lunedì 24 febbraio 2014

Il leone alato, la mezzaluna e il Partenone

Anno 1687.
L'Europa ha molti problemi. Uno dei più grossi è la Sublime Porta, l'Impero Ottomano, che da due o tre secoli è una spina nel fianco mica da ridere. Per ben due volte (nel 1529 e nel 1683) minaccia la città di Vienna, cingendola d'assedio, ma il teatro di scontro è molto più ampio e non sempre gli europei riescono a formare una Lega Santa per contrastare gli ostinatissimi Turchi.

Nel 1200 e qualcosa, nel corso della IV crociata, i Veneziani avevano rilevato l'isola di Creta, da loro chiamata Candia. La Serenissima, la Repubblica di Venezia, era una potenza principalmente marittima, sotto il cui controllo c'erano l'Istria, buona parte della Dalmazia e probabilmente svariate altre colonie di cui la Candia era senza dubbio la più illustre e strategicamente importante. Per via dei suoi traffici commerciali e della posizione geografica dei suoi domini, era inevitabile che Venezia entrasse in contatto con la Sublime Porta, ed era anche inevitabile che ogni tanto il rapporto diventasse uno scontro aperto. Nel 1669 i Turchi, dopo 23 anni di assedio, cacciarono gli occupanti e annessero la Candia al loro impero.

Alla guida delle difese veneziane c'era Francesco Morosini, che a fine carriera collezionò quattro incarichi di capitano da mar, ovvero comandante in capo della flotta militare, e fu eletto doge. Di famiglia illustre, Morosini è senza dubbio una delle figure di maggiore spicco nella lunga storia della Serenissima, a cui furono tributati in vita grandi onori.
Ma soprattutto, Morosini è un condottiero in grado di vincere.

Nel 1683, salvata Vienna, le potenze europee partono alla spicciolata per riprendersi quei territori che i Turchi avevano eroso durante la loro ascesa. Venezia non è da meno e presto libera la flotta verso l'Egeo, non però verso la Candia, che sarebbe stata un'impresa dispendiosa e probabilmente al di là delle sue attuali risorse, ma verso la regione chiamata Morea, ovvero il Peloponneso.

La campagna di Morea, svoltasi tra il 1684 e il 1699, portò all'effettiva vittoria da parte dei Veneziani, anche se non durò più di 15 anni. La Serenissima era essenzialmente una potenza navale, ma le sue risorse troppo limitate per mantenere la superiorità sul "pesce grande". Ciononostante fu una campagna gloriosa, per la Repubblica e il suo comandante prediletto, ma fu anche un'immane disgrazia per il resto del mondo.

Nel 1687, anno che ho richiamato all'inizio, la guerra stava andando bene ma dal Senato giunse la richiesta di un'ultima grande vittoria prima dell'inverno. La scelta ricade su Atene, che non si trova nel Peloponneso ma per varie ragioni era la scelta migliore: poco difesa e obiettivo di grande prestigio. Così, nel settembre di quell'anno, Morosini cinge d'assedio il capoluogo ellenico. Poiché la guarnigione turca è asserragliata sull'Acropoli, che viene così presa a cannonate per stanarli.
E fu così che una bomba colpì il Partenone, dove si erano rifugiati alcuni soldati, le loro famiglie... e parecchi barilotti di polvere da sparo.


Vi siete chiesti come mai il tempio di Atena sia nelle attuali condizioni? Bene, sappiate che dopo aver superato indenne svariate epoche e dominazioni, convertito in chiesa cristiana, poi ortodossa e infine in moschea, fu distrutto nel corso di una battaglia senza nessun valore strategico, per una roccaforte che l'assediante non sarebbe riuscito a tenere per più di una stagione. Il tetto crollò, i frontoni* rovinarono in terra e la celebre statua realizzata da Fidia, l'Atena Parthenos, fu distrutta.

Naturalmente ci furono delle conseguenze. Minimizzare, prima di tutto. Poi scaricare la colpa su qualcun altro, prima sui Turchi e poi sui diversi ufficiali incaricati del bombardamento. Poi un grande imbarazzo. La notizia ebbe una risonanza notevole attraverso le epoche, adombrando uno dei momenti di maggior gloria della Serenissima. La guerra, come ho accennato, si concluse con la vittoria dei Veneziani ma la pace non durò a lungo. Francesco Morosini morì nel corso della campagna e fu seppellito in Morea dopo una vita dedicata a combattere i Turchi.

