lunedì 11 agosto 2014

L'epopea di Gilgamesh

Il tempo...
Che razza di tema è il tempo per un gruppo di lettura? Dopo tre round convenzionali e un quarto un po' meno, a cui non ho partecipato, ci siamo lanciati su un tema anziché un singolo autore. La scelta offre risvolti interessanti, trattandosi di un tema ampio e che si presta a molteplici interpretazioni, pertanto eravamo tutti un po' curiosi di vedere cosa ne sarebbe uscito.
Io mi sono buttato sulla mitologia.

L'epopea di Gilgamesh è un libricino di casa Adelphi, nel quale la curatrice N. K. Sandars ci racconta l'eroe tragico in una prosa scorrevole e corredata da un'ampia sezione introduttiva. I testi a cui la Sandars fa riferimento sono le pubblicazioni accademiche di riferimento (in inglese), pre-masticate in modo da essere leggibili a un lettore senza particolari competenze. Il lavoro è ottimo.

Gilgamesh è antico. Figura semi-leggendaria, secondo la Lista Reale Sumerica fu re di Uruk intorno al 2500 a.e.v. per ben 126 anni. Era l'epoca in cui gli uomini vivevano a lungo, compivano imprese straordinarie e ogni due per tre venivano minacciati di devastazione dalle divinità. I Sumeri sono tra le più antiche civiltà documentate. A loro dobbiamo l'invenzione della ruota e della scrittura a caratteri cuneiformi, ma come tutte le civiltà antiche, sepolte da secoli di oblio e riscoperte in epoca moderna, sono e rimarranno avvolte nel loro mistero.

L'epopea di Gilgamesh è una di queste scoperte recenti. È bene precisare che, diversamente dall'epica omerica, in questo caso non esiste un'opera unica con questo titolo. L'epopea qui raccolta sgorga da fonti sumere, babilonesi e assire, nonché di altre civiltà mesopotamiche, redatte su tavolette di argilla che provengono da epoche distanti fra loro parecchi secoli. Il primo ritrovamento riguardava il solo racconto del Diluvio, al quale si sono poi aggiunti gli altri episodi che vanno a comporre l'epica fino a darle la forma odierna. Per esempio, il frammento conclusivo della morte di Gilgamesh non è presente in tutte le versioni.

Di cosa parla l'epopea?
Gilgamesh è primo fra gli uomini, imbattuto e inarrestabile, per due terzi divino (figlio di una Dea minore e di un sovrano elevato a divinità). Per contenerlo, il popolo gli contrappone Enkidu, cresciuto allo stato selvatico fra gli animali e successivamente educato alla civiltà. I due si scontrano, fanno amicizia e partono all'avventura. Si addentrano nel paese dei cedri, abbattono il grande albero e uccidono il gigante a guardia della foresta. Così facendo, si inimicano metà del consesso celeste, ma a peggiorare le cose ci penserà il nostro re. Rifiuta infatti la seduzione di Ishtar, Dea dell'amore e della guerra, calamitando addosso a se stesso e alla città varie sciagure, fra cui la morte di Enkidu. Distrutto dalla perdita e dall'improvvisa consapevolezza che quel terzo di umanità lo rende mortale, Gilgamesh parte alla ricerca della vita eterna; raggiunge Utnapishtim, a cui fu donata l'immortalità, che gli racconta del Diluvio* e gli spiega che, nonostante le sue velleità, è bene che si goda la vita senza aspirare a cambiare la condizione umana. Gli dà tuttavia un ultimo indizio, che sarà lo stesso eroe a rovinare. Alla fine, più vecchio e forse più saggio, si dedica alla costruzione delle mura di Uruk in modo da lasciare ai posteri la sua testimonianza.

Gilgamesh ed Enkidu bloccano e uccidono il Toro del cielo

Questo Gilgamesh con il tempo c'entra eccome, a due livelli diversi.

Il primo è legato alla storia in sé, che si è propagata nel tempo per vie traverse, sepolte, frammentarie, per essere letta oggi come uno dei più antichi esempi di letteratura. La curatrice suggerisce che come un re assiro potesse ascoltare un aedo cantare la caduta di Troia, nelle città ioniche potesse giungere l'epica di Gilgamesh come redatta dagli scribi. La storia di questi frammenti mi trasmette la profondità del tempo, attraverso il quale gli antichi parlano a noi e si offrono per essere compresi.
Che mi affascina l'antichità si era capito, no?

