto e corretto nel 1971 da un Poul Anderson con vent'anni di esperienza in più, e consegnato al grande pubblico che non aveva potuto apprezzare la prima versione. Quest'ultima edizione è quella che si trova attualmente in commercio, anche in traduzione italiana.
Con buona pace di Michael Moorcock!

Un'ulteriore premessa è d'obbligo. La Spada Spezzata ha molti tratti in comune con Il Signore degli Anelli. Nomi, riferimenti mitologici, esseri fatati. La stessa spada non può non ricordare Anduril, la lama che Elrond forgia nuovamente quando Aragorn sceglie finalmente di abbracciare il suo destino di diventare Re, ma è in realtà un tema ricorrente della mitologia nordica. Così come lo scambio di identità, che Tolkien ripropone nella saga dei figli di Hurin, e la presenza di esseri come gli elfi, aggraziati e immortali, che precedettero gli uomini e col tempo si sono allontanati dal mondo.
Ma di questo avremo modo di parlare più avanti.


L'autore

Poul William Anderson è nato in Pennsylvania nel 1926, da genitori di origini danesi. Nel 1948 si laurea in fisica con lode, ma già l'anno precedente comincia a vendere le sue prime storie. Da allora, salvo alcuni incarichi come assistente e successivi periodi di studio, la sua professione sarà quella di scrittore, fino alla morte avvenuta nel 2001.

Anderson viene ricordato principalmente per i romanzi di fantascienza, ma scrisse anche fantasy. La Spada Spezzata è uno dei suoi primi romanzi, e uno dei più incisivi, inserendosi in quel club esclusivo di autori che possono fregiarsi di aver pubblicato un titolo Sword & Sorcery. Egli è infatti appassionato di fantasy eroica, leggasi Howard con il suo barbaro Conan, di mitologia nordica e di medioevo. Entra nella "Società dell'Anacronismo Creativo", una sorta di organizzazione che rievoca il medioevo, con tanto di ricostruzioni di fiere e tornei: pensate che guadagnò sul campo (in duello) il titolo cavalleresco, con tanto di blasone regolarmente depositato!
Autore molto amato, fu eletto nel biennio 1972-1973 presidente della Science Fiction and Fantasy Writers of America.


La trama in breve

Orm il Forte è un condottiero danese, che approda sulle coste inglesi per ritagliarsi una fetta di terra e mettere su famiglia. Prende in moglie la figlia di un nobile inglese con la promessa di convertirsi al cristianesimo, senza troppa convinzione, ma è vittima della maledizione di una vecchia megera, madre del precedente possessore di quelle terre. Così, quando nascerà il suo primo figlio, la donna, che si rivela una strega, mette in atto la sua vendetta.

La battaglia in mare è uno dei momenti migliori!
Informa Imric, il conte degli elfi, che approfitta del lasso di tempo prima che l'infante venga battezzato per rapirlo, sostituendolo con un bimbo da lui concepito con una femmina troll in cattività. Alleverà dunque Skafloc come figlio degli elfi, mentre Orm crescerà Valgard, all'apparenza umano (e identico a Skafloc) ma dall'indole malvagia a causa dei geni troll. Il romanzo segue in parallelo la vicenda dei due giovani: Skafloc vive in una fortezza elfica, dove apprende le arti magiche, mentre Valgard diventa un feroce guerriero vichingo. Non si può comunque provare vera antipatia per Valgard, costretto al suo ruolo da un tragico destino, a causa della maledizione della strega.
La spada spezzata a cui si fa riferimento nel titolo è un dono degli Asi (le divinità nordiche) al figlio adottivo di Imric. Come ogni dono degli Dei, viene considerato con diffidenza e timore, tanto da intervenire solo verso il finale della vicenda, quando il dramma si concluderà nel sangue.
La spada ha anche un nome: Tyrfing.
Sullo sfondo della cristianizzazione delle popolazioni nordiche, si ha l'ultimo grande conflitto delle popolazioni di Faerie. I due schieramenti sono capeggiati dagli elfi di Alfheim e dai loro acerrimi nemici, i troll di Trollheim, ma essi a loro volta non sono che pedine nella battaglia ancestrale tra gli Asi e i Giganti del Ghiaccio, gli Jotun. I due antagonisti quindi si muovono tra il mondo degli uomini e quello di Faerie, con sporadiche intromissioni di entità più potenti.

