venerdì 20 aprile 2012

Scrittura e responsabilità

"È vero che non sei responsabile di quello che sei,
ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei."
Jean Paul Sartre

Io non leggo solo narrativa e, in generale, non solo narrativa fantastica. Ogni tanto mi piace variare, informarmi, apprendere, solcare acque per me del tutto nuove.
O abbandonate da alcuni anni...
In particolare, sono incappato in una riflessione del buon Sartre. Non quella qua sopra, volgarmente rubata da wikiquote, ma da un libercolo tratto da una sua lezione del 1946 alla Sorbona. Usciti dal secondo conflitto mondiale, un'esperienza che segnò profondamente il pensiero esistenzialista di Sartre, l'autore si interroga sulla responsabilità. Degli uomini tutti, per chi ha favorito il regime e chi non si è opposto. Mentre però un calzolaio è responsabile in quanto uomo, può essere uno scrittore responsabile proprio perché scrittore?


Mettendo da parte questa domanda, che spero alberghi nella mente di un aspirante scrittore per più di qualche nanosecondo, voglio aprire una riflessione che riguarda la letteratura fantastica.

Tempo fa, bazzicando su forum come lurker, sono incappato in una discussione in cui una editor fantasy discuteva con alcuni giovani sulle probabilità di una storia di trovare un mercato e, conseguentemente, un editore disposto a pubblicarla. Al di là di alcune considerazioni di massima (evitare di invecchiare oltre i 18, per esempio) l'aspirante dichiara di non voler trattare le "solite tematiche impegnate". Al che l'editor gli fa notare di non aver molto raramente letto un fantasy contro la guerra o  contro razzismo, omofobia o qualsivoglia tematica "umana". Forse l'ecologia, l'animalismo.

Il problema è che noi siamo uomini e viviamo in un mondo reale. Fermo restando che nel fantastico uno solitamente cerca l'evasione, è giustificabile costruire un'ambientazione e una trama asettiche e senza possibilità di riscontro nel vissuto quotidiano, nella storia, nelle nostre personalissime preoccupazioni?
Io non credo.

Leggendo George R.R. Martin, per esempio, nell'ultimo libro c'è un filone narrativo dedicato alle difficoltà di governo, al rifiuto dei cambiamenti da parte di una minoranza potente e reazionaria, alla schiavitù e al suo ruolo in una società antica. In Martin c'è tanto sangue, ma non tutto viene versato affinché sul trono segga il legittimo Re; moltissime persone, anzi, muoiono perché sul trono c'è il re sbagliato. L'autore stesso, in un'intervista reperibile on line, ha commentato: «Ok, Aragorn ha sconfitto Sauron. Ma vi siete chiesti se sarà un buon re? Non so, quale sarà la sua politica fiscale?»
Questa è una mezza battuta, naturalmente.

Senza contare che le favole, dai tempi di Esopo e Fedro, hanno un intento morale esplicito. Non è un modo di veicolare, con una narrazione leggera e colorata, un insegnamento o un messaggio di qualche tipo?

Nella fantascienza è più facile incontrare tematiche complesse. Anzi, spesso capita che questo genere di letteratura speculativa guardi più in là del presente, anticipando i tempi! Ma questo è uno dei rischi intrinsechi quando si prova a immaginare il futuro dell'umanità.

La letteratura horror, che conosco pochissimo, riesce a coinvolgere maggiormente proprio quando riconosciamo i nostri timori, le nostre manie. Difficilmente vostro marito si rivelerà un lupo mannaro, ma sappiamo benissimo che la maggior parte delle violenze sulle donne avvengono in un contesto famigliare. Non è solo una ricerca del terrore, dunque, ma forse un modo di allontanare, o anche solo comprendere, le nostre paure.


Concludendo, ritengo che nel fantastico ci sia ampio spazio per la trattazione di tematiche complesse e "impegnate", anche a diversi livelli. In quest'ottica l'autore può considerarsi, almeno nel contemporaneo, responsabile di ciò che scrive e dell'effetto che ha sulle masse. Hitler è ovviamente responsabile per il suo Mein Kampf, così come una narrativa di evasione troppo lontana da temi che aprono a una riflessione può, alla lunga, essere dannosa per il pubblico di lettori.


