martedì 23 gennaio 2018

I sentieri del sogno

Mi è capitato spesso di leggere racconti o romanzi con una forte presenza onirica, che a volte caratterizzava così fortemente l'ambiente in cui si muovevano i personaggi da renderli indistinguibili da esso. Storie sognate, sognanti o anche solo ispirate ai sogni dei propri autori non sono poi così rare o innovative, anche al di fuori dell'alveo del fantastico. Persino io ci ho provato. Il fatto curioso è che nel giro di pochi mesi ne ho pescate, dalla mia proverbiale coda di lettura, almeno un paio di quelle buone. Ho deciso pertanto di farne un post, come ai vecchi tempi, anche solo per tenermi in esercizio.

Tutto iniziò nel 2015, Con l'uscita di Dimenticami trovami sognami, o anche amichevolmente DTS, di Andrea Viscusi per i tipi di Zona42. Ve lo consiglio, perché mi è piaciuto molto e credo che abbia una buona probabilità di piacere anche a chi non legge abitualmente fantascienza o addirittura la detesta. Al di là di questo, c'è una bella idea dietro, che lascio al lettore il piacere di scoprire (oppure potete sbirciare nella recensione di Romina). Quello che mi interessa, qui, è che Viscusi utilizza il linguaggio delle emozioni, piuttosto che le esplosioni e le folgori tipiche della fantascienza facile del grande schermo, per cui proprio i personaggi, i loro desideri e le loro ombre, sono al centro di questo ottimo esempio di narrativa di speculazione.

Questi personaggi sognano, ovviamente. All'inizio il protagonista, Dorian Berti, è reduce da una missione come onironauta per l'ESA. Successivamente il discorso si amplia, poiché via via che la narrazione procede il sogno acquisisce un ruolo sempre più rilevante, e tutt'altro che personale: nonostante i risvolti più intimi, esso si rivela un potente strumento conoscitivo della struttura stessa della realtà. Il romanzo è suddiviso in tre parti. Nella prima, Dorian ritorna dalla sua missione decennale per fare i conti con il presente, che è anche il suo futuro. Nelle due parti successive entra in scena il dottor Novembre, uno psicologo che potrebbe aiutarlo a trovare la chiave per interpretare i suoi sogni, anche quelli più misteriosi che si è portato con sé dalla missione, e a comprendere i fenomeni che si stanno verificando nella sua nuova vita, che sembrano strettamente connessi ai primi. C'è molto altro, ma qui mi fermo. Se vi ho incuriosito, insomma, leggetelo.

Se DTS mi ha offerto un buon esempio iniziale di mondo onirico che interagisce con la realtà come la conosciamo, mostrando che il confine, contrariamente alla teoria, è straordinariamente labile, mi sono poi ricordato di Randolph Carter, protagonista di alcune novelle di Lovecraft, tra le mie preferite. In queste storie, l'onironauta spesso si poneva un questito: chi può sostenere che le esperienze vissute nel sonno non siano reali, se per chi sogna sono indistinguibili da quelle vissute durante il giorno? Forse la domanda (retorica) presuppone che il sogno sia lucido, ovvero che il soggetto sia consapevole di sognare e sia libero di agire al suo interno, ma in fondo non è nemmeno così necessario. Non vi è mai capitato di fare un incubo che vi turbi al punto di condizionare la vostra giornata? E di ricevere nel sonno una premonizione di qualche tipo, sul vostro futuro o sui numeri del lotto? Sono solo due esempi di come la sfera onirica condizioni la nostra realtà. Se il primo può essere spiegato come "sfogo" del nostro inconscio, che non ha che l'imbarazzo della scelta nel pescare all'interno del nostro bagaglio di paure, ansie e cattiverie subite, il secondo presuppone quantomeno un piccolo varco tra i due mondi e la possibilità che il sogno non appartenga solo a noi stessi. E questa possibilità, ovvero che i luoghi visitati nel sonno esistano davvero e non siano di nostra esclusiva invenzione e, peggio ancora, che qualcun altro possa camminarvi insieme a noi… be', tutto questo è uno stupendo what if e non c'è da stupirsi che abbia ispirato una grande fetta di narrativa, non solo fantastica.