Il secondo è dentro la storia, ma in un certo senso legato al primo. Così come gli esseri umani iniziarono a misurare il tempo con l'alternarsi delle stagiono, le pioggie, il sole e la notte, ogni persona fin dai primordi misura il proprio tempo a partire dalla nascita e fino alla morte. Il tema della mortalità è probabilmente uno dei più esplorati in letteratura: Gilgamesh, Achille e via fino ai contemporanei. La morte è qualcosa che fa paura perché è l'inconoscibile, l'estraneo; la morte ha occhi che pietrificano come quelli di Medusa, è una soglia varcata la quale si perde ogni speranza. Gilgamesh è colui che teme la morte sopra ogni cosa e fa tutto ciò che è in suo potere, il potere di un semidio, per evitarla a sé e a coloro che ama. E il suo fallimento è qualcosa di monumentale.

Questo dovrebbe essere il tempio di Inanna (Ishtar), Dea dell'amore e della guerra

_______
*
Già, quel diluvio. Utnapishtim è il Noè della tradizione mesopotamica. Nell'introduzione della Sanders c'è un interessante passaggio sulla sua storicità - ovviamente si parla di un fenomeno alluvionale. La descrizione di Utnapishtim, comunque, è superlativa.

10 commenti:

  1. Gilgamesh e la sua cerca.... come per qualsiasi figura archetipale che osa troppo, a qualsiasi osservatore è chiaro che "deve" fallire, ma a lui no. Un po' come il volo di Icaro...

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  2. Ne parlai sul mio blog tempo addietro. L'epopea di Gilgamesh ha il fascino che porta lo scoprire quali storie si raccontavano i nostri avi.
    Quando Gilgamesh incontra Enkidu nell'oltretomba, questi gli rivela che la vita dopo la morte non è altro che un susseguirsi di rimpianti per ciò che non si è riuscito a ottenere in vita. Vivere appieno la vita che il fato ci concede è in effetti il tema principale dell'opera (o del mosaico di opere), come suggerimento per combattere la paura della morte, alla quale non c'è modo di sfuggire, nemmeno se sei in parte un dio.
    Questa cosa della ricerca dell'immortalità ha ispirato molte opere successive. Pensiamo a quanti racconti, fumetti o quant'altro presentino il redivivo Gilgamesh come un immortale sopravvissuto ai millenni, il più delle volte pentendosene amaramente.
    Sul blog parlai anche del fumetto "Gilgamesh" di Robin Wood, una di queste opere, che mi sento di consigliare caldamente.
    Il Moro

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    1. Ricordo il tuo post e ricordo il fumetto. Se mi capita sottomano, gli darò un'occhiata!

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  3. Il fascino che provi per l'antichità è ormai noto e un po' contagioso. Mi hai fatto venire voglia di leggere questo testo!

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  4. Quello del Diluvio Universale è davvero comune a molti popoli... lo si narra nella mitologia norrena, in quelli degli indiani Navajo, forse anche quella greco-cretese. E' possibile che si basi su fatti realmente avvenuti in un passato lontano.

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    1. Sì, sapevo anche dei nativi americani. Esistono studi proprio sul diluvio e sui punti di contatto fra le diverse tradizioni, ma sono un po' specialistici. Nell'introduzione, la curatrice fa solo un accenno al fatto che ogni tanto i fiumi esondano e, in corrispondenza a questi fenomeni ci sono a volte state delle invasioni che hanno spazzato via la civiltà precedente.
      Se invece ti interessa il mito, prova a leggere anche i post di Moreno, più sopra.

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  5. Ero sicura di aver commentato da cellulare ma non ci sono :O
    Va beh...
    Hai scelto un titolo molto particolare, chi mai avrebbe pensato alla mitologia?!?

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    1. Eh, sì. Me la sono cavata in modo particolare! In realtà, ho cercato fino all'ultimo qualche libro di fantascienza adatto al tema, solo che quello "perfetto" l'ho letto poco fa... Così ho optato per la mitologia! Gilgamesh è attendeva da parecchio tempo, così ho colto l'occasione.

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