"Do you ever read any of the books you burn?"
He laughed. "That's against the law!"
"Oh. Of course."
Ray Bradbury

13 commenti:

  1. In racconti come "L'uomo che cadde sulla terra" di Tevis (riletto recentemente) o tutti quelli di Dick mi sembra che si parli quasi per niente di "fantastico". Sono racconti che parlano dell'uomo, delle sue debolezze e dei suoi istinti innati. Poi sinceramente i libri di evasione vanno analizzati con occhio critico, se scritti bene sono libri che proprio nella loro ricercata leggerezza portano a riflettere su "macro-valori" basilari. Lo scrittore è responsabile di quello che scrive, ma essendo alla fin fine anche un artista il suo lavoro è aperto alla libera interpretazione. Tolkien è stato riletto come lo scontro tra numerose dicotomie partendo dalla classica bene vs male si va a quella Industria vs Natura od a quella Progresso vs Tradizione. L'anello è stato visto simboleggiare la bomba atomica ma sinceramente, magari il buon vecchio T voleva semplicemente scrivere un racconto mitologico in vecchio stile "nibelungo". Uno non legge il Giovane Holden e diventa un assassino. La responsabilità dello scrittore finisce dove inizia la sua arte.

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    1. Non ho ancora una posizione precisa sulla responsabilità, a dire il vero. Mi fa piacere che tu abbia citato Dick: è un caso un po' a parte perché è un autore che parla molto dell'uomo. La cosa che colpisce nei suoi racconti è come scava a fondo, grazie anche a trame visionarie, a concetti quali l'identità che diamo per scontati ma sono quelli che caratterizzano il nostro essere.
      Tolkien è un po' l'estremo opposto perché, come dici anche tu, togliendo letture e riletture posticce, è sostanzialmente un romanzo di avventura in chiave mitologica. Anche se poi ha dichiarato che, nonostante non l'avesse progettato, si rivela un'opera sostanzialmente cristiana. A volte il messaggio può essere inconscio! Non si può comunque dire che il professore sia responsabile di chi lo legge come manifesto hippy o dell'MSI.

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    2. Questo è il punto, la responsabilità finisce nell'esatto momento in cui si crea l'arte. La differenza che vedo io tra uno scrittore e un giornalista.
      Il discorso è un po complesso e forse fuori portata per me, ma come semplice lettore il limite lo vedo proprio nella interpretazione. Più è limitata l'interpretazione, soprattutto inconscia, da parte del lettore più il lavoro è povero dal punto di vista artistico e lo scritto diventa una semplice elencazione di informazioni.

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    3. In altre parole, nel momento in cui un'opera acquisisce un certo grado di universalità, e quindi si presta all'interpretazione dei lettori, meno l'autore è responsabile?
      Mi sembra un buon metro di giudizio!

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  2. Esattamente!
    Si certo poi il limite tra arte e spazzatura è sottile. Ho letto libri e visto film che cercavano "infantilmente" di essere ermetici a tutti i costi ma sfociavano nell'idiozia. :)

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  3. Si ma cosa accade se le idee veicolate dal libro sono contro una parte di umanità?
    Io scrivo, ma quello che dico NEL LIBRO con la voce dei personaggi non è mia responsabilità. Ma se veicolo idee naziste ad esempio o razziste o favorendo la violenza domestica?
    E' lecito prendere parte alle lotte politiche, sociali, civili con i proprii scritti, ma poi si deve avere il coraggio e la responsabilità delle proprie affermazioni. Se esplicite.
    Spesso l'espediente di "far parlare" la propria arte al posto proprio è stato utilizzato proprio per evitare conseguenze in tempi in cui si finiva al rogo per uno starnuto.
    Ancora oggi diversi scrittori sono perseguitati in paesi non civili per scritti di 20-30 anni fa, perchè non si può inseguire un personaggio.
    Le parole sono pericolose.
    Fanno pensare.
    E la mia conclusione è che in ogni caso lo scrittore è responsabile di ciò che scrive entro certi limiti.
    Se io parlo di personaggi che si suicidano per amore e poi leggendo il libro una persona si suicida è responsabilità di quel lettore che ha voluto "vedere" quello che già sentiva probabilmente.
    Ma se scrivo un trattato su come sia giusto ammazzare di botte di botte una persona perchè ha gli occhi blu e a me sta sullo stomaco è un po' diverso.

    E' un confine sottile direi, che andrebbe valutato caso per caso.
    In una porzione di mondo dove si è lottato per la libertà di stampa è difficile stabilire dove comincia l'arte e dove termina la responsabilità dell'autore.

    Ottimo tema di discusisone.

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    1. Ottimo davvero, perché è un continuo confronto tra un approccio teorico (come quello di Sartre) e gli esempi che abbiamo di fronte come lettori. Il concetto di responsabilità è tutt'altro che facile. Anche perché come dici tu in contesti in cui la libertà di espressione non è contemplata (per esempio sotto il regime nazista) è difficile essere scrittori impegnati, a meno di non espatriare o di puntare tutto sul sottotesto.
      Nella mia personalissima opinione, conta molto la consapevolezza che l'autore ha del proprio impegno. Può capitare di descrivere un particolare contesto sociale in cui il razzismo non viene percepito come negativo, ma nel modo in cui ne parlo posso comunque veicolare un giudizio negativo. Mi viene in mente il film "Arancia Meccanica", dove abbiamo una prima persona inattendibile, che grazie al suo peculiare modo di vedere le cose mette in luce certi aspetti della violenza e dell'uso politico che ne viene fatto (non so come sia strutturato il romanzo però). Scritta in modo diverso, avrebbe potuto essere una storia di puro intrattenimento.