Il tutto mentre la diffusione del cristianesimo provoca l'indebolimento e il progressivo allontanamento del reame fatato, il cui accesso è precluso a chi è battezzato. Il battesimo non è tuttavia sinonimo di salvezza, perché le forze dei due schieramenti sono pronte a infierire sugli uomini al primo segno di debolezza, e sarà un'entità pagana, infine, a dover curare le ferite lasciate dal feroce dramma che si è svolto sotto i nostri occhi.


Anderson e Tolkien

Ci sono aspetti in comune tra questo romanzo e il tomo di Tolkien, riconducibili al fatto che ambedue pescano a piene mani dalle saghe nordiche. Tuttavia, mentre il professore colloca le vicende in un passato remoto agli albori della civiltà umana, il giovane Anderson situa la storia nel bel mezzo del medioevo, in un'epoca di guerre e terrore, quando le antiche leggende di matrice pagane si scontravano con la veemenza del cristianesimo.

Ma non è solo questo.
Gli elfi di Alfheim sono una razza antica e sapiente, aggraziata, di nobile aspetto e dedita alla magia. Ma sono anche esseri superbi, amorali e all'occorrenza traditori. Conducono una guerra contro i troll, esseri biechi e malvagi, senza poter contare un'effettiva superiorità morale. Sono esseri più avanzati dell'uomo, dotati di materiali e tecniche superiori. Al contempo, come contrappeso, essi non tollerano la luce del sole né il tocco dell'acciaio.
Niente canzoncine, allegri o malinconiche, bensì tanta poesia scaldica. Non c'è migliore accompagnamento, in effetti, alla narrazione di imprese che hanno lo stesso sapore delle saghe narrate dagli scaldi!


Sword & Sorcery

Il genere di riferimento è lo Sword and Sorcery che, come suggerisce il nome,  contempla storie in cui sono centrali l'uso della spada (o in generale il combattimento) come principale metodo di risoluzione delle controversie, e la presenza della magia. Diversamente dal fantasy proposto da Tolkien, è centrale il protagonista e la propria crescita personale mentre si prepara ad affrontare le disavventure che lo separano dal compimento del suo destino.

Elric impugna Tempestosa (Stormbringer)
La spada Tyrfing è un elemento centrale nella storia. Compare quasi subito all'inizio, per poi tornare nella parte finale del romanzo. È un dono degli Asi: può conferire all'eroe un grande potere e, al contempo, condurlo alla distruzione. Quando Skafloc decide di rimettere insieme i pezzi, lo fa perché non vede altra possibilità di rimediare alle circostanze, ben consapevole che la lama esigerà un prezzo.
E sarà un prezzo di sangue.


Tyrfing e Stormbringer

La Spada Spezzata fu citato nientemeno che da Michael Moorcock durante la sua partecipazione al Lucca Comics 2009, tra le opere che hanno ispirato il personaggio di Elric. È possibile riconoscere in Skafloc, quando impugna Tyrfing, lo stesso comportamento e le stesse sensazioni di quando Elric brandisce Tempestosa, la nera lama assetata di anime. È proprio la lettura di questo libro nella versione del 1954 a suggerire a Moorcock uno dei tratti fondamentali del suo personaggio più conosciuto.

Ispirazioni a parte, La Spada Spezzata resta un bel libro, godibile dall'inizio alla fine e una valida alternativa a Tolkien. Non in contrapposizione, badate, solo un modo diverso di intendere il fantasy, più legato ai drammi che gli eroi classici erano costretti a sopportare.
Da non perdere se vi piace il fantasy eroico e, soprattutto, se siete appassionati di Elric!

2 commenti:

  1. Non ho letto moltissimi libri fantasy e credo nessuno di questo sottogenere, però mi attirano molto la trama e i parallelismi con Tolkien.

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    1. Rispetto a Tolkien è più breve, siamo sulle 300 pagine, ed è molto avventuroso! Però come stile è molto distante. Anderson è più realistico, perché non cerca di ricreare la mitologia, ma la ambienta nel contesto di un medioevo dove "pace" e "felicità" non duravano a lungo.

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