La dichiarazione di Randolph Carter di Nicole Alman

E qui inserisco il secondo libro a cui accennavo, Malapunta a cura di Danilo Arona. L'acquistai nel lontano 2011, mi sembra, in occasione della chiusura della compianta Edizioni XIII, e iniziai a leggerlo su suggerimento indiretto di Viscusi, che lo citava nei ringraziamenti di DTS.

La storia in breve? Un uomo sulla quarantina, piuttosto agiato, è alla ricerca di un finale tragico a seguito della morte della moglie, di cui è responsabile. Decide dunque di sprofondare in una spirale di alcolismo su un'isola sperduta a poche miglia dalla Corsica, sei anime in croce e poco altro. Lì sull'isola, che si chiama Malapunta, può capitare che i sogni bussino alla tua porta. Non voglio però dilungarmi troppo sulla trama, perché anche questo è un romanzo in più parti, ciascuna delle quali dischiude una nuova prospettiva sulla precedente. Gli elementi fondamentali sono il sogno, il legame con alcuni luoghi ancestrali, la cultura druidica e in particolare il mito delle bandree. C'è anche molta crudezza, tra crimini efferati e violenze varie e realmente avvenute, che personalmente mi hanno fatto rabbrividire più dell'ombra cupa del dio Thorm o della temibile bandree. Anche qui ho ritrovato, come in DTS, un mondo dei sogni più che tangibile, un sogno in grado di plasmare e materializzare persone e cose esplorabili grazie ai nostri sensi. Questa funzione creatrice del sogno non ci riporta forse alla domanda che si poneva Carter?

Se in DTS e Malapunta, e anche in Lovecraft a questo punto, ci sono personaggi che si sognano a vicenda, si incontrano nei sogni e in alcuni casi sono stati creati nel mondo onirico e materializzati nel nostro*, non posso non ricordare il meraviglioso racconto di Borges Le rovine circolari. Se non l'avete letto, cercatelo nell'antologia Finzioni, nella prima parte Il giardino dei sentieri che si biforcano (in origine pubblicata separatamente). In breve, un uomo si reca nelle rovine per sognare, con minuziosa dedizione ai particolari, un altro essere umano. Ci riesce, con l'intervento di una divinità. Quello che poi scopre alla fine, tuttavia, in uno straordinario capovolgimento di prospettiva, è che anche lui è stato a sua volta sognato da un altro creatore, che da qualche parte del mondo ha voluto dargli vita. Dietro al simbolismo di Borges c'è molto altro, naturalmente, ma la forza creativa del sogno trova in questo racconto quella che a mio parere è la sua espressione più forte. Del resto, Borges non aveva bisogno di effetti speciali per sconvolgere il lettore.


Se nel sogno possiamo essere creatori, sempre nel sogno possiamo essere creati a nostra volta. Peggio ancora, se il confine tra sogno e quella che definiamo realtà non è impermeabile, le conseguenze di un varco tra i due mondi svela un territorio tutto da scoprire, che non necessariamente segue le regole terrene.

Un famoso esploratore di questi varchi era Lord Dunsany, che spesso utilizzava un espediente materiale, come un liquore molto forte o una sostanza stupefacente, per aprire una porta e scaraventare il protagonista dall'altra parte. Non è un caso che Lovecraft lo ammirasse molto e una parte della sua produzione fosse ispirata alle opere dello scrittore irlandese. L'utilizzo di una chiave materiale è un topos che ritroviamo anche in esempi più recenti. Nel film Inception, per esempio, l'oggetto più che una chiave è una bussola, per determinare quanto in profondità i personaggi si sono addentrati nella sfera onirica**. In qualche modo, Dunsany ci suggerisce che serva qualcosa di più del semplice sonno per essere ammessi di persona alla corte di Morfeo, così come negli altri luoghi fantastici visitati dai protagonisti delle sue storie, quel di più che ritroviamo nella privazione sensoriale di Dorian nel romanzo di Viscusi e nel potere antico che risiede nell'isola di Malapunta e nelle rovine circolari del racconto di Borges.