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  4. Bella questa riflessione, Salomon.
    È proprio perché nella fantascienza vengono più spesso trattate tematiche complesse, che, come scrittrice, la preferisco al fantasy.
    Questo però non vuol dire che non apprezzi quando anche un autore che scrive narrativa fantastica cerca di affrontare tematiche complesse nei suoi libri.
    La mia impressione è che al giorno d'oggi, in obbedienza alla legge della domanda e dell'offerta e alle altre meccaniche del mercato, ora applicate anche all'editoria, si offra al lettore tanta mediocrità preconfezionata, che però vende bene ed 'di facile assimilazione' e che sempre meno si guardi alla qualità dello scritto, alla bontà della storia, al suo messaggio.
    Anche i libri 'fumettoni' sono piacevoli da leggere. Io stessa ne ho una modesta collezione sul mio scaffale, però alla lunga questo genere di narrativa stanca.
    Come aspirante scrittrice, poi, che vorrebbe fare buona letteratura, è ancora più avvilente. Ci sarà mai futuro per me, che oltre a offrire una buona lettura, vorrei anche trasmettere messaggi costruttivi con i miei libri?
    Per me lo scrittore è sempre responsabile di ciò che scrive.
    Nel momento in cui scrivi devi essere conscio che comunichi un messaggio al mondo e devi avere il coraggio di assumerti la responsabilità che le implicazioni di questo messaggio potrebbero avere sul pubblico.
    Anche in un libro per bambini si può parlare di tematiche forti, ma lo si deve fare nel modo, con il giusto tono, il giusto metodo.
    La tua responsabilità di scrittore inizia quando decidi cosa scrivere e a chi rivolgerlo ma non finisce nel momento in cui il libro va alle stampe: rimane una responsabilità continua, per via del o dei messaggi che, tramite la scrittura, hai voluto comunicare al mondo.
    Se sei un bravo scrittore, comunicherai i messaggi giusti, nel modo giusto, al pubblico giusto...nel giusto momento storico/politico.
    Se il tuo obiettivo è stupire, provocare ecc. devi renderti conto fino a che limite puoi spingerti...e cercare di non valicare quel limite. O, se decidi di valicarlo, essere pronto ad assumerti le tue responsabilità nei confronti del mondo che ti sta intorno, delle sue leggi, della particolare congiuntura storica in cui scrivi.
    Okay, mi fermo qua. Sono andata un po' fuori tema?
    Queste discussioni le facciamo continuamente in casa...è una tematica che mi sta molto a cuore.

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    1. No, non sei fuori tema. È il tema che è ampio e si presta a opinioni molto diverse.
      Io naturalmente non sono contrario alla letteratura di puro intrattenimento. Ne ho letta anch'io, e non poca. Mi intimorisce però che sia possibile, ipoteticamente, leggere poco e, di quel poco, solo la "mediocrità preconfezionata" di cui parli.
      Il messaggio (significato, tema, chiamiamolo come vogliamo) è importante, e questo almeno dal V secolo p.e.v.

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    2. La letteratura di puro intrattenimento è bella quando si vuole prendere una vacanza dal mondo reale. Non c'è nulla di male in questo. Però ci vuole l'una e l'altra. Chi legge solo intrattenimento resterà povero di spirito.
      La letteratura che aspiro a scrivere, ma forse sarà difficile da realizzare, è una letteratura che intrattenga, ma nell'intrattenere trasmetta un messaggio forte, come i libri di quelli che considero i miei mentori: Asimov e Gibson.

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  5. Bellissima riflessione! Io affronterò il tema della responsabilità di uno scrittore il 30/4 parlando di Vittorini (era già in programma, non accusarmi di plagio, per favore). Mi ricorderò di inserire un link a questo tuo bel post. Io quando scrivo fiabe (che credo rientrino nel fantasy) cerco sempre di dare un insegnamento perché credo nella forza della letteratura e delle parole. Il mio prossimo libro (quando lo manderò a un editore?) è un fantasy che fa riflettere su tematiche forti, almeno spero! Il fantasy, secondo me, dovrebbe sempre far riflettere sul mondo reale. Davvero un bel post, gli impegni me l'avevano fatto perdere, ma ora per fortuna l'ho recuperato!

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    1. Aspetterò il tuo post del 30, allora. ^^

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    2. Adesso sono curiosa di leggere il tuo post...e anche il tuo libro, Romina!

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