martedì 28 novembre 2017
"Mondi senza tempo" di Francesco Troccoli
Sono rimasto legato alla saga di Tobruk Ramarren, inaugurata da un racconto vincitore del premio Giulio Verne 2011 e proseguita poi con tre romanzi e novelle (o romanzi brevi), che oggi potete trovare nell'edizione digitale Delos. Ho anche avuto il piacere di conoscere Francesco Troccoli per puro caso, al Lucca Comics, e l'ho intervistato a suo tempo per la compianta webzine Il Futuro è Tornato; una bella conversazione, che metteva in luce la forza e l'attualità di questo universo insonne, in cui alla povera gente è stato sottratto il sonno in nome della produttività ed è soggetta al controllo dei poteri forti, nascosti alle masse che popolano la galassia.
L'ultimo capitolo, Mondi senza tempo, è la degna conclusione delle avventure del nostro eroe. Tobruk, reduce da battaglie spaziali e viaggi temporali, ritorna finalmente ad Haddaiko, la neonata repubblica che costituisce il nucleo della rivoluzione che dovrebbe restituire agli umani il sonno... ma qualcosa è andato storto. Tobruk si risveglia infatti in un mondo in cui la sua astronave non ha mai fatto ritorno; lui è l'unico superstite ed è quindi sospettato di tradimento. Non solo, Haddaiko è vittima della stretta economica dei padroni del sistema, la famiglia Harris, e lacerata dalle frange revisioniste interne. La guerra, pertanto, è ben lungi dall'essere vinta e i recenti successi sembrano vanificati dall'intervento di una forza esterna che ha scombinato la realtà come la conoscevamo fino al precedente romanzo. Come se non bastasse, nel vicino sistema di Hassad risuonano i tamburi di guerra, anticipatori di un conflitto che risulterebbe fatale per entrambi i sistemi. Tobruk sarà quindi costretto ad accettare un patto con il nemico di sempre, Vladimir Harris, allontanandosi ancora una volta da casa, con la sola speranza di trovare le risposte che lo aiutino a rimettere tutto a posto.
Ma cosa sono, in ultima analisi, questi mondi senza tempo? Non è facile spiegarlo senza eccedere negli spoiler sul secondo libro, casomai non l'aveste letto, per cui vi lancio questo avvertimento e vado avanti.
Già in Ferro Sette scoprivamo l'esistenza dei Longevi, una élite umana che versa in condizioni migliori rispetto al resto dell'umanità. Sono infatti in grado di dormire, per esempio, ma soprattutto godono di una vita molto lunga e sono di fatto i padroni della galassia. Vladimir Harris, capofamiglia dei tiranni a cui la gente di Tobruk era assoggettata, è un Longevo, così come i poteri occulti che orchestrano l'Oikos delle Genti, l'alleanza interplanetaria che finora ha mostrato il suo volto benevolo e tollerante, ma solo fintanto che Haddaiko manterrà un livello di produttività accettabile. Non tutti i Longevi sono però ostili alla fazione di Tobruk. Anche tra i dominatori ci sono delle gerarchie e tra di essi c'è anche chi ha delle capacità molto particolari, grazie a cui è in grado di preservare l'umanità oppure precipitarla nel caos di linee temporali imprevedibili, come quella che troviamo all'inizio del romanzo.
In un contesto molto ampliato rispetto al primo libro, quindi, in cui la storia di Harris e Haddaiko si innesta in un contesto di enorme Piano galattico di asimoviana memoria, alcuni individui sono in grado di manipolare il tempo spostano il conflitto in luoghi che non definiremmo reali, ma che si rivelano il vero campo di battaglia in cui Tobruk può finalmente tirare le fila della propria storia.
Ma non tutti i mondi di questo romanzo sono senza tempo. Rivediamo Harris IV/Haddaiko, Harris V e finalmente anche un pianeta del sistema Hassad, dove l'autore ci mostra una rigogliosa foresta che fa un po' da contraltare all'instabilità geofisica di Harris IV. Gli amanti del planetary romance, insomma, avranno anche questa volta pane per i loro denti.
In conclusione, sono molto contento di come si sia conclusa la saga. L'universo insonne è uno scenario terrificante, ma molto ricco. Se non ne avevate mai sentito parlare, vi consiglio di iniziare dal primo volume (lasciate la novella-prequel Hypnos per un secondo tempo), anche se i due successivi mi sono piaciuti di più. Potreste anche valutare l'idea di leggere la serie nell'ordine che preferite: mi sembra che l'autore abbia fatto un buon lavoro nel prepararli per una lettura indipendente (ma non vi risparmierete spoiler). Nel complesso, la saga di Ferro Sette è stata per me una bella scoperta, perché coniuga la space opera avventurosa con quel pizzico di materiale attuale che può far riflettere su alcune delle storture del nostro mondo.
Buona lettura.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Interessante!
RispondiEliminaHo conosciuto questa saga per la prima volta grazie a te, proprio ai tempi di "Il Futuro è Tornato", anzi mi fa piacere sentirla ricordare, dal momento che è stata una esperienza molto bella e formativa.
RispondiEliminaAnche a me ha fatto piacere ricordarlo, perché è stata un'esperienza bella e istruttiva per un piccolo blogger di quartiere come ero all'epoca. E quella a Troccoli ricordo che fu la mia prima intervista. Che tempi!
Elimina