C'è chi potrebbe osservare che se queste porte esistono, allora possono essere percorse in entrambe le direzioni. Certo, quella che mi sembra abbia ispirato di più gli scrittori è quella che apre al fantastico il nostro mondo, per descrivere gli effetti di questa intrusione sulle vite di personaggi più o meno ordinari. Oppure è l'autore stesso che traduce in parole i suggerimenti della sua personale musa onirica, come talvolta si legge nelle interviste. Certo, non tutti riescono a ricordare le proprie avventure notturne. Io per esempio ci riesco poco, e in modo frammentario, ma in alcune occasioni mi sono sorpreso di certe scene dal taglio cinematografico proiettate dalla mia mente durante il sonno, per cui non mi riesce difficile immaginare come uno scrittore professionista possa facilmente farne il nucleo centrale di una buona storia.

Tornando alle porte, spulciando nei classici*** troviamo uno splendido esempio di dove si possano trovare. Nell'Eneide di Virgilio, che a sua volta riprende Omero, se ne trovano addirittura due: "Sunt geminae Somni portae" ("due sono le porte del sogno")! Sono le due porte degli Inferi e il prode Enea dovrà attraversarne una per ritornare nel mondo dei vivi. Una porta è fatta di corno, per i sogni veri, mentre l'altra è di avorio, per quelli falsi, perché da lì si dice che provengano i sogni inviati dalle ombre dei defunti, alcuni menzogneri e altri veri, se non profetici.

A volte, questi sogni sono delle vere e proprie visioni, che aprono la mente del sognatore all'esplorazione metafisica dell'universo. L'esempio più famoso, forse, si trova nel De re publica di Cicerone, nel brano intitolato Somnium Scipionis (Il sogno di Scipione), in cui Scipione l'Emiliano, ospite in Numidia di un re alleato, riceve nel sonno la visita del nonno Scipione l'Africano, che ne predice la morte a breve ma anche la gloria che conseguirà, che gli varrà l'immortalità dell'anima. Per spiegargli il futuro che lo attende, l'Africano gli mostra le sfere celesti e il luogo dove gli uomini virtuosi (che poi sarebbero i servitori dello Stato) dimoreranno in eterno. A essere onesti non ricordo molto i dettagli del brano, letto molti anni fa a scuola, se non che nonostante il contenuto filosofico resta una lettura gradevole e suggestiva. Tra l'altro, penso che sia anche disponibile separatamente, nonostante sia a tutti gli effetti parte integrante del De re publica. Serve che vi ricordi cosa successe alla Repubblica romana, nel corso della vita di Cicerone? Vero che il contenuto è stato molto apprezzato in epoche successive, in particolare in ambito cristiano.



Questi sogni, insomma, sembrano così importanti per le nostre vite che sono stati sfruttati dagli scrittori in modi molto diversi: come espediente narrativo, come fonte di ispirazione, come strumento di indagine della realtà e divulgazione di importanti contenuti filosofici (e forse scientifici). C'è chi ne ha tratto l'idea per un bestseller, insomma, e chi invece ne ha fatto la chiave per interrogarsi sulla natura della realtà da un'altra prospettiva. Proprio perché i sogni sono l'esperienza più prossima al fantastico e dello straordinario, essi hanno avuto e continuano a occupare un posto importante nella narrativa d'immaginazione - e non solo, perché è anche il modo in cui il fantastico viene iniettato nelle storie senza applicarvi un'etichetta commerciale che potrebbe allontanare il lettore mainstream che lo apprezza solo quando viene mascherato o taciuto.

E così posso concludere questa lunga digressione sul sogno. Vi assicuro che era iniziata come recensione del romanzo di Viscusi, poi però è trascorso del tempo, ho letto anche Malapunta e non sono riuscito a trattenermi. Da una parte sono molto contento, poiché ho scritto un post come non ne scrivevo da tempo, dall'altra mi rendo conto di non avergli dato né il materiale né il respiro per renderlo più di una trattazione parziale dell'argomento. I sentieri del sogno portano in molti posti e ne ho visti ancora pochi (alcuni spero di non visitarli mai). Ci sono molte opere importanti oltre a quelle citate, per non parlare dell'impianto teorico (qui si va dalla filosofia alla psicologia, alle neuroscienze...), per cui, se qualcuno ha un contributo da segnalare sarei ben felice di appuntarmelo.