L'argomento viene affrontato con toni un po' meno tragici nel libro Atene 1687, Venezia, i turchi e la distruzione del Partenone di Alessandro Marzo Magno, giornalista veneziano. Il libro spiega molto bene le premesse storiche del conflitto e il profilo del suo maggiore protagonista, affronta la ricostruzione del disastro e ne illustra le conseguenze come di un fatto di cronaca. Se non vi dispiace intrattenervi in un volumetto monografico che parla di un'epoca di cui magari sapete poco, dovreste considerarne la lettura.

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I frammenti dei due frontoni furono "recuperati" e restaurati e si possono ammirare al British Museum di Londra, salvo due angoli che si trovano ancora in loco ad Atene.

9 commenti:

  1. La storia di Venezia merita uno spazio autonomo: poco analizzata, è tuttavia una delle grandi linee conduttrici delle dinamiche moderne, anche se, come sempre accade, presenta anch'essa grandi zone d'ombra e vergogna, come questa che hai descritto. Non conoscevo così nel dettaglio la vicenda dell'assedio ateniese, grazie di avercela presentata con tanta ricchezza di informazioni!

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    1. Effettivamente, a scuola ricordo di aver studiato un paragrafo per ciascuna delle Repubbliche Marinare, salvo un cenno al fatto che la Serenissima durò più a lungo (infatti ogni tanto il nome spunta fra le varie Leghe Sante). Sarà che dopo un'overdose di Signorie il Mediterraneo diviene marginale e l'attenzione si sposta oltre oceano e alle nazioni "continentali"?

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    2. Può essere, soprattutto perché, nel magma delle lotte di egemonia in Europa fra il '500 e il '700 Venezia salta fuori solo quando si nomina la battaglia di Lepanto, poi tace fino all'arrivo di Napoleone e, paradossalmente, la riscopriamo proprio nel momento in cui smette di esistere... e con quanto slancio si parla allora della fine della Serenissima! Purtroppo tutta questa attenzione a dinamiche europee i cui effetti son durati davvero poco (Le cosiddette "Guerre d'Italia" vedevano passaggi di territori dalla sera alla mattina fra Impero e Francia) ci fa dimenticare le vicende italiane fino all'Ottocento...

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  2. Conoscevo l'episodio avendo letto diversi libri sulla storia di Venezia, di cui sono innamorato e che mi dispiace vedere ridotta a museo di se stessa.
    A volte penso a possibili ucronie in cui Venezia riesce a sconfiggere turchi e austriaci e sopravvive come un'Olanda mediterranea sino ai giorni nostri...

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    1. Perché no? Anch'io avevo un'idea simile ma a più corto respiro e relativa a un'altra signoria italiana. Venezia poteva forse spendere meglio le sue risorse e sarebbe rimasta indipendente, chi può dirlo? Ma sarebbe resistita a Napoleone?

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  3. Conoscevo parte della vicenda così come conoscevo parte delle vicende di Morosini. La distruzione del Partenone fu una tragedia per tutta la cultura mediterranea e mondiale.

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    1. Il fatto è che nella maggior parte dei casi i colpevoli restano generici (razziatori, missionari, signori della guerra) mentre qui abbiamo una cronaca documentata. Credo sia un episodio molto potente, come simbolo per pesare le conseguenze di guerre, incuria e anche di ignoranza.

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  4. Non sapevo che già a quei tempi esistesse una coscienza archeologica e culturale riguardo ai monumenti storici (mi vien da pensare al Colosseo usato come cava di materiale da costruzione...), comunque quelli erano gli ultimi tentativi di Venezia di contar qualcosa, dopo un declino che era iniziato fin dalla scoperta dell'America (una nuova via che Venezia scelse di non percorrere per via di equilibri mediterranei da mantenere...)

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    1. C'era! Ci fu parecchia ritrosia ad ammettere il misfatto, e parecchia nobiltà negli anni seguenti si recò sul luogo del delitto. Qualcuno si portò a casa un souvenir (è una delle ragioni per cui ritroviamo i fregi al British Museum)!

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