Buon proseguimento.

___
*
Che poi, a ben vedere, è finzione anche quello. Come diceva un autore fantasy italiano, quando leggiamo un libro stiamo giocando con i sogni del suo autore.
**
All'uscita dalla sala cinematografica partì subito la discussione, se la trottola si fosse inclinata per alludere al ritorno al mondo reale o se il protagonista fosse rimasto intrappolato nelle profondità oniriche. Se ne discute ancora.
***
E ringraziando Luca Tarenzi per il suggerimento, poiché lo cita nel suo libro Godbreaker, passando per un altro classico moderno come Sandman di Neil Gaiman, in cui Sogno è il personaggio centrale. Non ne parlo qui perché ho colpevolmente abbandonato la serie a metà (ma conto di riprenderla).

6 commenti:

  1. Grandissimi romanzi sia "DTS" che "Malapunta", davvero tra i migliori della recente narrativa di genere italiana.

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    1. Concordo. Ma l'anno scorso è stata una annata fortunata, per me!

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  2. Marco, di questi tempi mi sa che sono troppo stanca per elaborare un commento decente, però ti volevo dire che questo tuo post è una gradita sorpresa, anche perché va a sfiorare alcuni dei temi a me più cari. Intanto non ti crucciare troppo, perché l’argomento è molto vasto e complesso e dubito che chiunque, non solo tu, non ne potrebbe dare che una trattazione parziale e proprio per i motivi che hai già evidenziato; l’arte non fa che dare corpo a qualcosa che è l’oggetto di numerose teorie (o, più precisamente, sono le teorie a basarsi su numerosi presupposti: scientifici, filosofici, psicologici, religiosi/mitologici...). Il materiale e le idee per ampliare il discorso non mancano, sempre che trovi il tempo (!) di farlo. Il surrealismo, il simbolismo, il fantastico sono tutti ambiti artistici che hanno esplorato ampiamente la dimensione del sogno, ma in letteratura a parte l'opera di Carroll, così su due piedi ricordo solo (perché l'ho riletto di recente…) che nel racconto di Leiber “Il terrore degli abissi” (ma rientriamo nella letteratura di ispirazione lovectaftiana) c’è un brevissimo accenno a una misteriosa sostanza che induce sogni e può provocare fenomeni di chiaroveggenza. Anche nella Bibbia le profezie arrivano spesso in sogno ma a me, ecco, affascinano più che altro quelle teorie che vedono nel sogno una dimensione parallela alla nostra, o meglio un altro stato di coscienza a cui normalmente non possiamo accedere (il che si ricollega ad alcuni argomenti che anche noi, a spizzichi e bocconi, di tanto in tanto trattiamo sul blog). Nel Buddismo esiste il concetto di coscienza dello stato di sogno, che è più sottile di quella sperimentata durante la veglia, e uno stato onirico è appunto quello che sopraggiunge subito dopo la morte. Alcune forme di meditazione hanno lo scopo di accrescere la consapevolezza per ottenere un livello mentale e fisico più sottile, detto in parole povere la mente va “allenata” a distinguere la dimensione del sogno e la morte in modo da facilitare il processo di reincarnazione. Naturalmente ho semplificato molto il concetto, e non so se tutto questo ti possa interessare, magari un approccio scientifico alla questione potrebbe esserti più congeniale. ��

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    1. In realtà entrambe le strade mi interesserebbero, il problema è il tempo che manca sempre. Per ora in realtà ho solo percorso la via letteraria, poi chissà... Però forse sì, partirei da un approccio scientifico, giusto per bilanciare le esplorazioni letterarie che tanto non penso si fermeranno.
      Grazie per il bel commento, comunque! Un tuo commento veloce è comunque articolato come un post!

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  3. Uno dei miei incubi più vivi lo usai per dare vita al mio primo racconto. Era la notte prima che mi arrivasse... la varicella. E lo sognai durante il servizio militare, non una delle circostanze più felici, eppure riuscii a metterlo per iscritto.

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    1. Io invece avevo iniziato a farlo, ma poi mi sono sentito troppo colto sul vivo e non sono riuscito a completarlo. Sono contento che tu ci sia riuscito!

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